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Pedemonte di Serra Riccò

Festeggiando San Rocco

 

Tracce di Pedemonte

 

 

 

 

FESTEGGIANDO SAN ROCCO

 

 

Le celebrazioni del 16 agosto dal 1901 al 1935 a Pedemonte di Serra Riccò (Genova)

 

Nell’Archivio Parrocchiale sono conservati numerosi documenti che fanno diretto o indiretto riferimento alla festa patronale di San Rocco del 16 agosto, così cara – ieri come oggi - alla popolazione di Pedemonte; nello specifico, l’attenzione si è concentrata sui documenti relativi agli anni dal 1901 al 1935.

Sono in particolare i libri dei conti della Parrocchia del periodo a rivelare l’importanza della festa: una parte infatti non indifferente delle uscite annuali documentate (così come, specularmente, delle entrate) riguarda proprio la festività di San Rocco. La specificazione voce per voce di tali dati contabili permette di ricostruire con una certa precisione le concrete modalità con le quali veniva preparato e celebrato tale evento.

Altre preziose indicazioni al riguardo si traggono dalla lettura dei verbali delle adunanze della Fabbriceria: una delle sedute annuali, quella che si svolgeva di solito uno dei primi giorni di luglio, era appositamente dedicata all’organizzazione della festa di San Rocco, unitamente a quella, anch’essa molto sentita e partecipata dalla comunità di Pedemonte, del Carmine che si celebra il 16 luglio.

Da questi dati si evince che l’organizzazione della festa patronale doveva essere piuttosto complessa, in quanto c’era la necessità di convocare:

- uno o più sacerdoti in aiuto per la celebrazione delle numerose Sante Messe del giorno di San Rocco e per la declamazione di discorsi o “panegirici”;

- una banda, proveniente di solito da località vicine, per la musica durante la processione ed un “maestro” per la musica in chiesa durante la celebrazione eucaristica;

- i “portatori” della cassa di San Rocco;

- gli “sparatori” dei mortaretti.

Ancora, occorreva abbellire il santuario di San Rocco con particolari addobbi ed in tale ottica veniva predisposto uno specifico “apparato” (magari a cura di una specifica figura quale appunto l’”apparitore”), nonché fornire vino in gran quantità, in vista di festeggiamenti evidentemente di carattere un po’ meno spirituale, da svolgersi al termine della celebrazione religiosa.

Erano queste le voci più frequenti, presenti quasi sempre nei registri annuali del periodo in esame nella sezione riservata alle uscite; qua e là compaiono anche altri tipi di spesa di carattere vario, che confermano ulteriormente la complessità dell’organizzazione: fra tali spese, si richiamano quelle relative all’illuminazione del santuario di San Rocco, al vitto da offrire ai componenti della banda musicale convocata (nell’archivio sono conservate alcune fatture rilasciate dalle trattorie di Pedemonte), al costo del materiale e del suo trasporto, alla domanda di “licenza di sparo” diretta presumibilmente alla competente autorità di Pubblica Sicurezza.

In qualche caso alcuni aspetti dell’organizzazione della festa erano affidati a veri e propri professionisti: così, ad esempio, nell’archivio è conservata una fattura datata 31 dicembre 1920 del tappezziere Ravara Gio’ Batta di Genova “per imprestito apparati e manifattura per funzione di San Rocco”;dello stesso fornitore ve ne sono anche varie, relative anche ad altri anni (in alcuni casi non risulta la data della fattura, per cui non è possibile collocarle nel rispettivo anno).

Il compito di presiedere a tutti i vari incombenti spettava naturalmente al Parroco (in qualche occasione denominato “Arciprete”), il quale spesso riceveva comunque una espressa investitura in tal senso dalla Fabbriceria, come risulta da molti dei verbali di adunanza di cui si è parlato in precedenza. A volte l’attribuzione dell’incarico avveniva in modo generico: così, ad esempio, il 3 luglio 1927 la Fabbriceria dava incarico al Parroco di “provvedere in tutto, perché le feste riuscissero solenni”.Il 4 luglio 1926essa lasciava al Parroco “la facoltà di provvedere a quanto bisognava, perché bene riuscisse la festa”.Nell’adunanza del 7 luglio 1929 “si diede facoltà al Parroco di procedere come si conviene e di pensare e provvedere a quanto occorre”.

In altri casi invece i compiti del Parroco erano indicati specificamente: nell’adunanza del 3 luglio 1921, ad esempio, “si diede incarico all’Arciprete di provvedere per gli apparati per detta solennità, come pure per la musica in chiesa e per la banda nella processione”.

Tra i compiti affidati al Parroco vi era anche quello di reperire fondi per la festa di San Rocco, a fronte della già rilevata imponenza delle spese da affrontare. In tale ottica il Parroco si recava personalmente nelle case dei parrocchiani per chiedere contributi economici: per questa missione egli veniva spesso aiutato da un fabbriciere, come emerge da molti dei verbali di adunanza.

Le offerte venivano poi messe a bilancio nei libri dei conti, ovviamente nella sezione dedicata alle entrate, e spesso specificate zona per zona: il territorio parrocchiale era infatti suddiviso in vari “quartieri” (in alcuni casi denominati proprio così nei registri), quali Pernecco Inferiore e Superiore, Casale, Chiesa, Grone. Altre offerte venivano raccolte durante la novena di preparazione e nella stessa giornata della festa di San Rocco: molto spesso si legge, tra le voci di entrata, “raccolta novena e festa”.

Le osservazioni fin qui svolte appaiono riferibili pressoché a tutti gli anni del periodo preso in considerazione.

Peraltro, rispetto ad alcuni anni particolari, emergono alcune peculiarità.

Così, ad esempio, si può osservare che nel 1924, poiché il 16 agosto cadeva di sabato, si decideva (come da verbale della Fabbriceria del 6 luglio di quell’anno) di celebrare una doppia festa, una il sabato e l’altra la domenica; addirittura si chiamavano due bande musicali diverse.

Particolarmente interessante è poi l’analisi dell’incidenza della Prima guerra mondiale sulle modalità dei festeggiamenti di San Rocco.

La deliberazione adottata dalla Fabbriceria nell’adunanza del 4 luglio 1915 – nella quale “si stabilì di fare le feste come in passato, tranne la banda, essendo state proibite le processioni per la guerra” – è con tutta evidenza conseguente al contenuto dell’art. 3 del Regio Decreto 23 maggio 1915 n. 674, emanato da Vittorio Emanuele III in concomitanza con l’entrata in guerra dell’Italia: con tale provvedimento, infatti, si vietavano espressamente le processioni civili e religiose.

Un altro espresso riferimento alla guerra in corso è contenuto nel verbale dell’adunanza della Fabbriceria del 9 luglio 1916, dove si legge quanto segue: “attesa la guerra e lo stato doloroso della parrocchia, si decise di non andare alle case per le consuete offerte, lasciando a ciascuno facoltà di offerte a piacimento”.

La festa di San Rocco veniva celebrata anche negli anni 1917 e 1918, come risulta dai verbali di adunanza della Fabbriceria rispettivamente del 1° luglio 1917 (nel quale “si deliberò di celebrare la festa di San Rocco come in passato, tranne la banda, essendo proibite le processioni”) e del 7 luglio 1918.

Terminata la guerra, nel 1919 si decideva di celebrare la festa di San Rocco (così come quella del Carmine) “con speciale solennità, essendo ritornati i soldati dopo la guerra”, come si legge nel verbale dell’adunanza della Fabbriceria del 6 luglio.

Dal medesimo verbale si desume l’esistenza di un altro particolare motivo per festeggiare quell’anno San Rocco: “per intercessione di questo Santo” la Parrocchia era andata “immune dal morbo pestilenziale, che tante vittime seminò nelle vicine popolazioni”.

Il riferimento è evidentemente all’influenza spagnola, altrimenti conosciuta come la grande influenza, che imperversava proprio in quegli anni, uccidendo diversi milioni di persone in tutto il mondo. Proprio da allora, a causa di un voto fatto durante l’epidemia dalla popolazione di Pedemonte a San Rocco in quanto protettore dalle pestilenze, è proibito ballare in occasione della festa patronale.

Nonostante la fine della Prima guerra mondiale, nel 1920 le processioni religiose risultavano ancora vietate dalla “superiore autorità civile”, come è scritto nel verbale dell’adunanza di Fabbriceria del 4 luglio; peraltro –il fatto è davvero curioso- si delegava il Parroco “a fare il possibile affinché fosse revocato il divieto”.

La tradizione della processione riprendeva sicuramente nel 1921, quando, come da verbale di adunanza del 3 luglio, la Fabbriceria incaricava il Parroco, tra le altre cose, di chiamare la banda appunto per la processione.

Da questi dati emerge chiaramente che neppure la guerra era riuscita a bloccare la celebrazione della festa di San Rocco a Pedemonte: festa che, seppure in forma ridimensionata, si è dunque sempre svolta anche in quegli anni così difficili.

Così, dall’apparentemente arida ed asciutta elencazione di voci di spesa o di entrata prese dal libro dei conti, nonché dai verbali delle adunanze della Fabbriceria, emerge in tutti i suoi aspetti la costante attenzione, cura, partecipazione e devozione con la quale la comunità di Pedemonte preparava e celebrava la festa patronale di San Rocco. Proprio come avviene ancora oggi.

                                                          

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Di seguito vengono elencate le entrate e le uscite risultanti dai libri dei conti della Parrocchia, sicuramente connesse alla festa di San Rocco (in qualche caso il dato contabile comprende la celebrazione anche di altre feste, come quella del Carmine).

Naturalmente, non si può escludere né un inserimento nei registri di altre voci di entrata o di spesa in qualche modo riconducibili alla festa patronale né l’omissione di alcune spese comunque effettuate; l’elenco che segue, quindi, non ha alcuna pretesa di completezza, ma vuole solo rendere un’idea dello sforzo organizzativo e finanziario sopportato ogni anno dalla Parrocchia in vista della buona riuscita della celebrazione di San Rocco e dei festeggiamenti connessi.

Sono inoltre citati i verbali delle adunanze di Fabbriceria che si svolgevano sempre nei primi giorni di luglio e che erano espressamente dedicate alla organizzazione delle feste del Carmine e di San Rocco (in qualche caso, in cui le modalità di festeggiamento erano evidentemente identiche, si trovano dei riferimenti comuni ad entrambe le solennità). Con le seguenti eccezioni: nei primi cinque anni del periodo preso in considerazione non risultano adunanze di Fabbriceria sul tema; quella del luglio 1911 aveva ad oggetto altre problematiche, mentre quella del 1922 sembra trattare solo la festività del Carmine.

Inoltre sono citate alcune fatture conservate presso l’archivio parrocchiale emesse da artigiani o fornitori che hanno prestato professionalmente la loro opera per la Parrocchia in occasione della festa di San Rocco, a cui in precedenza è già stato fatto un cenno.

 

1901

La Parrocchia spende:

200 lire per “musica festa San Rocco”,

20 lire per “tre sacerdoti – Messa discorso”,

30 lire per “apparato festa”.

 

La Parrocchia incassa:

102,28 lire da “festa di S. Rocco”,

500 lire da “offerta per i ristori chiesa”,

59 lire da “novena e festa San Rocco”.

 

1902

La Parrocchia spende:

200 lire per la “musica festa San Rocco”,

20 lire per “Messa, discorso, ecc. festa San Rocco”,

100 lire per “apparatore festa Carmine e S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

95,85 lire da “raccolta per festa S. Rocco”,

60,03 lire da “raccolta novena e festa San Rocco”.

 

1903

La Parrocchia spende:

225 lire per “musica festa S. Rocco (Pontedecimo)”,

20 lire per “panegirico e Messa festa S. Rocco”,

110 lire per “apparato festa Carmine e S. Rocco”,

102,63 lire per “spese per vino – sparo mortaretti – trasporti materiale per fiera”,

90 lire per “polvere da sparo (S. Rocco)”.

8 agosto 1903: Rubartelli Pellegrino – Cartoleria Litografie e Tipografia – fornisce una serie di numeri per la lotteria.

 

La Parrocchia incassa:

104 lire da “raccolta festa S. Rocco”,

79 lire da “raccolta novena e festa S. Rocco”,

50 lire da “offerta privata”.

 

1904

La Parrocchia spende:

75 lire per “musica S. Rocco”,

160 lire per “banda S. Rocco processione”,

100 lire per “apparati festa Carmine e S. Rocco”,

15 lire per “trasporto oggetti chiesa”,

20 lire per “licenza di sparo festa S. Rocco”,

27 lire per “vino festa Carmine e S. Rocco”,

46 lire per “polvere festa S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

53,36 lire da “festa e novena S. Rocco”,

93,78 lire da “Parrocchia per festa S. Rocco”,

12,70 lire da “offerte private”.

 

1905

La Parrocchia spende:

80 lire per “banda musicale San Rocco”,

90 lire per “musica in chiesa”,

70 lire per “spese rimessa ristori cappella S. Rocco”,

5 lire per “mancia a due sparatori festa S. Rocco”,

49 lire per “polvere da sparo festa S. Rocco”,

40 lire per “armonium festa S. Rocco”,

95 lire per “apparatore – Carmine e S. Rocco”,

45 lire per “vino feste Carmine e S. Rocco e trasporto musicanti”.

 

La Parrocchia incassa:

108,83 lire da “raccolta novena e festa S. Rocco”.

 

1906

1° luglio: la Fabbriceria stabilisce per la festa di S. Rocco di chiamare “la banda dei Derelitti a Genova” e per “gli apparati e musica in Chiesa” si dà incarico al Parroco di provvedere.

 

La Parrocchia spende:

100 lire per “musica processione San Rocco”,

95 lire per “musica in chiesa”,

84,80 lire per “vitto musica S. Rocco e vino festa S. Rocco”,

60 lire per “domanda permesso sparo”.

 

La Parrocchia incassa:

105,15 lire da “raccolta festa San Rocco”,

43,20 lire da “raccolta novena e festa”,

25 lire “dall’oratorio festa San Rocco”.

 

 

1907

7 luglio: la Fabbriceria dà incarico al Rev.do Parroco di “pensare per le prossime feste di N.S. del Carmine e di S. Rocco”, e “per accondiscendere il desiderio della popolazione” si decide lo sparo dei mortaretti in ambedue le feste.

 

La Parrocchia spende:

90 lire per “musica Chiesa”,

125 lire per “banda processione”,

15 lire per “Messa e discorso”,

10 lire per “sparo mortaretti (guardia)”,

1,20 lire per “domanda di sparo (Carmine e S. Rocco)”,

90 lire per “apparato festa Carmine e S. Rocco”,

3,20 per “portatori fanali Carmine e S. Rocco”,

4,60 lireper “sparatori”,

20,10 lire per “vino (Carmine e S. Rocco)”,

24 lire per “armonium cappella S. Rocco festa titolare”.

 

La Parrocchia incassa:

90,63 lire da “raccolta festa di San Rocco”,

48 lire da “raccolta novena e festa S. Rocco”,

7,50 lire da “offerte varie”,

25 lire da “festa di San Rocco dell’oratorio”.

 

1908

5 luglio: la Fabbriceria stabilisce di chiamare la banda della S.O.C. di Pontedecimo per la festa di S. Rocco e dà “facoltà al Parroco di pensare al rimanente”,perché tutto proceda bene.

 

La Parrocchia spende:

250 lire per “banda di Pontedecimo festa S. Rocco”,

85 lire per “musica Chiesa”,

5 lire per “guardia”,

9 lire per “bandiere festa San Rocco”,

5 lire per “trasporto apparati”,

23,20 lire per “vino processione Carmine e S. Rocco, mance trasporti”,

90 lire per “apparati feste Carmine e S. Rocco”,

14 lire per “Messa festa S. Rocco e discorso”,

22 lire per “armonium festa S. Antonio e S. Rocco e trasporto”.

 

La Parrocchia incassa:

112 lire da “raccolta festa S. Rocco”,

52,87 dalla “novena e festa S. Rocco”,

5 lire da “raccolta a S. Rocco in una Messa”.

 

1909

4 luglio: la Fabbriceria dà incarico al Presidente di chiamare per la festa di San
Rocco la banda di Pontedecimo e l’organista di Pontedecimo per la musica di chiesa. “Per far cosa grata al paese”, si stabilisce di imbandierare le strade ove sarebbe passata la processione nel giorno di S. Rocco e lo “sparo dei mortaretti”.

 

La Parrocchia spende:

100 lire per “musica chiesa festa S. Rocco”,

140 lire per “banda processione”,

15 lire per “armonium novena e festa S. Rocco”,

5 lire per “guardia comunale”,

33 lire per “vino festa Carmine e S. Rocco”,

90 lire per “apparatore Carmine e S. Rocco”.

29 settembre 1909: Pasquale Napoli di Benedetto – Pontedecimo – Depositi Esplodenti, emette una fattura relativa alla fornitura di “polvere mina”.

 

La Parrocchia incassa:

101 lire da “raccolta festa di S. Rocco”,

58,23 lire da “raccolta novena e festa S. Rocco”,

25 lire da “offerta dell’oratorio N.S. Rosario per festa S. Rocco”.

 

1910

 

3 luglio: la Fabbriceria delibera di affidare la musica di chiesa a Giovanni Pedemonte, organista di Pontedecimo. Per la processione si stabilisce di chiamare la banda della S.O.C. di Pontedecimo.

 

La Parrocchia spende:

220 lire per “banda di Pontedecimo – festa di S. Rocco”,

85 lire per “musica in chiesa”,

27 lire per “vino per banda festa Carmine e S. Rocco”,

105 lire per “apparato festa Carmine/S. Rocco e visita pastorale”.

28 settembre 1910: Ravara Gio. Batta tappezziere emette una fattura relativa all’”imprestito apparati e manifattura per la funzione di N.S. del Carmine e S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

99,30 lire da “raccolta festa S. Rocco”,

45,08 lire da “raccolta novena e festa”,

25 lire da “offerta oratorio festa S. Rocco”.

 

1911

 

La Parrocchia spende:

65 lire per “musica festa S. Rocco – chiesa”,

240 lire per “banda processione”,

12 lire per “portatori fanali e cassa festa Carmine e S. Rocco”,

33,20 per “vino – Carmine e S. Rocco per musica”.

 

La Parrocchia incassa:

93 lire da “raccolta festa S. Rocco”,

51,57 lire da “novena e festa”,

6 lire da “venditori piazzale San Rocco”,

25 lire da “offerte dell’oratorio festa S. Rocco”.

 

 

1912

7 luglio: la Fabbriceria delibera di invitare il maestro Rossi per la musica in chiesa e la banda di Pontedecimo per la processione.

 

La Parrocchia spende:

65 lire per “musica chiesa festa San Rocco”,

240 lire per “banda processione”,

120 lire per “apparati festa Carmine e S. Rocco

34,10 lire per “vino festa Carmine e S. Rocco”,

1,50 lire per “mance trasporti fanali”.

 

La Parrocchia incassa:

105,15 lire da “raccolta festa S. Rocco”,

44,72 lire da “raccolta novena e festa”,

25 lire da “offerta dell’oratorio festa S. Rocco”.

 

1913

6 luglio: la Fabbriceria delibera di invitare la banda di Pontedecimo e dà mandato al Parroco di provvedere per la musica in Chiesa e per l’”apparatore” della Chiesa.

 

La Parrocchia spende:

240 lire per “banda Pontedecimo festa S. Rocco”,

85 lire per “musica in chiesa”,

37,10 per “vino feste Carmine e S. Rocco”,

8 lire per “portatori cassa Carmine e S. Rocco”,

2 lire per “portatori fanali”,

90 lire per “apparatore feste Carmine e S. Rocco”.

La Parrocchia incassa:

107,13 lire da “raccolta festa S. Rocco”,

55,83 lire da “raccolta novena e festa”,

25 lire da “offerta oratorio”.

 

1914

5 luglio: la Fabbriceria delibera di invitare la banda di Pontedecimo per la festa di S. Rocco per prestare servizio durante la processione. Per la musica in chiesa, e per l’apparatore, si dà, “come il consueto, mandato al Parroco di provvedere”.

 

La Parrocchia spende:

80 lire per “musica festa di S. Rocco in chiesa”,

30 lire per “elemosina per messe sacerdoti detta festa”,

120 lire per “banda processione S. Rocco”,

90 lire per “apparatori festa Carmine e S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

96,69 lire da “raccolta festa S. Rocco”,

54,19 lire da “novena e festa”,

3,05 lire dall’”offerta venditori piazzale S. Rocco”.

 

1915

4 luglio: la Fabbriceria stabilisce di fare le feste come in passato, “tranne la banda, essendo state proibite le processioni per la guerra”.

 

La Parrocchia spende:

65 lire per “musica chiesa festa S. Rocco”,

10 lire per “discorso detta festa”,

20 lire per “n. 4 sacerdoti con messe per detta festa”,

3,90 per “400 medaglie distribuite in Parrocchia”,

20 lire per “apparatore festa S. Rocco”,

5 lire per “trasporto apparati”.

16 agosto 1915: Ravara Gio Batta tappezziere emette una fattura “per imprestito apparati e manifattura funzione di S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

70 lire da “novena e festa S. Rocco”,

11 lire da “cassetta cappella”,

25 lire “dalla Congregazione N.S. del Rosario per festa S. Rocco”.

 

1916

9 luglio: la Fabbriceria delibera di celebrare “come il consueto” la festa di San Rocco e dà mandato al Parroco di “fissare musica per la Chiesa ed apparatore”. “Attesa la guerra, e lo stato doloroso della Parrocchia”, si decide di “non andare alle case per le consuete offerte, lasciando a ciascuno facoltà di offrire a piacimento”.

 

La Parrocchia spende:

75 lire per “musica festa S. Rocco”,

10 lire per “onorari per discorso”,

25 lire per “quattro messe offerte sacerdoti”.

31 dicembre 1916: Ravara Gio Batta tappezziere emette fattura “per imprestito apparati e manifattura per funzione Carmine e S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

75,68 lire da “novena e festa S. Rocco”,

25 lire da “raccolta dell’oratorio per festa S. Rocco”.

 

1917

1° luglio: la Fabbriceria delibera di celebrare la festa di S. Rocco come in passato, tranne la banda, “essendo proibite le processioni” e dà incarico al Parroco di provvedere “a quanto si richiede”.

 

La Parrocchia spende:

85 lire per “musica festa S. Rocco”,

10 lire per “discorso”,

10 lire per “trasporto apparati”,

10 lire per “elemosina per messe”,

100 lire per “apparatore Carmine e S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

61,36 lire dalla “raccolta novena e festa S. Rocco

25 lire dall’”offerta dell’oratorio”.

 

1918

7 luglio: la Fabbriceria incarica il Parroco di provvedere “a quanto abbisogna”.

                         

La Parrocchia spende:

85 lire per “musica festa S. Rocco”,

20 lire per “onorario panegirista”,

15 lire per “tre sacerdoti con Messa detta festa”.

16 dicembre 1918: Ravara Gio Batta tappezziere emette fattura “per imprestito apparati e manifattura per funzione di S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

76 lire da “raccolta novena e festa S. Rocco”,

18 lire dalla “cassetta delle offerte”,

25 lire dall’”oratorio per festa S. Rocco”.

 

1919

6 luglio: la Fabbriceria delibera di celebrare le feste del Carmine e S. Rocco “con speciale solennità, essendo ritornati i soldati dopo la guerra alle loro famiglie, in modo particolare la festa di S. Rocco, per intercessione di questo santo essendo andate immune la Parrocchia dal morbo pestilenziale, che tante vittime seminò nelle vicine popolazioni”.

 

La Parrocchia spende:

150 lire per “musica in chiesa – festa S.Rocco”,

320 lire per “banda per processione”,

44 lire di “spesa pervino

20 lire per “panegirico detta festa”,

12 lire per “ristoro ai prigionieri nel preparare strade e processione”,

120 lire per “apparato festa Carmine e S.Rocco”.

22 agosto 1919: Ravara Gio Batta tappezziere emette fattura “per imprestito apparati e manifattura per funzione di S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

243 lire per “raccolta festa S. Rocco intorno alla Parrocchia”,

153,30 lire durante “novena e giorno S. Rocco”,

25 lire “dall’oratorio per sopradetta festa”,

1128 lire per la “nuova cassa – raccolta in parrocchia”.

 

1920

4 luglio: la Fabbriceria delibera di celebrare la festa di S. Rocco come in passato. “Essendo state proibite le processioni dalla superiore autorità civile, si delegò il Parroco a fare il possibile affinché fosse revocato il divieto”.

 

La Parrocchia spende:

350 lire per la “banda processione San Rocco”,

180 lire per “musica in chiesa”,

20 lire per “panegirico detta festa”,

160 lire per “vino festa Carmine e S. Rocco”.

4 agosto 1920: il cesellatore Antonio Terrile fornisce 4 “ornati per illuminazione per la cassa di San Rocco” e “20 bussolotti per candele in metallo cesellato eseguiti su disegno, completamente argentati fissati su armatura in ferro”.

31 dicembre 1920: Ravara Gio. Batta tappezziere emette fattura “per imprestito apparati e manifattura per funzione di S. Rocco” pari a Lire 65,00.

 

La Parrocchia incassa:

224,75 lire in quartiere “Chiesa”,

153,35 lire in quartiere “Grone”,

90,60 lire in quartiere “Casale”,

90,20 lire in quartiere “Pernecco”,

107,90 lire da “novena e festa – raccolta in chiesa”,

70,20 lire dalla “cassetta”,

25 lire dalle “offerte dell’oratorio”.

 

 

1921

3 luglio: la Fabbriceria dà incarico all’Arciprete di provvedere agli “apparati” per la solennità di San Rocco, come pure alla musica in chiesa e alla banda nella processione; “per soddisfare ad un pio desiderio della popolazione” si decide “lo sparo dei mortaretti”.

 

La Parrocchia spende:

450 lire per “banda festa S. Rocco”,

80 lire per “musica chiesa”,

30 lire per “panegirico e Messa – onorario”,

55 lire per “vino musica”,

9 lire per “candele per illuminazione”,

25 lire per “immagini e medaglie S. Rocco”,

185 lire per “apparatore festa Carmine e S. Rocco”,

100 lire per “vino festa Carmine e S. Rocco”,

30 lire per “trasporto apparati festa Carmine e S. Rocco”,

100 lire per “polvere festa S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

366,12 lire in quartiere “Chiesa Inferiore”,

196,05 lire in quartiere “Grone”,

130,10 lire in quartiere “Pernecco”,

96,65 lire in quartiere “Casale”,

140 lire durante “novena e festa”,

82,50 lire dalla “cassetta del Santo”,

25 lire dell’”oratorio per la festa S. Rocco”,

3.800 lire da “ricavo lotteria”.

 

1922

 

La Parrocchia spende:

425 lire per “musica processione”,

50 lire per “maestro musica e Messa”,

30 lire per “onorario panegirico”,

80 lire per “cinque sacerdoti Messa”,

280 lire per “apparato Carmine e S. Rocco”,

45 lire per “imprestito lampadine”,

42 lire per “vino festa S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

318,15 lire nel quartiere “Chiesa superiore”,

336,10 lire nel quartiere “Chiesa inferiore”,

155,20 lire in quartiere “Pernecco”,

65 lire in quartiere “Casale”,

45 lire da “cassetta del Santo”,

171 lire durante “raccolta novena e festa”.

 

1923

1° luglio: la Fabbriceria invita la banda di Rivarolo, essendosi sciolta quella di Bolzaneto, e “riguardo all’apparato” affida al Parroco di “provvedere come in passato”.

 

La Parrocchia spende:

650 lire per “banda musicale festa S. Rocco”,

50 lire per “trasporto da Rivarolo a Bolzaneto - festa Carmine e S. Rocco”,

50 lire per “maestro musica chiesa”,

25 lire per “onorario predicatore”,

160 lire per “trasporto banda Carmine e S. Rocco”,

170 lire per “apparati San Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

154 lire durante “raccolta novena e festa”,

101 lire dalla “cassetta del Santo”,

209,10 lire in “Quartiere superiore”,

336 lire in “Quartiere inferiore”,

173 lire in “Pernecco”,

79,40 lire in “Casale”,

25 lire dall’ “oratorio”.

 

1924

6 luglio: riguardo alla festa di S. Rocco, la Fabbriceria stabilisce “di farla doppia, cadendo in sabato, accompagnandola con una lotteria per supplire alle spese dei ristori della chiesa”. Perciò decide di invitare la banda della S.O.C. di Rivarolo per la festa del 16 e quella della S.O.C. di Voirè per quella del 17 e “di apparare la cappella di S. Rocco nel miglior modo possibile”.

 

La Parrocchia spende:

650 lire per “banda musicale festa S. Rocco”,

50 lire per “maestro musica chiesa”,

50 lire per “onorario Messa e panegirico (sera)”,

25 lire per “onorario panegirico (mattino)”,

15 lire per “onorario S. Messa e processione”,

150 lire per “trasporto banda da Bolzaneto e Pedemonte e viceversa”,

50 lire per “S. Messa e panegirico – seconda festa S. Rocco”,

288 lire per “polvere mortaretti”,

524 lire per “vitto banda - giorno 16,

350 lire per la “banda giorno 17,

104 lire per “refezione detta banda”,

86 lire per “vino bande e sparatori”,

155 lire per “apparatore festa San Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

250 lire per “raccolta novena e festa”,

83,50 per “cassetta del Santo”,

327,25 lire nel quartiere “Chiesa”,

233,70 nel quartiere “Grone”,

167,50 nel quartiere “Pernecco”,

84,30 nel quartiere “Casale”.

 

1925

5 luglio: la Fabbriceria stabilisce di addobbare “festosamente” la cappella di San Rocco e di scegliere la banda di Sestri Ponente per la processione.

 

La Parrocchia spende:

1400 lire per “banda musicale festa S. Rocco”,

50 lire per “maestro musica chiesa”,

50 lire per “onorario quattro sacerdoti”,

335 lire per “apparatore – festa Carmine e S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

93,10 lire nel quartiere “Casale”,

176,65 lire nel quartiere “Pernecco”,

416,65 lire nel quartiere “Chiesa”,

224,15 lire nel quartiere “Grone”,

250 lire per “offerte private”,

314,70 durante raccolta “novena e festa di S. Rocco”,

18 lire per “offerte private a mano del Parroco”.

 

1926

4 luglio: la Fabbriceria delibera di invitare la banda di Rivarolo e approva lo sparo dei mortaretti.

 

La Parrocchia spende:

700 lire per “banda festa S. Rocco”,

50 lire per “musica chiesa maestro”,

50 lire per “onorario discorso”,

55 lire per “sacerdoti aiuto funzioni”,

8 lire per “portatori fanali”,

150 lire per “trasporto banda da Bolzaneto a Pedemonte e viceversa” (Carmine e S. Rocco),

170 lire per “apparati festa Carmine e S. Rocco”,

100 lire per “polvere da sparo mortaretti”,

50 lire per “acconto organista Noli”,

142 lire per “trattoria Gelsomino per banda San Rocco”,

25 lire per “vino festa S. Rocco”,

121 lire per “trattoria Cristina per vino Carmine e San Rocco”.

26 agosto 1926: Casassa – Addobbi e Luminarie – emette una fattura per l’”addobbo del Santuario per S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

432,15 lire nel quartiere “Chiesa”,

239,45 lire nel quartiere “Grone”,

183,30 lire nel quartiere “Pernecco”,

94,70 lire nel quartiere “Casale”,

247 lire da “raccolta massari novena e festa”.

 

1927

3 luglio: la Fabbriceria dà incarico al Parroco di provvedere in tutto, “perché le festeriuscissero solenni”. Invita la banda della S.O.C. di S. Quirico.

 

La Parrocchia spende:

1320 lire per “apparato S. Rocco”

1500 lire per “banda musicale”,

300 lire per “trasporto banda – auto 4 volte”,

200 lire per “novena con predicazione mattino e sera - con Messa”,

390 lire per “musica chiesa tre giorni”,

160 lire per “oratori sacri tre giorni”,

140 lire per “onorari sacerdoti per aiuto nei tre giorni - con Messa”,

60 lire per “trasporto apparati”,

208 lire per “polvere da sparo – mortaretti”,

70 lire per “porto moraretti

567 lire per “vitto – vino – mance per banda tre giorni”,

150 lire per “luce elettrica tre giorni - illuminazione interna ed esterna”,

8 lire per “porto fanali processione San Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

529 lire durante “raccolta novena e festa S. Rocco”,

6855 lire da “offerte parrocchiani per centenario S. Rocco”.

 

1928

1° luglio: la Fabbriceria per le feste del Carmine e di S. Rocco decide di invitare la banda della S.O.C. di S. Quirico. “Siccome per le riparazioni alla cappella di S. Rocco sarebbero occorse spese alquanto gravi” si stabilisce che il Parroco insieme con un fabbriciere ed un “massaro” di S. Rocco vada per la Parrocchia a riceve l’offerta dei parrocchiani. “Non potendosi fare una fiera di beneficenza si decise un lotto, comperando due macchine da cucire e qualche altro regalo”.

 

La Parrocchia spende:

25 lire per “trasporto apparati festa S. Rocco”,

461 lire “nell’anno per tutte le feste patronali, compreso il 31 dicembre (vino),

270 lire per “addobbo festa S. Rocco”,

500 lire per “banda festa S. Rocco”

50 lire per “Maestro musica chiesa”,

30 lire per “onorario per panegirico”.

4 agosto 1928: la Tipografia – Legatoria G. Cristianci fornisce al Comitato lotteria S. Rocco 3000 fogli per la lotteria.

 

 

La Parrocchia incassa:

292,80 da “massari per novena e festa S. Rocco”.

 

1929

7 luglio: la Fabbriceria delibera di chiamare la banda musicale della S.O.C. di S. Quirico e per ciò che riguarda la chiesa si stabilisce di addobbare solamente la cappella di S. Rocco, e si dà facoltà al Parroco di procedere “come si conviene”e “di pensare e provvedere a quanto occorre”.

 

La Parrocchia spende:

429 lire per “provvista vino – Carmine e S. Rocco

25 lire per “porto apparati festa S. Rocco”,

299,50 per “apparati festa S. Rocco – Casassa”,

500 lire per “banda musicale festa S. Rocco”,

60 lire per “maestro musica chiesa”,

50 lire per “onorario S. Messa e discorso”,

8 lire per “porto fanali processione S. Rocco”,

100 lire per “trasporto banda festa Carmine e S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

213 lire durante “raccolta novena e festa San Rocco”,

907,15 lire in Quartiere Chiesa,

757,50 lire in “Grone”,

250 lire in “Pernecco”,

380,30 lire in “Casale”.

 

 

1930

6 luglio: la Fabbriceria decide per la festa di S. Rocco di invitare la banda della S.O.C. di S. Quirico. Il Parroco si offre per andare con un fabbriciere a raccogliere le offerte dei parrocchiani.

 

La Parrocchia spende:

500 lire per “festa di S. Rocco e banda musicale”,

60 lire per “maestro musica chiesa”,

50 lire per “discorso”,

80 lire per “onorario sacerdoti per aiuto funzioni”,

4 lire per “porto fanali”,

25 lire per “trasporto cassa apparati”,

47,90 lire per “illuminazione interna ed esterna cappella S. Rocco – tre giorni”,

59,50 lire per “vino festa di San Rocco”,

325,30 lire per “addobbo e lumiere nella cappella per festa di S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

248,50 lire durante “raccolta in chiesa – novena e festa S. Rocco”

19,00 lire durante “raccolta per festa S. Rocco”.

 

1931

5 luglio: la Fabbriceria decide di chiamare la banda della S.O.C. di Rivarolo.

 

La Parrocchia spende:

600 lire per “banda musicale – festa S. Rocco”,

300 lire per “cinque sacerdoti per detta festa – Messa – discorsi”,

650 lire per “apparato illuminazione interna ed esterna”,

104 lire per “vino festa San Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

343,85 lire in quartiere “Casale”,

153,65 lire in quartiere “Pernecco”,

424,65 in quartiere “Grone”,

537,90 in quartiere “Strada (mattino)”,

165,45 in quartiere “Strada (sera)”,

163 lire durante “raccolta festa e novena”,

15 lire dai “Banchi – piazzale S. Rocco”.

 

1932

 

3 luglio: la Fabbriceria, avvicinandosi la festa di S. Rocco, delibera “di solennizzarla come in passato” e di invitare la banda musicale della S.O.C. della Certosa; per la raccolta delle offerte il Parroco si offerse di andare “attorno alla Parrocchia insieme con un fabbriciere”.

 

La Parrocchia spende:

50 lire per “trasporto apparati Carmine e S. Rocco”,

500 lire per “festa S. Rocco - banda Certosa”,

39 lire per “luce elettrica interna ed esterna”,

15 lire per “custode lotteria”,

12 lire per “operaio”,

6 lire per “falegname”,

10 lire per “porta tavole”,

60 lire per “Banchero – Maestro Musica Chiesa”,

50 lire per “Messa e discorso”,

50 lire per “aiuto confessioni e Messa 2 sacerdoti”,

300 lire per “addobbo S. Rocco”,

71 lire per “spesa vino festa S. Rocco”.

 

 

La Parrocchia incassa:

182,60 lirein quartiere “Casale e Pernecco Inferiore”,

113,95 lirein quartiere “Pernecco Sup.”,

492,10 lire in quartiere “Grone”,

446,75 lire in quartiere “Strada”.

 

1933

 

2 luglio: la Fabbriceria dà incarico al Parroco di provvedere per la festa di San Rocco.

La Parrocchia spende:

600 lire per “banda Certosa”,

50 lire per “Messa e discorso”,

25 lire per “Messa”,

60 lire per “maestro musica chiesa”.

 

La Parrocchia incassa:

187 lire in quartiere “Casale e Pernecco Inferiore”,

136,50 lire in quartiere “Pernecco Superiore”,

314,80 lire in quartiere “Grone”,

560,40 lire in quartiere “Chiesa”,

177,30 lire durante “raccolta novena e festa di S .Rocco”.

 

1934

 

1° luglio: la Fabbriceria per la festa di S. Rocco delibera di “addobbare la cappella, come il consueto, e di invitare nuovamente la banda musicale della Certosa”. Per ricevere le offerte dei parrocchiani, il Parroco “sarebbe andato volentieri con qualche fabbriciere”.

La Parrocchia spende:

493 lire per “apparatore - festa Carmine e S. Rocco”,

550 lire per “banda musicale – festa di S. Rocco”,

60 lire per “maestro cantoria – musica chiesa”,

70 lire per “aiuto sacerdoti e Messa”,

40 lire per “discorso e messa festa S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

264,75 lire in quartiere “Grone

471,10 lire in quartiere “Strada”,

104,10 lire in quartiere “Pernecco Alto”

170,45 lire in quartiere “Casale – Pernecco Basso”.

 

1935

 

7 luglio: la Fabbriceria per la festa di S. Rocco decide “di addobbare la cappella come il consueto e di illuminare il campanile” e di invitare la banda musicale della Certosa. Il Parroco si offre “di andare per la parrocchia insieme a qualche fabbriciere, per ricevere le offerte”.

La Parrocchia spende:

270 lire per “apparato festa S. Rocco”,

500 lire per “festa di S. Rocco – banda Certosa”,

60 lire per “D. Firpo – Maestro Musica”,

60 lire per “aiuto sacerdoti”,

40 lire per “panegirico”,

266 lire per “lampadine per illuminazione interna ed esterna – festa San Rocco e Carmine”.

 

La Parrocchia incassa:

230,60 lire durante “raccolta novena e festa di San Rocco”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tracce di Pedemonte

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fornitori della parrocchia

 

Tracce di Pedemonte

 

 

 

 

FORNITORI DELLA PARROCCHIA

 

Tra le carte dell’archivio della Santissima Annunziata di Pedemonte di Serra Riccò (Genova) sono conservate alcune ricevute di pagamenti effettuati relative al periodo 1890 - 1950.

Tale documentazione permette di conoscere realtà commerciali non solo della zona di Pedemonte ma anche di Genova e di altre località.

Quasi ogni esercizio aveva la propria carta intestata: a volte essenziale con i soli recapiti, a volte ricca di rifermenti ai prodotti trattati e prestigiosi riconoscimenti….

 

 

 

 

 

 

 

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Tracce di Pedemonte

Il clero nel tempo

Tracce di Pedemonte

IL CLERO NEL TEMPO

I sacerdoti attivi a Pedemonte tra il 1787 e il 1899

 

 

1787

Giacomo Pedemonte, parroco

Andrea Pedemonte

Angelo Graziani

 

1788

Giacomo Pedemonte, parroco

Andrea Pedemonte

Domenico Merano

 

1789

Giacomo Pedemonte, parroco

Michele Pedemonte

Andrea Pedemonte

Geronimo Bianchetti

 

1790

Giacomo Pedemonte, parroco

Geronimo Bianchetti

 

1791

Giacomo Pedemonte, parroco

Geronimo Bianchetti

 

1792

Giacomo Pedemonte, parroco

Andrea Pedemonte

 

1793

Giacomo Pedemonte, parroco

Andrea Pedemonte

 

1794

Giacomo Pedemonte, parroco

Andrea Pedemonte

 

1795

Giacomo Pedemonte, parroco

 

1796

Giacomo Pedemonte, parroco

 

1797

Giacomo Pedemonte, parroco

 

1798

Giacomo Pedemonte, parroco

 

1799

Giacomo Pedemonte, parroco

Andrea Pedemonte

 

1800

Giacomo Pedemonte, parroco

 

1801

Giacomo Pedemonte, parroco

Michele Pedemonte

Andrea Pedemonte

 

1802

Giacomo Pedemonte, parroco

Andrea Pedemonte

 

1803

Giacomo Pedemonte, parroco

Andrea Zerbino

 

1804

Giacomo Pedemonte, parroco

Andrea Zerbino

 

1805

Giacomo Pedemonte, parroco

 

1806

Giacomo Pedemonte, parroco

 

1807

Giacomo Pedemonte, parroco

Lorenzo Guidi

 

1808

Giacomo Pedemonte, parroco

Lorenzo Guidi

 

1809

Giacomo Pedemonte, parroco

Andrea Zerbino

 

1810

Giacomo Pedemonte, parroco

 

1811

Giacomo Pedemonte, parroco

 

1812

Giacomo Pedemonte, parroco

 

1813

Giacomo Pedemonte, parroco

 

1814

Giacomo Pedemonte, parroco

 

1815

Giacomo Pedemonte, parroco

Sebastiano Guiddo

Andrea Zerbino

Gaetano Castello

 

1816

Gaetano Castello, parroco

Giovanni Andrea Zerbino

 

1817

Gaetano Castello, parroco

Andrea Zerbino

Sebastiano Guiddo

 

1818

Gaetano Castello, parroco

Andrea Zerbino

 

1819

Gaetano Castello, parroco

 

1820

Gaetano Castello, parroco

Andrea Zerbino

Luigi Paganelli

 

1821

Gaetano Castello, parroco

Andrea Zerbino

Luigi Paganelli

 

1822

Gaetano Castello, parroco

Luigi Paganelli

Gerolamo Fontanabuona

 

1823

Gaetano Castello, parroco

Gerolamo Fontanabuona

Luigi Paganelli

 

1824

Gaetano Castello, parroco

Gerolamo Fontanabuona

Luigi Paganelli

 

1825

Gaetano Castello, parroco

Luigi Paganelli

Gerolamo Fontanabuona

 

1826

Gaetano Castello, parroco

Gerolamo Fontanabuona

Luigi Paganelli

Giacomo Bussetti

 

1827

Gaetano Castello, parroco

Luigi Paganelli

Gerolamo Fontanabuona

Giacomo Bussetti

 

1828

Gaetano Castello, parroco

Gerolamo Fontanabuona

Luigi Paganelli

 

1829

Gaetano Castello, parroco

Gerolamo Fontanabuona

Luigi Paganelli

Bartolomeo Canepa

 

1830

Gaetano Castello, parroco

Gerolamo Fontanabuona

Bartolomeo Canepa

 

1831

Gaetano Castello, rettore

Gerolamo Fontanabuona

Bartolomeo Canepa

 

1832

Gaetano Castello, parroco

Bartolomeo Canepa

Gerolamo Fontanabuona

 

1833

Gaetano Castello, parroco

 

1834

Gaetano castello, parroco

 

1835

Gaetano Castello, parroco

 

1836

Gaetano Castello, parroco

Bartolomeo Canepa

Gerolamo Fontanabuona

 

1837

Gaetano Castello, parroco

Bartolomeo Canepa

Gerolamo Fontanabuona

Luigi Paganelli

 

1838

Gaetano Castello, parroco

Gerolamo Fontanabuona

Luigi Paganelli

Bartolomeo Canepa

 

1839

Gaetano Castello, parroco

Gerolamo Fontanabuona

Bartolomeo Canepa

Luigi Paganelli

 

1840

Gaetano Castello, parroco

Gerolamo Fontanabuona

Bartolomeo Canepa

Luigi Paganelli

 

1841

Gaetano Castello, parroco

Bartolomeo Canepa

Gerolamo Fontanabuona

Luigi Paganelli

Antonio Barilari

 

1842

Gaetano Castello, parroco

Luigi Paganelli

Antonio Barilari

Bartolomeo Canepa

 

1843

Gaetano Castello, parroco

Antonio Barilari

Bartolomeo Canepa

 

1844

Gaetano Castello, parroco

Antonio Barilari

Bartolomeo Canepa

 

1845

Gaetano Castello, parroco

Bartolomeo Canepa

Luigi Paganelli

Antonio Barilari

 

1846

Gaetano Castello, parroco

Antonio Barilari

Luigi Paganelli

 

1847

Gaetano Castello, parroco

Antonio Barilari

Luigi Paganelli

Bartolomeo Canepa

Pietro Godani

 

1848

Gaetano Castello, parroco

Pietro Godani

Luigi Paganelli

 

1849

Gaetano Castello, parroco

Pietro Godani

Luigi Paganelli

Bartolomeo Canepa

 

1850

Gaetano Castello, parroco

Pietro Godani

Bartolomeo Canepa

 

1851

Gaetano Castello, parroco

Bartolomeo Canepa

Pietro Godani

Luigi Paganelli

 

1852

Gaetano Castello, parroco

Pietro Godani

Luigi Paganelli

 

1853

Gaetano Castello, parroco

Pietro Godani

Bartolomeo Canepa

 

1854

Gaetano Castello, parroco

Pietro Godani

Bartolomeo Canepa

 

1855

Gaetano Castello, parroco

Pietro Godani

Luigi Paganelli

Bartolomeo Canepa

 

1856

Gaetano Castello, parroco

Pietro Godani

 

1857

Gaetano Castello, parroco

Pietro Godani

Bartolomeo Canepa

 

1858

Gaetano Castello, parroco

Pietro Godani

Antonio Borzone

 

1859

Gaetano Castello, parroco

Antonio Borzone

Pietro Godani

 

1860

Gaetano Castello, parroco

Antonio Borzone

 

1861

Gaetano Castello, parroco

Bartolomeo Canepa

Antonio Borzone

 

1862

Gaetano Castello, parroco

Antonio Borzone

Bartolomeo Canepa

Pietro Sbarbaro

 

1863

Gaetano Castello, parroco

Pietro Sbarbaro

 

1864

Gaetano Castello, parroco

Pietro Sbarbaro

Bartolomeo Canepa

 

1865

Gaetano Castello, parroco

Pietro Sbarbaro

Bartolomeo Canepa

Giuseppe Damele

 

1866

Giuseppe Damele, parroco

Pietro Sbarbaro

 

1867

Giuseppe Damele, parroco

Pietro Sbarbaro

 

1868

Giuseppe Damele, rettore

Pietro Sbarbaro

 

1869

Giuseppe Damele, parroco

Pietro Sbarbaro

 

1870

Giuseppe Damele, parroco

Pietro Sbarbaro

 

1871

Giuseppe Damele, parroco

Pietro Sbarbaro

Bartolomeo Canepa

 

1872

Giuseppe Damele, rettore

Pietro Sbarbaro

 

1873

Giuseppe Damele, parroco

Bartolomeo Canepa

Pietro Sbarbaro

Tomaso Parodi

Eugenio Bracco

 

1874

Eugenio Bracco, parroco

Pietro Sbarbaro

 

1875

Eugenio Bracco, parroco

Pietro Sbarbaro

 

1876

Eugenio Bracco, parroco

Pietro Sbarbaro

 

1877

Eugenio Bracco, parroco

Pietro Sbarbaro

Giovanni Luca Pizzorno

 

1878

Carlo Bruzzone, parroco

Giovanni Luca Pizzorno

Pietro Sbarbaro

 

1879

Carlo Bruzzone, parroco

 

1880

Carlo Bruzzone, parroco

Luigi Gordone

 

1881

Carlo Bruzzone, parroco

Luigi Gordone

Giuseppe Piccardo

 

1882

Carlo Bruzzone, parroco

Giuseppe Piccardo

 

1883

Carlo Bruzzone, parroco

Antonio Minetti

 

1884

Carlo Bruzzone, parroco

Nicolò Ghigliotti 

 

1885

Carlo Bruzzone, parroco

 

1886

Carlo Bruzzone, parroco

Nicolò Ghigliotti

 

1887

Carlo Bruzzone, parroco

 

1888

Carlo Bruzzone, parroco

Nicolò Ghigliotti

Camillo Salomone

 

1889

Carlo Bruzzone, parroco

Nicolò Ghigliotti

Camillo Salomone

 

1890

Carlo Bruzzone, parroco

Nicolò Ghigliotti

 

1891

Nicolò Ghigliotti, parroco

 

1892

Nicolò Ghigliotti, parroco

 

1893

Nicolò Ghigliotti, parroco

Bartolomeo Gaggero

 

1894

Nicolò Ghigliotti, parroco

 

1895

Nicolò Ghigliotti, parroco

Bartolomeo Gaggero

 

1896

Nicolò Ghigliotti, parroco

Giuseppe Pedemonte

Bartolomeo Gaggero

 

1897

Nicolò Ghigliotti, parroco

Giuseppe Pedemonte

 

1898

Nicolò Ghigliotti, parroco

Giuseppe Pedemonte

 

1899

Nicolò Ghigliotti, parroco

Giuseppe Pedemonte

Bartolomeo Gaggero

Lorenzo Torazza

 

 

 

Fonti:

Archivio Parrocchiale di Pedemonte, Atti di Nascita e di Battesimo 1838-1865

Archivio Parrocchiale di Pedemonte, Baptizatorum Liber 1787-1899

 

 

 

 

Tracce di Pedemonte

 

 

 

In archivio

 

 

Tracce di Pedemonte

 

IN ARCHIVIO (in ordine alfabetico)

 

 

         Curiosità dalle carte dell’archivio della parrocchia Santissima Annunziata di Pedemonte di Serra Riccò (Genova)

 

 

 

ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiane) Genovache negli anni 1949 e 1950 inviano alcune comunicazioni alla Parrocchia.

Argentina Napoli nata nel 1804, madre di 10 figli (5 maschi e 5 femmine) nati tra il 1829 e il 1845.

Armonium acquistato il giorno 8 febbraio 1937.

 

Barbara Ghiglino (di Giacomo) madre di 6 figli nati tra il 1859 e il 1876, di professione contadina.

Barbara Ghiglino (di Gaetano) madre di 4 figli nati tra il 1853 e il 1861, di professione contadina.

BartolomeoPedemonte, nel 1848 cameriere in una locanda a Genova.

 

Calzolaio,come Ignazio Poirè nel 1876.

Campanaro: attività svolta, secondo il censimento del 1868, da Giovanni Frisione fu Lorenzo, abitante nella zona della chiesa parrocchiale.

Comotto il secondo cognome più diffuso in archivio dopo Pedemonte.

 

Davide usato anche come nome femminile, come nel caso della signora Davide Frixione, nata il 16 ottobre 1842 e madre di otto figli, nati tra il 1865 e il 1885 (in altri casi il nome della medesima signora è stato declinato come Davida e Davidina).

 

Erminia Amabile Pedemonte, nata il 29 gennaio 1886.

 

Frixione, cognome molto diffuso che appare in varie versioni (Frexone, Frigione, Frisione, Frixone).

 

Gaetano Cassissia, contadino di Valleregia, padrino di battesimo di Gaetano Pedemonte il 2 novembre 1849.

Gaetano Castello, parroco per 50 anni dal 1816 al 1865.

Garzone: attività svolta, secondo il censimento del 1876, da Remigio Comotto che, a 11 anni, orfano di madre, lavora presso il contadino Lazzaro Comotto.

Giuseppe Pedemonte, autore di un’aggressione davanti alla chiesa nell’aprile 1862.

 

 

Hyeronimus cioè “Gerolamo”, come si legge negli atti scritti in latino a proposito di molti nati; fra di essi “Hyeronimus” Porcile, nato il 17 gennaio 1807.

 

Illuminato Corte, nato il 21 maggio 1802.

Ingegner Lodovico Massucco, fornitore di un preventivo per eventuali lavori alla chiesa parrocchiale nell’ottobre 1900.

 

Lavatoio nella sacrestia, secondo la descrizione compilata nel 1816 da don Gaetano Castello al suo ingresso in parrocchia: “lavatoio con vasca di pietra marmorea verde cosi detta di Polcevera, posto nel muro laterale a tramontana, con suo piccolo bronzino”.

Lorenzo Lagorio, nato il 17 marzo 1861, giorno della proclamazione del Regno d’Italia.

 

Marcantonio Comotto, morto in ospedale a Genova il 18 agosto 1736 all’età di 73 anni.

Merciaia ambulante come Maria Corte, diventata mamma nel 1853.

Michele Ronco, falegname a Genova nel 1835.

MosèPedemonte,gemello di Samuele, nato nel 1900.

Muratore: attività svolta, secondo il censimento del 1872, da Francesco Comotto fu Giovanni, marito di Argentina Comotto.

 

“N”al posto del nome in caso di bambini morti subito dopo il battesimo.

Nicola Lagorio, cresimato dall’arcivescovo di Genova Giuseppe Maria Spina il 4 agosto 1815.

 

Orsola Badino, figlia di Andrea, moglie di Giovanni Battista Carbone, madre di 9 figli nati tra il 1759 e il1779.

Organo Piccaluga acquistato nel 1765.

 

 

 

Pasticceria Traversodi Genova-Bolzaneto, fornitrice della parrocchia.

Pedemonte, il cognome in assoluto più diffuso.

Pristinaio (fornaio): attività svolta, secondo il censimento del 1868, da Francesco Fassio, abitante nella zona di San Rocco.

 

quondam”, la parola latina che si usava prima di un nome per indicare che la persona in questione era defunta.

 

Rocco Pedemonte, emigrato in America nel 1869.

RosaPedemonte, domestica a Genova nel 1848.

 

 

 

 

Santo Bribò, mugnaio a Voltri nel 1848.

Santuario di Oropa, meta di un pellegrinaggio nel 1938.

 

TeresaLombardo, ostetrica dell’Ottocento, che ha battezzato molti bambini in pericolo di morte.

Teresa Poirè, monaca, secondo il censimento del 1868. Non è nativa di Pedemonte ma forse di San Cipriano come il padre Vincenzo che, sempre in quell’anno, vedovo, è elencato tra i parrocchiani della Santissima Annunziata insieme ad altri figli che, come lui, esercitano la professione di calzolaio. Non si hanno notizie della comunità di Teresa.

Teresa, trovatella, accolta in casa dal medico Gio Batta Bigio e da sua moglie Lugia Bellando nel 1868.

Tessitrice: professione esercitata, secondo il censimento del 1868, da Anna Porcile, nativa di San Cipriano, residente nel territorio della parrocchia di Pedemonte col marito Giuseppe Corte e le figlie Luigia, Rosa e Maria.

 

Usciere comunale, come Antonio Pedemonte nel 1876.

Ursula Scotto, madre di Lorenzo, Giuseppa Teresa e Angelo Poirè, nati rispettivamente nel 1867, 1868 e 1869.

                                     

volavit ad coelum” espressione usata per indicare i bambini che morivano subito dopo la nascita.

 

Xaviero Francesco Ghiglino, nato il 9 aprile 1797.

 

Zaccaria Pedemonte, nato il 25 agosto 1827 e battezzato il giorno successivo.

Zeffira Bertorello, figlia di Britannico, originaria della parrocchia di Santo Stefano di Genova, madre di Giovanna Mantici nata nel 1865.

 

 

 

 Pedmonte di Serra Riccò

 

 

 

 

 

Tracce di Pedemonte

La cassa piedestallo per san Rocco

 

 

Tracce di Pedemonte

LA CASSA PIEDESTALLO PER SAN ROCCO

L’Archivio Parrocchiale di Pedemonte conserva documenti, redatti dal falegname Giovanni Caminati nel biennio 1919-20, relativi alla costruzione e al pagamento della base per la statua del santo patrono.

Il testo presenta numerose scorrettezze ortografiche, non tutte segnalate in nota per non appesantire la lettura.

Giovanni Caminati e Figlio

Nota per la costruzione della Cassa piedestallo di San Rocco

Spese per materiale e attrezzi straordinari

 

Carta in pezza                                                                                  Lire 4

Cartoncini                                                                                Lire 2,60

Viti per paralello                                                                      Lire 1,50

Per viaggio a Voltri a ritrarrere1 le caratteristiche pel disegno    Lire 40,00

Lapis                                                                                                   Lire 2,00

Piccola raspa a due lame                                                                Lire 8,00

7-3   

Legno di pioppo ossatura modellatura                                           Lire 100,00

Lama di soracco per lame sagomatura                               Lire 13,00

7-4.            

Per due ferri e due piallette                                                  Lire 15,00

Dal giorno 16 Aprile al 24 andato quattro volte a Genova2, due con Federico                                                                                              Lire 60,00

24-4

Per legno noce d’India                                                                     Lire 612,00

Per trasporto legno d’India alla segheria e segheria                    Lire 16,00

Per trasporto di detto legno a Pedemonte                                     Lire 15,00

30-4

Viti e ponte di pariggi3                                                            Lire 8,00

14-5           

Legno abete tre tavole                                                                     Lire 60,00

Viti per trafile                                                                                     Lire 3,00

Lima                                                                                          Lire 11,00

Colla in due volte                                                                              Lire 18,00

                                                                                                            Lire 989,10

Pelle di squalo                                                                                   Lire 15

Triangolo                                                                                            Lire 3

Noce d’India e trasporto                                                                   Lire 100

12-6           

Legno rosa                                                                                         Lire 385

Trasporto legno rosa a Pedemonte                                                Lire 15

Per carro alla segheria                                                                     Lire 20

Per segatura                                                                                      Lire 20

Legno tiglio                                                                                         Lire 75

Lastici per molle                                                                      Lire 6

Colla                                                                                                    Lire 27

Triangoli 2                                                                                Lire 4

Tornitore e viaggi                                                                              Lire 60

Carta vetrata                                                                                      Lire 12

Grilletti sei                                                                                Lire 7

Placatura e affini                                                                               Lire 32

Colla                                                                                                    Lire 8

Legno per stanghe                                                                            Lire 60

Ferri stanghe                                                                                      Lire 50

Olio di lino                                                                                Lire 2

Lucidatore cassa                                                                               Lire 110

Spese totali                                                                                        Lire 1011

                                                                                                         Lire          989

                                                                                                  Totale Lire 2000

Nota spese per Cassa San Rocco

Lavoro finitimo 1920

Cavaletti Legno                                                                                Lire 20

Vernice e bolloni                                                                                         Lire 5

Fattura                                                                                                          Lire 20

                                                                                                                       Lire 45

Imbottitura stanghe

Fustagno di copritura imbottito                                                                 Lire 52

Rivio4                                                                                                            Lire 5

Vernice                                                                                                         Lire 4

Un sacco regalato Stino5

Tapezziere, un po’ di tela, chiodi, spago                                                Lire 15

                                                                                                                      Lire 76

Piedistallo

Legno abete                                                                                                 Lire 18

Per segare rose croci                                                                                Lire 10

Per trasporto galleria a Pedemonte e piedistallo a Genova                  Lire 10

Bolloni a griletto                                                                                Lire 10

Viti a legno                                                                                                   Lire 6

Ferri piedistallo                                                                                            Lire 8

Verniciatura                                                                                                 Lire 25

Legno base illuminazione                                                                          Lire 10

Per lavoro diverso e andare a Genova a prendere piedistallo              Lire 45

Colla                                                                                                              Lire 20

                                                                                                                      Lire 162

Riporto Capitolo 1°                Lire 45

Riporto Capitolo 2°                Lire 76

Riporto Capitolo 3°                Lire 162

Totale                                      Lire 283

Spese finitime per Cassa San Rocco Pedemonte

Li 17 agosto 1920

17-8-1920 per saldo

Giovanni Caminati

La mano d’opera del piedestallo superiore è gratuita per Caminati Giovanni6

Relazione di costruzione

Il giorno 16 febbraio siamo andati a Voltri a rilevare le caratteristiche della cassa pel disegno; già prima avevo impiegato diversi giorni a fare ed esperimentare un paralello di profondità per ritrarne le linee principali. Da detto giorno non ho più fatto alcun lavoro, soltanto impiegato qualche giornata a sistemare il lavoro che mio figlio Federico terminava.

Per conseguenza io conto di avere imprincipiato la cassa il 15 marzo, quantunque il lavoro materiale sia imprincipiato il 10 marzo e quindi le giornate con precedenza al 15 marzo si contano per quelle che potrebbero mancare a 25 giornate mensili dal 15 marzo al 15 agosto 1919.

Dunque giornate 25 al mese in cinque mesi 25X5 = 125 a Lire 20 al giorno in due ammontano a Lire 2500.

Spese totali         Lire 2000

Costo totale         Lire 4500

Pedemonte 8-9-1919

In precedenza con aposita ricevuta 12 maggio 1919 avuto Lire 1500

Il giorno 25-9-1919 avuto Lire 1050

Alla presente ultima avuto totale Lire 2550

Il tutto avuto acconto a questo mia nota

Ottobre 4-1919 ricevo Lire 700

Dico Lire settecento come sopra.

In tutto Lire 3250

1920-12-9 Avuto Lire 1225

Per saldo Giovanni Caminati

Caminati Giovanni e figlio lavoranti in Pedemonte ringraziano il Signor Reverendo Arciprete unitamente all’Onorevole Fabriceria di Pedemonte di averle fornito l’occasione di costruire Cassa – Piedestallo solenne per la parocchia, lavoro in legno di forza e robustezza imperitura7. Detti costruttori, chiamati a condividere l’onore dell’opera con le Signorie loro, salutano e ringrazziano.

Giovanni Caminati e Figlio Federico

1 ritrarrere:così nel testo.         2 Genova:segue edepennata.       3 Viti e ponte di pariggi:così nel testo.       4Rivio:così nel testo.       5Stino:così nel testo.       6La mano d’opera del piedestallo superiore è gratuita per Caminati Giovanni:in senso trasversale rispetto al foglio.       7 imperitura:segue ddepennata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tracce di Pedemonte

La lotteria di san Rocco del 1903

 

Tracce di Pedemonte

 

LA LOTTERIA DI SAN ROCCO DEL 1903

 

Nel 1903 la Parrocchia organizza una grande lotteria per festeggiare il patrono San Rocco, di cui resta traccia nell’archivio in due registri e nella fattura rilasciata l’8 agosto di quell’anno dalla “Cartoleria Litografia e Tipografia Rubartelli Pellegrino” di Piazza Nuova (antico nome dell’odierna centralissima Piazza Matteotti) di Genova relativa all’acquisto “di una serie di numeri per lotteria”.

Il primo dei due registri, che nel frontespizio reca un’etichetta sulla quale è scritto “Registro per la ricerca dei doni – Pedemonte 23 luglio”, contiene una lunga e dettagliata lista di oggetti, raggruppati secondo la persona, la famiglia o l’ente donatore; l’altro, nel cui frontespizio si legge “Registro schede-emesse – Pedemonte 23 luglio”, contiene un semplice elenco di più di duecento nominativi, composto anche in questo caso da persone singole, da famiglie o da enti.

Analizzando, almeno a grandi linee, la tipologia e la funzionalità degli oggetti indicati, che si fonda prevalentemente sulla consultazione del “Registro per la ricerca dei doni”, si rileva che la maggior parte di essi sono costituiti da accessori per la casa.

A fare la parte del leone sono gli utensiliper la cucina: si segnalano, tra gli altri, portatovaglioli, coltelli da tavola, casseruole, sottobottiglie, cucchiaini, piatti, tazze, saliere, sottobicchieri, servizi da caffè.

Sono presenti anche prodotti alimentari, quali scatole di dolci, olio, salami, caffè, mortadella; non mancano naturalmente in gran quantità bottiglie di vino e, in misura molto inferiore, di Marsala e Vermouth.

Nella lista compaiono anche molti complementi d’arredo: a titolo esemplificativo si citano vasi di porcellana, portagiornali, portaritratti, tappeti, vasi cinesi di porcellana, quadri di varia dimensione, cornici, lumi ad olio, lampioncini, specchi, paralumi, anforette e vasetti per fiori.

Numerosi sono gli oggetti per l’igiene e la cura personale (specchietti tascabili, una scatola di saponette) e accessori femminili (ventagli, una scatola di cipria).

Tra le altre categorie, si segnalano capi di abbigliamento e calzature (cravatte, berretti, calze, camicette, guanti, maglie, pantofole, ciabatte), giocattoli (uccellini e cavallini di latta, bambole, marionette), stampe (cartoline illustrate, libri di francobolli, album), materiale di cancelleria (quaderni, bustine, tagliacarte) ed articoli devozionali (libri e quadretti religiosi, immagini sacre, coroncine, statuette della Madonna).

Oltre alla grande varietà e quantità degli oggetti presenti nell’elenco anche in termini strettamente numerici (si pensi che ammontano a più di cento sia i ventagli sia le bottiglie di vino), impressiona anche la qualità e la raffinatezza di alcuni di essi: si richiamano qui, sempre a puro titolo esemplificativo, sottolumi ricamati, coltelli in argento, vasi in cristallo e porcellana, collane di perle e di corallo.

Il contesto dell’epoca è rappresentato da un quadro raffigurante la famiglia reale e una stampa con l’effigie di papa Leone XIII.

La lettura del “Registro per la ricerca dei beni”, che a prima vista potrebbe sembrare arido contenendo un puro e semplice elenco di cose, risulta in realtà molto suggestivo perché ci fa entrare con l’immaginazione nelle case dell’epoca, consentendoci di comprendere quali oggetti erano presenti nelle tavole imbandite, nelle stanze, negli scaffali e negli armadi.

Dopo l’analisi degli oggetti donati, risulta di grande interesse anche quella relativa ai soggetti donatori, che si fonda questa volta sulla consultazione del “Registro schede-emesse”.

Il primo dato che balza immediatamente agli occhi è la provenienza di molti donatori da località fuori del territorio parrocchiale di Pedemonte.

Alcune di queste località sono molto o abbastanza vicine, come Sampierdarena, Rivarolo, Fegino, Bolzaneto, San Quirico, Pontedecimo, Busalla e Campomorone. In qualche caso sono indicati quartieri del centro/centro-est della città di Genova come Carignano, Castelletto e San Fruttuoso. Risultano due provenienze dal più distante Levante ligure: un certo Luigi Malerba da “Varese perCentocroci” (evidentemente Varese Ligure), e Prato sopra la Croce nell’entroterra di Chiavari. Le località più lontane si trovano in Piemonte: Giaveno e Nizza Monferrato.

Nei casi di provenienza da fuori Pedemonte, molto spesso viene rivelata anche la qualifica o professione del soggetto donatore: si trova così il marinaio Federico Bruzzone di Sampierdarena, il presidente della banda di Bolzaneto Carbone, il Sindaco di San Quirico (all’epoca comune indipendente da Genova) Giuseppe Cataldi, il Reverendo Emanuele Costa Custode di San Lorenzo, Antonio Sanguineti della Fabbrica di birra a Sampierdarena, il Direttore dell’ospedale di Rivarolo Dottor Vedovi, il notaio Ansaldo, l’esattore Dellepiane e il maestro di musica G.B. Rossi tutti di Bolzaneto.

Nell’elenco sono presenti molte attività commerciali, identificate talvolta con la ragione sociale e talvolta con la qualifica del titolare: l’oste Luigi Banchero di Bolzaneto, il venditore di paste alimentari Andrea Barabino di Bolzaneto, il negozio di telerie Brindasso e C. in Via Galata a Genova, il tappezziere Cesare Broli di Sampierdarena, il negozio di chincaglieria di Giuseppe Canepa a Genova in via Chiabrera e quello di terraglie di Lorenzo Cipollina a Rivarolo, il macellaio Cotella di Pontedecimo, il negozio di filati di Giovanni Devoto di Genova in via Lomellini, G.B. Pastore - negozio di ferramenti - a Genova, i pizzicagnoli Fratelli Porcile di Pontedecimo, Tagliavacche di Sestri Ponente e Antonio Pedemonte di Marassi.

Del tutto particolare è il caso della Reverenda Madre Suor Elisa Roncallo (il cognome tradisce chiaramente la provenienza da Pedemonte o zone limitrofe), la quale riesce a coinvolgere nella donazione l’Istituto Nostra Signora delle Grazie di Nizza Monferrato, presso la quale evidentemente è stabilita.

Alcune volte è indicata la qualifica ma non la provenienza, trattandosi del tutto presumibilmente di persone inserite nel territorio parrocchiale: come esempio, si cita la Presidentessa (di una realtà non meglio specificata perché probabilmente molto conosciuta in quel contesto) Ada Raggio, il capomastro G.B. Ronco, il sarto parrucchiere Pietro Frasso (qui risulta un curioso abbinamento tra due professioni che oggi appaiono tra loro diverse), il Segretario delle Dame di Misericordia dottor Croce.

Con riguardo invece alle persone rispetto alle quali non è indicata né la provenienza né la professione, si può ragionevolmente supporre che si tratti di persone residenti nel territorio parrocchiale; per quanto riguarda invece l’attività svolta si può supporre che, in assenza di particolari specificazioni, gli uomini siano dediti ai lavori di agricoltura e le donne alle occupazioni casalinghe (a questo riguardo si veda Tanti contadini e qualche benestante).

La qualità e quantità degli oggetti messi a disposizione dai donatori, il coinvolgimento di una molteplicità di persone ed enti di Pedemonte e fuori, il notevole sforzo organizzativo operato dalla Parrocchia nel 1903, attestano la sincera e diffusa devozione per San Rocco che travalica gli stretti confini del territorio parrocchiale.

 

 

 

ALCUNI DONATORI PER LA LOTTERIA DI SAN ROCCO DEL 1903

Ansaldo – Notaio - Bolzaneto

Famiglia Avanzini

Giuseppe Badino

Amelia Balbi

Famiglia Baffico – Via Dante – Pontedecimo

Luigi Banchero – Oste – Bratte – Bolzaneto

Andrea Barabino – Paste Alimentari - Bolzaneto

Gaetano Barabino – Bolzaneto

Enrichetta Basso

Elisa Belgrano

Giovanni Battista Belgrano

Giulio Berri

Giulio Bottaro

Emma Botto

Brindasso e C. – Negozio Telerie - Via Galata – Genova

Ingegner Broccardi

Cesare Broli – Tappezziere – Sampierdarena

Federico Bruzzone – Marinaio – Sampierdarena

Emilia Cabella

Caterina Cabuara – Via Garibaldi – Sestri Ponente

Giacomo Calzia

Matteo Cambiaso - Carignano

Angiola Campanella – Banchi – Pedemonte

Luigi Campi

Alessandro Canale – Corso Magenta (Genova)

Ida Canale vedova Barabino

Giuseppe Canepa – Chincaglieria – Via Chiabrera (Genova)

Stefano Canepa

Carbone – Presidente banda di Bolzaneto

Giovanni Carminati

Virginia Carpi

Pietro Carroggio – Via Unione – Bolzaneto

Costantino Casissa

Sorelle Cassanello

Antonio Castello

Cristina Castello

Enrichetta Castello

Gaetano Castello – Fegino

Giuseppe Cataldi – Negoziante – S. Quirico

Giusppe Cataldi – Sindaco di S. Quirico

Italo Cavallari

Carlotta Cavanna – Via Pisacane (Genova)

Francesco Cereseto

Rocco Cereseto

Lorenzo Cipollina – Negozio Terraglie - Rivarolo

Luigi Cordani – Soziglia – Genova

Reverendo Emanuele Costa - Custode San Lorenzo

Dario Cotella - Pontedecimo

Fabio Cotella – Pontedecimo

Cotella – Macellaio - Pontedecimo

Croce – Segretario Dame di Misericordia

Fratelli Dasso – Pontedecimo

Antonio Dellepiane – Campomorone

D. Dellepiane - Segretario Comunale

Sabina Dellepiane

Serafino Dellepiane – Esattore – Bolzaneto

Tito Dellepiane – Campomorone

Giovanni Devoto –– Negozio Filati - Via Lomellini (Genova)

Ermenegildo Dondi - Pedemonte

Fratelli Dufour - Genova

Durante – Via Pollaiuoli (Genova)

Amelia Emanuel

Ingegner Ferrando

Adelma Foschi

Pietro Frassa - Sarto – Parrucchiere

Carlo Frisione

Dario Frisione

Paola Frisione

Sorelle Frisione – presso la Chiesa

Bartolomeo Gaggero

Giuseppe Garibaldi – Via Rivoli – Genova

Maria Gatti

Luigia Ghiglino

Enrica Ghiglione

Teresa Ghigliotti

Giovanni - Lattivendolo e Oste

Edoardo Grendi – Piazza Demarini (Genova)

Angela Grondona e sorelle – Castelletto (Genova)

Luigia Grondona vedova Resasco

Virginia Grondona

Fratelli Gusto – Falegnami – Bolzaneto

Anselmo Lauro - Via San Fruttuoso (Genova)

Raffaele Levi

Giuseppe Maisello – Ceranesi

Carlotta Malerba

Stefano Malerba – Via Canevari (Genova)

Teresa Malerba

Luigi Malerba – Varese per Centocroci

Luigia Manildi vedova Pini – Corticella

Giuseppe Mansueto – Rivarolo

Maria Marana

Angelo Marini

Luigi Massardo

M. Massardo

Davide Massoero

Angiolina Massotti

Nina Massucco Dodero

P. Massucco – Prato sopra la Croce – Chiavari

Sorelle Massucco

Coniugi Giacomo e Angiolina Mazzoletti

Luigi Meirana

Milio - Bottegaio

Angelo Morando

Niccolò Morando

Giuseppe Muisello – Ceranesi

Antonio Musso - Fiumi

Luigi Musso

Angiolina Noli – Oratorio – Giaveno (Torino)

Enrichetta Noli Pini

Francesco Noli

Giacomo Noli

Giuseppe Noli - Via Dante - Pontedecimo

Luigi Noli

Carlo Paganelli

Enrichetta Parodi – Fegino

Fratelli Parraggi – Serra

Angelo Passano

Antonio Passano

Giuseppe Passano

G.B. Pastore - Negozio Ferramenti – Pontedecimo

Agostino Pedemonte

Angela Pedemonte vedova Torazza

Angelo Pedemonte

Antonio Pedemonte – Bolzaneto

Antonio Pedemonte – Pizzicagnolo - Marassi

G.B. Pedemonte

Giuseppe Pedemonte

Luigi Pedemonte

Secondo Pedemonte

Emilio Penco – Sampierdarena

Aurelio Piaggio – Busalla

Cesare Pini – Via Napoli (Genova)

Giuseppe Pittaluga - Pontedecimo

Poirè - Tabaccaio

Francesco Poggi – Oste – Bolzaneto per Manesseno

Fratelli Porcile - Pizzicagnoli - Pontedecimo

Comm. Matteo Pozzo – Via San Sebastiano (Genova)

Linda Profumo

Ada Raggio - Presidentessa

G.B. Raggio

Teresa Raggio

Famiglia Raggio – Piazza Tessitori (Genova)

Famiglia Ratto – Gelsomino

Pasquale Ratto

Remondini e figli – Via Sottoripa (Genova)

Domenico Risso

Adele Roncallo

Antonio Roncallo

Giovanni Battista Roncallo

Reverenda Madre Suor Elisa Roncallo – Istituto N.S. delle Grazie – Nizza Monferrato

Angelo Ronco – Bolzaneto - San Francesco

Gaetano Ronco - Capomastro

Giovanni Battista Ronco

Edilia Rossi

Emma Rossi

Giovanni Battista Rossi – Maestro Musica - Bolzaneto

Ida Rossi

Pietro Rossi – Campoligure

Ettore Salvaressa – Busalla per Ghiacciaia

Antonio Sanguineti – Fabbrica Birra – Sampierdarena

Nina Santini

Emanuele Scala – Bottegaio – Bolzaneto per Gemignano

Sorelle Stariolo

Daniele Schiavetti – Via San Luca – Genova

Maria Storace

Suore di Pedemonte

Salvatore Tagliavacche – Pizzicagnolo – Sestri Ponente

Angela Tempia – Campomorone

Anselmo Timossi

Angiolina Tirasso

Ignazio Tirasso

Maria Ticozzi

Angela Torazza

Carlo Torazza

Giovanni Torazza

Lorenzo Torazza

Antonio Torre

Giovanni Battista Torre

Giulio Tortarolo

Traverso vedova Romagnino – Fegino

Filippo Traverso – Droghiere

Fratelli Travi

Sorelle Vaccheri

Dottor Vedovi – Direttore Ospedale Rivarolo

Vitale – Via Fieschi (Genova)

 

 

 

ALCUNI OGGETTI DONATI PER LA LOTTERIA DI SAN ROCCO DEL 1903

Abiti per bambini

Accendisigari

Attaccapanni

Badili

Bambola

Bauletto

Bavaglini

Berretti

Bomboniere

Bottiglia di Marsala

Bottiglia di Vermouth

Bottiglie di vino

Braccialetto d’argento

Caffè di malto

Calamai di metallo

Camicette

Candeline

Cappelli di paglia

Caraffa per acqua

Cartoline

Cartoline religiose

Casseruola di metallo

Casseruole smaltate

Catini

Cavalli di latta

Cestini per frutta

Cestini piccoli

Cesto di fiori artificiali

Ciabatte da uomo

Cinte da donna

Collane

Collane di corallo

Collane di perle

Coltelli d’argento

Coltelli da cucina

Coppa di vetro

Copricuscini

Cornice in metallo

Coroncine

Cravatta in seta per donna

Cravatte

Cravatte per donna

Cucchiaini

Cuffia di lana

Cuffie

Cuffiette

Cuoricini montati d’argento

Cuscinetti per spilli

Cuscinetto portagioielli

Cuscino

Falci

Fazzoletti

Fazzoletto orlato

Fermacarte di marmo

Fiasco d’olio

Forcelle

Fotografie

Fruttiere di vetro

Giocattoli

Giocattoli di latta

Giocattoli di porcellana

Graticola

Grembiuli

Guanciale ricamato

Guantiera

Guantiere piccole

Imbuti

Immagini sacre

Lampioncini

Lanterna magica

Lapis e porta lapis

Libretti

Libretti da messa

Libri di francobolli

Libri religiosi

Lume a olio

Lumi a petrolio

Macinino da caffè

Maglie

Nettapenne

Pacchetti di cartoline

Paio di calze

Paio di pantofole

Paio di guanti

Paio di pantofole ricamate

Paletta di metallo

Paralumi

Parasole di carta

Parasole di carta giapponese

Paraventi piccoli

Paravento grande

Paravento piccolo carta

Paravento di seta

Pettine

Pezzi di stoffa

Pezzi di mortadella

Pezzi di pizzo

Pezzi di saponette

Pezzi di vestiario

Piatti

Piatti di latta

Piccola tavolozza con colori

Piccolo baule

Piccolo candeliere di vetro con candela

Poltroncina minuscola imbottita

Poltroncine

Porta gioielli di legno laccato

Portacarte con carta da lettere

Portacenere di metallo

Portacenere di porcellana

Portafiori

Portafiori di porcellana

Portafiori di vetro

Portagiornali

Portagiornali di paglia

Portagiornali ricamato

Portamonete

Portaorologio grande

Portaritratti

Portasigarette

Portaspilli

Portatovaglioli

Quaderni

Quadretti

Quadretti piccoli

Quadretti religiosi

Quadretti con San Luigi

Quadri con la famiglia reale

Quadro dipinto

Quadro grande

Salami

Saliere

Salvadanaio piccolo

Salviette

Saponette

Scatola con 25 giocattoli

Scatola di dolci

Scatole di amido

Scatole di polvere per pulire

Scatole portacipria grandi

Scatole di sapone

Scatole di saponette

Scatole sardine

Scatole di stuzzicadenti

Scatole di tonno all'olio

Scatolette con dolci

Sciarpe di seta

Secchia di zinco

Servizi toilette

Servizio da caffè - 12 persone

Servizio da caffè - 6 persone

Servizio fumatori

Servizio liquori

Sottobicchieri

Specchi

Specchietti tascabili

Stampa

Stampa (Leone XIII)

Statua grande di Nostra Signora

Statua di maiolica

Statuette di Nostra Signora

Statuette di San Luigi

Statuette giapponesi

Sveglia

Tabacchiere

Tagli di stoffa

Tagliacarte

Tamburello

Tappeti

Tazze

Tegamino piccolo

Termometri

Tovagliolini ricamati

Trombette di cartone

Trombette di latta

Uccellini di latta

Vasetti

Vasi cinesi di porcellana

Vasi grandi

Vasi piccoli

Vasi di porcellana

Vasi di vetro

Vaso di ceramica

Vaso di porcellana artistico

Ventagli

Ventagli fantasia

Ventagli grandi

Ventagli piccoli

Ventagli semplici

Ventaglio grande giapponese

Vino chinato

Zappe

Zufoli

 

 

 

 

 

Memoria dei giorni

 

Tracce di Pedemonte

 

 

MEMORIA DEI GIORNI

 

Una sorta di “calendario plurisecolare” in cui si ricordano storie umane e concreta quotidianità attraverso le carte dell’archivio parrocchiale di Pedemonte di Serra Riccò (Genova).

 

 

 

Gennaio

 

1

1892: morte di Giacomo Frixione (54 anni).

 

2

1889: morte di Natale Michele Simone Pedemonte (51 anni).

1906: morte di Maria Teresa Noli (50 anni), figlia del fu Settimio.

 

3

1884: morte di Giuseppe Parodi (3 mesi), figlio di Giovanni Battista e Angela Bribò.

1886: morte di Giovanni Ronco (79 anni).

 

4

1891: morte di Maria Campi (appena nata), figlia di Luigi e Caterina Bordo.  

1893: pagamento per lavori di pittura a Luca Sacco.

 

5

1798: nascita di Giuseppe Robatta.

1903: morte di Valentina Frixione (18 giorni), figlia di Dario.         

         

6

1776: matrimonio tra Giacomo Pedevilla e Margherita Pedemonte.

 

7

1831: nascita di Gio’ Batta Pedemonte.

1896: morte di Maria Laura Cereseto (4 giorni), figlia di Angelo e Rosa Passano, gemella di Maria Luisa, gemella di Maria Luisa, destinata a morire il giorno dopo.

 

8

1810: nascita di Francesca Comotto.

1882: morte di Angela Casanova (4 anni), figlia di Gottardo e Clotilde Argenti.

1890: morte di Francesco Pedemonte (neonato) di Giovanni e Anna Ronco.      

1896: morte di Maria Luisa Cereseto (5 giorni), figlia di Angelo e Rosa Passano, gemella di Maria Laura, morta il giorno prima.

 

9

1777: matrimonio tra Giovanni Battista Ronco e Maria Antonia Pedemonte.

 

10

1859: matrimonio tra Nicolò Crosa e Colomba Frixone.

1903: morte di Cesare Castagnone (5 giorni), figlio di Dario ed Emilia Pareto.            

 

 

11

1807: riparazione dell’orologio della chiesa parrocchiale.

 

12

1901: acquisto di materiale per edilizia.

 

 

13

1862: matrimonio tra Luigi Carlo Marengo e Rosa Gallino.

 

14

1851: matrimonio tra Giuseppe Denegri e Rosa Lavagetto.

1885: morte di Rosa Campi (2 mesi), figlia di Luigi e Caterina Borro.

 

 

 

15

1816: matrimonio tra Giovanni Calcagno e Maria Magnanego.

1881: morte di Giuseppe Travi (11 mesi), figlio di Francesco e Colomba Cereseto.

 

16

1807: acquisto della polvere per lo sparo dei mortaretti alla vigilia di Sant’Antonio.

 

17

1749: nascita di Giacomo Antonio Pedevilla.

1849: matrimonio tra Gaetano Noli e Maddalena Santamaria.

1892: morte di Angelo Pedemonte (2 anni) di Francesco e Rosa Pedemonte.                        

1900: morte di Luigi Pedemonte (3 giorni), figlio di Pietro.            

1906: morte di Antonio Comotto (43 anni), figlio di Cesare.

 

18

1823: matrimonio tra Giacomo Nicola Giuseppe Maria Cosso e Maria Vittoria Ronco.

1873: pagamento di Lire 4,80 per i pani benedetti e distribuiti nella festa di Sant’Antonio.

 

19

1845: matrimonio tra Biaggio Rossi e Pellegra Ronco.

1890: morte di Annunziata Oliva (2 anni) di Bartolomeo e Luisa Parodi.                          

1901: morte di Amedea Angela Frixione (9 mesi), figlia di Agostino.

 

20

1872: offerta di Lire 3,44 da parte di mulattieri ed asinai.

1880: morte di Anna Camilla Giuseppina Ponset (11 giorni), figlia di Roberto.              

1895: morte di Laura Cereseto (11 mesi), figlia di Lorenzo e Rosa Passano.             

      

21

1891: morte di Luisa Pedemonte (un giorno), figlia di Stefano e Maria Passano.                

1894: morte di Maddalena Comotto (89 anni)

 

22

1765: pagamento a Felice Piccaluga (figlio di Filippo) di una rata di 100 lire per l’acquisto dell’organo della Chiesa parrocchiale.

 

23

1893: morte di Tommasina Parodi (4 mesi), figlia di Carlo.                

          

24

1900: morte di Serafino Ronco (6 mesi), figlio di Luigi.

1905: morte di Delfina Cervetto (11 mesi), figlia di Luigi e Colomba Lavagetto.

 

25

1897: matrimonio tra Settimio Luigi Roncallo e Rosalia Parodi.

1908: morte di Caterina Badino (2 mesi), figlia di Giulio e Angela Grasso.

 

26

1774: matrimonio tra Giacomo Pedemonte e Maria Pedevilla.

1881: morte di Caterina Travi (5 anni), figlia di Francesco e Colomba Cereseto.          

  

27

1918: lavori di “Terrile Antonio cesellatore”.

 

28

1892: morte di Caterina Pia Pedemonte (2 giorni), figlia di Luigi e Francesca Brassesco.                    

1802: nascita di Giacomo Pedemonte.

 

29

1839: matrimonio tra Francesco Torre e Anna Pedemonte.

1892: morte di Luisa Pedemonte (un anno), figlia di Francesco e Angela Pedemonte.                            

1904: morte di Emma Guinazzi (5 anni), figlia di Francesco e Clementina Pedemonte.

 

 

30

1874: acquisto di provvista di cera “pel dì della Purificazione”.

1892: morte di Francesco Ferrando (7 mesi), figlio di Michele e di Carola Petricioli.                      

1896: morte di Paolo Grone (12 giorni), figlio di Francesco ed Emilia Ronco.      

        

31

1885: matrimonio tra Giovanni Lavagetto e Maria Travi.

1927: fornitura di candele da parte della ditta G.B. Zambelli di Rivarolo Ligure.

 

 

 

Febbraio

 

 

1

1766: matrimonio tra Emanuele Pelissa e Anna Maria Pedemonte.

1927: fornitura di candele da parte della “Reale e Pontificia Cereria Bancalari&Bruno” di Chiavari.

1901: morte di Maria Tremagli (8 mesi), figlia di Vincenzo.

 

2

1794: nascita di Maria Rosa Caterina Comotto.

 

3

1856: matrimonio tra Angelo Gio’ Batta Meirana e Anna Polonia Grone.

 

4

1846: matrimonio tra Giuseppe Porcile e Antonia Levrero.

 

5

1871: offerta di Lire 1,36 da parte dei mulattieri.

 

6

1888: matrimonio tra Pasquale Timossi e Maria Celeste Ronco.

 

7

1864: matrimonio tra Francesco Gallino e Maria Pedemonte.

 

8

1842: matrimonio tra Giuseppe Pastorino e Margarita Morasso.

 

9

1861: matrimonio tra Bartolomeo Rossi e Maria Cattarina Pedemonte

1892: morte di Serafina Poirè (6 anni), figlia di Ignazio e Maria Meirana.      

        

10

1890: matrimonio tra Luigi Comotto ed Anna Passano.

1904: morte di Giovanni Battista Parodi (2 mesi), figlio di Gerolamo e di Luisa Torazza.

1910: morte di Eugenia Elisa Torazza (13 anni), figlia di Giovanni e Geronima Pedemonte.

 

11

1858: matrimonio tra Gio’ Batta Ricchino e Cattarina Pedemonte.

1858: nascita di una bambina, il cui nome resta sconosciuto, volata in Cielo poco dopo il battesimo amministrato “per pericolo di morte” dalla levatrice. I genitori sono Giacomo Dellepiane figlio di Lorenzo, vetturale illetterato, e Rosa Delucchi figlia di Agostino.

1889: morte di Maria Bribò (6 mesi), figlia di Giuseppe e Maria Bribò.                      

1908: morte di Angela Maria Pedemonte (3 anni), figlia di Lorenzo e della defunta Angela Pedemonte.

 

 

12

1863: matrimonio tra Antonio Volpino e Maria Teresa Magnanego.

 

13     

1896: morte di Giuseppe Pedemonte (un mese), figlio di Angelo e Rosa Parodi.

1896: morte di Antonio Casanova (2 mesi), figlio di Davide e Ottavia Dellepiane.

1904: morte di Pia Angela Pedemonte (3 anni), figlia di Tomaso e Irene Cassissa.

1933: pagamento di 8,25 lire per imposta ricchezza mobile.

 

14

1857: matrimonio tra Giovanni Battista Parodi e Maria Pedemonte.

 

15

1896: matrimonio tra Giovanni Scalvini ed Elisa Maria Pedemonte.

1899: morte di Antonio Carmelo Carlini (11 giorni), figlio di Giuseppe.     

                 

16

1769: morte di Caterina Grone (6 giorni).

 

17

1892: morte di Teresa Comotto (un mese), figlia di Giovanni e Luisa Ghiglione.                  

1898: matrimonio tra Filippo Vitali e Giovanna Cassissa.

1901: morte di Giuseppe Guinazzo (10 mesi), figlio di Francesco.

 

18

1883: morte di Santino Gatti (6 mesi), figlio di Lorenzo e Maria Lagorio.

1950: quarto giorno del pellegrinaggio a Roma.

 

19

1852: matrimonio tra Domenico Risso e Chiara Comotto.

1900: morte di Enrica Pini (6 mesi), figlia di Cesare.        

 

 

20

1898: morte di Domenico Musso (74 anni).

1908: morte di Mario Passano (un mese), figlio di Angelo e Valeria Ferrando.

 

21

1900: matrimonio tra Lorenzo Meirana e Rosanna Galino.

 

22

1841: matrimonio tra Lorenzo Cereseto e Vincenza Noli.

1901: morte di Vincenza Medicina (2 giorni), figlia di Michele.           

     

23

1819: matrimonio tra Giacomo Marasso e Angela Pedemonte.

1888: morte di Giovanni battista Ronco (23 anni), figlio di Pasquale e Caterina Canepa.       

         

24

1938: pagamento di 170 lire al falegname Angelo Lavagetto per quattro imposte di legno in sacrestia.

 

25

1840: matrimonio tra Giuseppe Pedemonte e Rosa Cassisia

1893: morte di Attilio Crosa (9 mesi), figlio di Giuseppe.           

                     

26

1770: matrimonio tra Giovanni Battista Campi e Maria Semina.

 

27

1843: matrimonio tra Francesco Comotto e Maria Argentina Comotto.

1895: morte di Lorenzo Dellepiane (14 giorni), figlio di Vittorio e Aurelia Pedemonte.                

1900: morte di Giovanni Carmelo Frixione (un mese), figlio di Stefano e Luisa Musso.  

 

 

28

1865: matrimonio tra Gio’ Batta Dellepiane e Maria Comotto.

 

29

1772: matrimonio tra Francesco Selesio Corte e Maria Arcangela Teresa Pedemonte.

 

 

 

Marzo

 

 

1

1824: matrimonio tra Giacomo Antonio Campora e Teresa Pedemonte.

 

2

1809: nascita di Gio’ Batta Cresta.

 

3

1888: morte di Giuseppe Canepa (85 anni).

1901: morte di Maria Timossi (2 anni e 11 mesi), figlia di Pasquale.

 

 

4

1900: morte di Angelo Pedemonte (3 mesi), figlio di Luigi e Vittoria Pedemonte, fratello di Luigi, destinato a morire l’8 aprile 1900.

 

5

1882: morte di Elena Maggi (5 mesi), figlia di Giovanni Battista e Caterina Cavagna, sorella di Emilio, destinato a morire il 10 marzo 1882.

1886: matrimonio tra Giuseppe Ronco e Rosa Ricchino.

 

6

1848: matrimonio tra Antonio Pedemonte e Vittoria Roncallo.

 

7

1780: nascita di Giuseppe Lavagetto.

1882: morte di Domenico Pedemonte (un anno), figlio di Andrea e Caterina Carbone.

 

8

1832: nascita di Gaetana Campi.

 

9

1882: morte di Angelo Rombo (6 anni), figlio di Antonio e Maria Corte.

1902: “esecuzione delle scalenature delle colonne marmorizzate e rigate”.

2020: morte di Don Michele Repetto, nativo di Genova Pontedecimo - parroco a Pedemonte di Serra Riccò dal 1987 al 2013.

 

10

1855: matrimonio tra Francesco Cassissia e Anna Casarino.

1882: morte di Emilio Maggi (un anno), figlio di Giovanni Battista e Caterina Cavagna, fratello di Elena, morta il 5 marzo 1882.                                                  

1909: morte di Carmela Torazza (18 anni), figlia di Giovanni.

1928: fornitura di materiale e manodopera da parte di Settimio Roncallo, fabbro ferraio e ottoniere di Serra Riccò.

 

11

1891: morte di Candida Campi (35 anni), figlia di Giovanni Battista e Teresa Ronco.

 

12

1788: nascita di Francesca Comotto.

 

13

1890: morte di Celeste Porcile (58 anni).

 

14

1938: pagamento di 669 lire a Sanguineti di Chiavari per 100 seggiole (nonché di 20 lire per il relativo trasporto).

 

15

1711: nascita di Francesco Campi.

 

16

1708: nascita di Anna Maria Pedemonte.

 

17

1821: matrimonio tra Giuseppe Pedemonte e Teresa Balestrino.

 

18

1874: pagamento di 10 lire al Parroco per il triduo in Carnevale (per lo stesso motivo pagamento di 5 lire al Reverendo Curato e al Reverendo Canepa).

1883: morte di Giuseppe Pedemonte (neonato), figlio di Giuseppe e Caterina Frixione.                        

2018: traslazione dei resti mortali del sacerdote Giacomo Vigo dal cimitero alla chiesa parrocchiale.

 

19

1768: morte di Antonio Pedemonte (5 anni).

1873: corresponsione di un compenso di 3,50 lire ad un cantore di Orero per la festa di San Giuseppe.

1895: morte di Luigi Ratto (14 giorni), figlio di Albero e di Giovanna Torre.     

                       

20

1804: nascita di Felice Pittaluga.

1882: morte di Luigi Porcile (4 anni circa), figlio di Angelo e Caterina Braccesco.

1889: morte di Leo Pedemonte (63 anni), figlio di Giuseppe.                

  

21

1812: nascita di Angela Maria Cambiaso.

1902: morte di Maria Pasqualina Frixione (6 anni), figlia di Stefano.

 

22

1815: nascita di Rosa Comotto.

1882: morte di Giovanni Rombo (4 anni), figlio di Antonio e Maria Corte.            

1965: licenza rilasciata dal Sindaco del Comune di Serra Riccò al Reverendo Don Giacomo Vigo per la costruzione di una scuola materna.

 

23

1836: nascita di Gio’ Batta Sacco.

1902: morte di Giuseppe Nicola Frixione (13 giorni), figlio di Carlo.   

         

24

1867: acquisto di 5 chili di polvere da mortaretti per la festa dell’Annunziata.

1895: morte di Carlo Ghiglione (5 mesi), figlio di Salvatore e della fu Caterina Badino.            

1910: nascita a Campomorone di Giacomo Vigo, figlio di Giuseppe e Rosa Chiara Rossi, destinato ad essere parroco a Pedemonte per 37 anni.

 

25

1859: morte, subito dopo la nascita, di un/a bimbo/a (l’atto di Battesimo, amministrato dalla levatrice Teresa Comotto, non specifica il genere) figlio di Francesco e Francesca Pedemonte.

1899: morte di Luigi Francesco Comotto (16 anni), figlio di Giovanni.

 

26

1925: fornitura di “ceriotti rifatti da rottami” da parte della ditta G. B. Zambelli di Rivarolo, antica e premiata fabbrica di candele di cera.

1938: pagamento di 70 lire al Maestro Firpo per musica e prove (nonché di 80 lire per il servizio) per la festa dell’Annunziata.

 

27

1843: morte di Antonio Pedemonte (100 anni).

1896: morte di Giuseppa (15 anni), figlia di Giovanni Battista e Teresa Frixione.     

         

28

1827: nascita di Nicola Settimio Cereseto.

1905: morte di Maria Cassissa (3 anni), figlia di Francesco e Carmela Poggi.     

 

29

1806: nascita di Rosa Pedemonte.

 

30

1814: nascita di Maddalena Comotto.

1886: morte di Maria Roncallo (un anno), figlia di Giovanni Battista e Teresa Ronco.         

           

31

1928: acquisto di una corda per la campana maggiore della chiesa parrocchiale.

 

 

 

 

 

 

Aprile

 

 

1

1869: acquisto di palme e palmizi da distribuirsi.

 

2

1780: nascita di Giuseppe Comotto.

 

3

1855: acquisto di fiori per il sepolcro (2 lire).

1885: morte di Angelo Mora (3 anni).

 

4

1884: morte di Maria Clara Pedemonte (9 mesi).

1896: morte di Paolo Porcile (46 anni), figlio di Lorenzo e Rosa Campi.         

         

5

1893: fattura dei fratelli Repetto di Lavagna per l’esecuzione di lavori in marmo.

 

6

1874: acquisto per 13,50 lire di una “mezzaluna inverniciata” per l’altare della Madonna del Rosario.

1905: morte di Rina Pedemonte (15 giorni), figlia di Angelo e Anna Casanova.  

 

 

7

1872: acquisto di due sacchi di segatura presso Lorenzo Passano.

1889: morte di Antonio Traverso (81 anni).        

          

8

1871: acquisto di un piccolo aspersorio.

1900: morte di Luigi Pedemonte (4 anni), figlio di Luigi Pedemonte e Vittoria Pedemonte, fratello di Angelo, morto il 4 marzo 1900.

 

9

1888: morte di Maria Serafina Campi (4 mesi), figlia di Luigi e Caterina Ronco.

1926: acquisto palme.

 

10

1893: matrimonio tra Pietro Napoli e Virginia Pedemonte.

1903: morte di Maria Modesta Barbieri (9 mesi), figlia di Giovanni Battista e Colomba Parodi.

 

 

11

1825: nascita di Paola Lavagetto.

 

12

1887: morte di Rosa Pedemonte (74 anni).

13

1807: il fabbro Giovanni Semino consegna una chiave lavorata per la cassa delle anime del purgatorio.

 

14

1818: matrimonio tra Domenico Agostino Spalazzo e Geronima Grondona.

 

15

1850: matrimonio tra Nicolò Rebora e Rosa Comotto.

 

16

1839: nascita di Anna Giovanna Corte.

 

17

1844: nascita di Maria Consolata Pedemonte.

 

18

1807: riparazione dell’orologio della chiesa parrocchiale.

1891: morte di Linda Sacco (18 anni), figlia di Giovanni Battista.           

   

19

1860: matrimonio tra Biaggio Porcile e Cattarina Pedemonte.

1868: acquisto per 5,80 lire di fiori freschi e palme.

 

20

1906: morte di Maria Pedemonte (14 anni), figlia di Giovanni Battista e Maria Frixione.

1931: acquisto di un battaglio per la campana maggiore della chiesa parrocchiale.

 

21

1862: aggressione davanti alla chiesa.

1895: matrimonio tra Francesco Grone e Rosa Emilia Ronco.

 

22

1815: nascita di Maria Pedemonte.

1900: morte di Domenico e Giuditta Cereseto (2 giorni), figli di Angelo e Rosa Passano, gemelli di Angela, destinata a morire il 10 maggio 1900.                 

     

23

1822: matrimonio tra Giuseppe Noli e Rosa Gallino.

1865: compenso di Lire 62,10 corrisposto al Padre Felice per la predicazione quaresimale.

1886: morte di Vittoria Pedemonte (10 giorni), figlia di Luigi e Vittoria Pedemonte.            

1891: morte di Settimio Profumo (21 mesi), figlio di Luigi.     

   

24

1827: nascita di Maria Morasso.

1886: morte di Emilia Oliva (6 anni), figlia di Bartolomeo e Luisa Parodi.     

                   

25

1792: nascita di Natale Richino.

 

26

1831: nascita di Cecilia Roncallo.

 

27

1891: matrimonio tra Giacomo Caminati e Carmela Parodi.

1905: morte di Ernesta Parodi (un giorno), figlia di Angelo e Giuseppa Dapelo.

 

28

1847: matrimonio tra Tomaso Ulcese e Caterina Pedemonte.

1886: morte di Angelo Porcile (58 anni), figlio di Francesco.           

     

29

1844: matrimonio tra Giorgio Pedemonte e Angela Risso.

1902: morte di Luigi Ernesto Frixione (7 mesi), figlio di Agostino.

 

30

1892: matrimonio tra Giuseppe Carlini e Maria Casanova.

1896: morte di Enrico Timolati (un anno), figlio di Dante.                      

1896: morte di Ottavio Meirana (39 anni), figlio di Antonio e Rosa Marchese.     

 

               

 

 

 

 

Maggio

 

 

1

1896: morte di Antonio Luigi Comotto (18 giorni), figlio di Giovanni Battista e Teresa Passano.            

1923: lavori del fabbro ferraio Settimio Roncallo.

 

2

1937: pagamento di 22 lire come supplemento della Messa festiva delle ore 9.

 

3

1794: nascita e morte di un bimbo (l’atto di Battesimo, amministrato dalla levatrice, non presenta il nome) figlio di Giuseppe Grasso e Teresa Napoli, già genitori di Colomba, nata nel 1789.

1796: nascita di Francesco Corte.

 

4

1904: acquisto di una pianeta di raso bianco ricamata su seta.

 

5

1884: morte di Colomba Frixione (circa un anno), figlia di Carlo e Anna Meirana.                      

1897: morte di Rosa Bevegni (76 anni).

 

6

1868: corresponsione di 30 lire al pittore Alessandro Panaro per il quadro di San Luigi.

1841: nascita e morte di un bimbo (l’atto di Battesimo, amministrato dalla levatrice Argentina Comotto, non presenta il nome) figlio di Francesco Campi, contadino, e Paola Pedemonte.

 

7

1817: nascita di Geronima Pedemonte.

1841: morte dopo un’ora di vita del figlio di Francesco Campi e Paola Pedemonte, destinata a morire pochi giorni dopo.

 

8

1910: acquisto di candele presso la ditta G.B. Zambelli di Rivarolo.

 

9

1787: nascita di Giacomo Comotto.

1893: morte di Maria Serafina Corte (un giorno), figlia di Stefano e Rosa Pastorino.                      

1905: morte di Angela Pedemonte (6 anni), figlia di Angelo e Anna Casanova.    

 

 

10

1883: morte di Rosa Porcile (23 anni)..

1900: morte di Angela Cereseto (14 giorni), figlia di Angelo e Rosa Passano, gemella di Domenico e Giuditta, morti il 22 aprile 1900.     

                         

11

1826: nascita di Rosa Pedemonte.

 

12

1821: nascita di Giacomo Pedemonte.

 

13

1925: acquisto del “registro dei morti” per l’archivio.

 

14

1791: nascita di Margherita Pedemonte.

 

 

15

1788: nascita di Maria Grone.

1894: morte di Mario Pedemonte (2 anni), figlio di Francesco.           

                         

16

1793: nascita di Barbara Pedemonte.

 

17

1829: nascita di Maria Rosalia Crosa.

 

18

1831: nascita di Giovanni Sacco.

1863: nascita e morte di una bimba (l’atto di Battesimo, amministrato dalla levatrice Teresa Comotto non presenta il nome) figlia di Gio Batta Torre e Anna Pedemonte, entrambi contadini.

1904: morte di Angela Pedemonte (40 anni), figlia di Giuseppe e moglie di Lorenzo Pedemonte, due giorni dopo aver dato alla luce Angela, sua settima figlia.       

                                                         

19

1938: pagamento di 350 lire al predicatore della Quaresima.

 

20

1768: nascita di Pasquale Grone.

1838: morte di Michele Comotto (6 giorni), figlio di Sebastiano e Teresa Lombardo.

1847: nascita di Gio’ Batta Giovanni Cereseto.

1894: morte di Giovanni Battista Masnata (8 anni) di Antonio.        

 

 

21

1795: nascita di Barbara Caterina Pedemonte

1843: nascita e morte di un/a bimbo/a (l’atto di Battesimo, amministrato dalla levatrice, non specifica il genere) figlio/a di Giovanni Travi, vetturale, ed Angela Lavagetto.

 

22

1672: nascita di Giovanni Stefano Pedemonte.

 

23

1869: acquisto di una cornice dorata al quadro di S. Bartolomeo.

1900: morte di Mosè Pedemonte (8 giorni), figlio di Giovanni Battista e Virginia Pedemonte, gemello di Samuele, destinato a morire il giorno dopo.

1902: morte di Giuseppe Nicola Frixione (13 giorni), figlio di Carlo.

 

24

1820: matrimonio tra Gio’ Batta Carena e Maria Teresa Comotto.

1843: morte di Angelo Giacomo Pedemonte (1 anno e 8 mesi), figlio di Giacomo, vetturale, e Argentina Meirana.

1900: morte di Samuele Pedemonte (9 giorni), figlio di Giovanni Battista e Virginia Pedemonte, gemello di Mosè, morto il giorno prima.

 

 

 

25

1824: nascita di Giovanni Ronco.

 

 

26

1892: morte di Luigi Bribò (un anno), figlio di Giuseppe e Maria Bignone.                        

1902: morte di Giuseppa Ghiglino (22 anni), figlia di Giuseppe.

1904: pagamento per lavori di marmo.

 

27

1886: nascita di Rodolfo Colombo Cereseto

1903: morte di Giacomo Pedemonte (12 anni), figlio di Luigi e di Geronima Brassesco.    

          

28

1883: morte di Clotilde Pedemonte (11 giorni), figlia di Francesco e Maria Noli.                

1888: morte di Caterina Rombo (47 anni), figlia del fu Francesco.                        

1892: consegna di una lapide da parte dello “stabilimento di ardesie e marmi dei fratelli Repetto fu Giuseppe di Lavagna”.

 

29

1856: nascita di Antonio Comotto.

 

 

30

1920: trasporto dello stendardo della congregazione delle figlie di Maria al Santuario della Vittoria.

 

31

1896: acquisto di 6 “illuminazioni barocche”.

 

 

 

 

Giugno

 

 

 

1

1807: l’orefice Ambrogio Figari procede all’indoratura di un calice.

1874: dono di 55 lire alla Parrocchia da parte degli sparatori dei mortaretti.

 

2

1773: matrimonio tra Francesco Badino e Caterina Pedemonte.

 

3

1788: nascita di Angela Oliva.

1894: morte di Luigi Felice Cassissa (5 anni), figlio di Costantino.     

 

4

1893: lavori di “pittura d’ornato” eseguiti dal pittore Federico Gavazzo.

1899: morte di Antonio Carmelo Rossella (6 giorni), figlio di Stanislao.  

1901: morte di Luisa Ronco (8 anni e 11 mesi), figlia di Giovanni.

 

5

1873: corresponsione di 7 lire al predicatore per la festa di S. Antonio da Padova.

 

6

1873: entrata di lire 7,20 per le candele distribuite alla processione del Corpus Domini.

 

7

1868: corresponsione di 16,80 lire ad Angelo Casanova per l’acquisto di “due some di calcina, mattoni e chiapelle” per la cucina della canonica.

 

8

1800: nascita di Antonio Comotto.

 

9

1901: pagamento al pittore Raffaele Besio per “lavori in affresco”nella chiesa parrocchiale.

 

10

1569: matrimonio tra Bartolomeo Comotto e Caterinetta Pedemonte.

1882: morte di Rachele Roncallo (circa 2 anni), figlia di Giovanni Battista e Rosa Frixione.      

 

 

11

1755: nascita di Teresa Travi.

1897: morte di Giovanna Maria Rossella (un mese), figlia di Stanislao e gemella di Maria Elisa, destinata a morire due giorni dopo.

 

12

1900: acquisto di candele.

 

13

1872: corresponsione di un onorario di 6 lire al panegirista nella funzione di Sant’Antonio da Padova.

1897: morte di Maria Elisa Rossella (un mese e 2 giorni), figlia di Stanislao e gemella di Giovanna Maria, morta due giorni prima.                  

1902: morte di Filomena Torazza (21 anni), figlia di Giovanni.        

 

 

14

1876: nascita di Francesco Pedemonte.

 

15

1865: entrata di 21 lire per candele prestate nella processione del Corpus Domini.

 

16

1874: ricevimento da Francesco Comotto di una pigione del ricettacolo in San Rocco (9 lire).

 

17

1872: acquisto di mezzo sacco di segatura da Giovanni Parodi.

1898: morte di Angelo Rossella (28 giorni), figlio di Stanislao.         

               

18

1870: effettuazione di “ristori” (restauri) ai tetti della chiesa, della canonica, dell’oratorio, della dottrina ed anche della casa dei preti con contestuale pagamento dei lavoratori.

1894: morte di Romolo Francesco Giuseppe Musso (2 mesi), figlio di Alfredo.

 

19

1791: nascita di Maria Rosa Ronco.

 

20

1873: entrata di 2 lire per cessione di uno scalino al muratore Francesco Comotto

1886: morte di David Noli (neonato), figlio di Luigi e Teresa Roncallo.

 

21

1778: matrimonio tra Biagio Porcile e Anna Maria Cambiaso.

1897: morte di Eduardo Luigi Parodi (3 mesi), figlio di Carlo e Luisa Gallino.                  

1902: morte di Sabina Gallino (7 giorni), figlia di Luigi.              

                                    

22

1883: morte di Giuseppa Teresa Pedemonte (2 anni), figlia di Luigi e Geronima Bracesco.        

1893: restauro di quadri.

 

 

23

1812: nascita di Margherita Pedemonte.

 

24

1778: nascita di Giovanni Battista Comotto.

1871: ricevimento di un compenso di 2 lire per la cera usata nella cappelletta Croce di Vie.

 

25

1816: nascita di Giovanni Corte.

1909: morte di Giuseppe Cerutti (un giorno), figlio di Rodolfo e Maria Luisa Medicina.      

          

26

1919: viaggio a Genova della Congregazione delle figlie di Maria.

 

27

1688: nascita di Angelo Pietro Pedemonte.

1855: morte, subito dopo la nascita, di una bimba (l’atto di Battesimo, amministrato dalla levatrice Margherita Pedemonte, non presenta il nome) figlia di Angelo Casanova, contadino, e Celeste Pedemonte, sarta.

 

28

1932: pagamento di 200 lire per “lampadine sepolcro festa Annunziata e Sant’Antonio”.

 

29

1901: pagamento di giornate di lavoro a muratori e manovali.

 

30

1817: matrimonio tra Geronimo Casarino e Teresa Oliva.

 

 

 

 

 

 

 

 

Luglio

 

 

1

1889: matrimonio tra Luigi Comotto e Anna Pedemonte.

 

2

1871: consegna delle offerte raccolte dai fabbricieri per la funzione del Carmine.

 

3

1599: matrimonio tra Andrea Comotto e Angeletta Ronco.

 

4

1869: raccolta di Lire 48,55 per la funzione del Carmine.

1869: grano venduto all’incanto a Rocco Pedemonte.

 

5

1874: entrata di 30 lire derivante dalla “limosina” (elemosina) del grano.

 

6

1899: matrimonio tra Luigi Cambiaso e Santa Caterina Ronco.

 

7

1901: indoratura del cornicione della navata centrale della chiesa parrocchiale.

 

8

1865: nascita di Anna Pedemonte.

 

9

1825: nascita di Giacomo Carbone.

1895: morte del sacerdote Giovanni Battista Boraggini, arciprete della chiesa Santa Maria Assunta di Rivarolo Ligure.

 

10

1808: riparazione della croce del campanile della chiesa parrocchiale.

 

11

1845: nascita di Gio’ Batta Pedemonte.

 

12

1901: pagamento alla ditta G.B. Zambelli per fornitura di candele.

 

13

1821: nascita di Maria Oliva.

 

14

1792: nascita di Maria Geronima Pedemonte.

 

15

1854: nascita di Angelo Davide Cereseto.

 

16

1933: la banda di Certosa suona alla festa del Carmine.

 

17

1827: matrimonio tra Illuminato Comotto e Maria Cereseto.

1853: corresponsione di 100 lire per la Messa del Carmine.

 

18

1902: morte di Paola Pedemonte (80 anni), figlia di Andrea.

1937: pagamento di 83 lire per bibite durante la processione.

1937: pagamento di 350 lire per banda di Valleregia.

 

19

1895: acquisto di due lampadi cesellati stile barocco di metallo argentato.

 

20

1710: nascita di Anna Maria Pedemonte.

1848: nascita di Maria Argentina Comotto.

 

 

21

1874: corresponsione di un compenso di 10 lire al predicatore per la festa del Carmine.

 

22

1600: matrimonio tra Andrea Ronco e Giulia Pedemonte.

 

23

1893: pagamento di un acconto a “Luigi Carpi – indoratore in mobili di lusso stucchi ed arredi di chiesa” per lavori eseguiti all’altare di Nostra Signora del Rosario nella chiesa parrocchiale.

1900: morte di Anna Ronco (5 anni e 8 mesi), figlia di Giuseppe.

 

24

1771: matrimonio tra Gaetano Pedemonte e Barbara Pedemonte.

 

25

1901: acquisti presso “Domenico Navarina – vetri cristalli e specchi”.

 

26

1789: nascita di Maria Sabina Frexone.

 

27

1830: nascita di Giuseppe Campi.

 

28

1850: pagamento al muratore Pratolungo di Genova per le spese ed il disturbo di un pavimento che si voleva fare.

1900: morte di Petrina Pedemonte (19 giorni), figlia di Sebastiano.

1901: morte di Anna Maria Comotto (un anno e 7 mesi), figlia di Giovanni Battista.

 

29

1853: acquisto di ostie per lire 8,18.

1901: morte di Giuseppa Cereseto (11 anni), figlia di Angelo. 

 

30

1931: riparazione del tetto della chiesa.

 

31

1894: lavori di indoratura sull’altare di Nostro Signore Gesù Cristo nella chiesa parrocchiale.

1898: morte di Maria Magnanego (5 mesi), figlia di Giuseppe.

1909: morte di Luigi Morando (7 mesi), figlio di Matteo e Emilia Picollo.

 

 

 

 

Agosto

 

 

1

1854: matrimonio tra Bernardo Ratto e Giovanna Corte.

 

2

1910: acquisto di nastro bianco per lo stendardo della Congregazione delle Figlie di Maria.

 

3

1837: nascita di Rosa Richino.

 

4

1908: pagamento a Luigi Picasso di 550 lire come rata per le campane di San Rocco.

1920: fornitura di materiale e manodopera da parte di “Terrile Antonio cesellatore”.

 

5

1909: riparazione dello scaffale della sacrestia di San Rocco.

 

6

1907: morte di Angela Pozzuolo (7 anni), figlia di Luigi.

1936: raccolte lire 653,70 per la festa del Carmine e 817,35 per la festa di San Rocco.

 

7

1768: matrimonio tra G. B. Ricchino e Rosa Comotto

1797: l’architetto genovese Gaetano Cantoni, chiamato dal parroco Giacomo Pedemonte, redige una perizia “per l’accomodo della chiesa”.          

1909: morte, all’età di un anno e quattro mesi, di Mario Luigi Frixione, ottavo figlio di Agostino e Virginia Pedemonte.

1934: raccolta di 934,65 lire per la festa del Carmine.

 

8

1903: acquisto di blocchetti di numeri per lotterie.

 

9

1859: nascita di Lorenzo Pedemonte.

 

10

1774: nascita di Rosa Travi.

1908: morte di Mario Guinazzi (4 mesi), figlio di Francesco e Clementina Pedemonte.

 

11

1894: sistemazione delle vetrate di San Rocco.

 

12

1926: riparazione dell’orologio del campanile della chiesa parrocchiale.

 

13

1808: acquisto di quattro candelieri di “legno inargentati”.

 

14

1854: acquisto di corda per “la campana grossa” della chiesa parrocchiale

1908: morte di Vittorio Angelo Marzi (un anno), figlio di Saverio e Fortunata Gallino.

 

15

1807: acquisto della polvere per lo sparo dei mortaretti alla vigilia di San Rocco.

 

16

1932: pagamento di 500 lire per la banda musicale per la festa di San Rocco.

 

17

1781: nascita di Rocco Pedemonte.

 

18

1873: entrata di 84,32 lire per raccolta del grano in denari quartiere chiesa (inoltre entrata di 36,56 lire per raccolta nei quartieri Casale e Pernecco).

1904: morte di Giovanni Battista Torre (un anno), figlio di Giuseppe e di Luisa Ghilione.     

           

19

1818: nascita di Francesco Comotto.

1905: morte di Giovanni Noli (10 anni), figlio di Luigi.

 

20

1778: nascita di Giuseppe Pedemonte.

 

21

1777: nascita di Giuseppe Travi.

 

22

1905: morte di Maria Luisa Cereseto (4 anni), figlia di Angelo.

1928: acquisto di 4 vetri nuovi per San Rocco.

 

23

1740: morte di Maddalena Pedemonte (80 anni).

1867: nascita di Rosa Maria Paola Petronio.

 

24

1927: pagamento di 1320,60 lire alla ditta Cassassa per addobbi e luminarie per la festa di San Rocco.

 

25

1930: riparazione del crocifisso dell’altare della chiesa parrocchiale.

 

26

1876: nascita di Giuseppe Ratto

1909: morte di Maria Lavagetto (un mese), figlia di Giuseppe e Teresa Poirè.

 

27

1903: spedizione alla stazione di Bolzaneto di materiale da parte dei “Fratelli Repetto marmi e ardesie” di Lavagna.

 

28

1872: pagamento di tasse e sovrimposte (per lire 16,86) per fabbricati e terreni.

1907: morte di Marcellina Porcile (poco dopo la nascita), figlia di Luigi.

 

29

1791: nascita di Giovanni Giacomo Pedemonte.

 

30

1821: nascita di Angelo Porcile.

 

31

1795: nascita di Natale Pedemonte

1928: fornitura di materiale vario per la cappella di San Rocco da parte della ditta “Pedemonte Luigi” di Pontedecimo.

 

 

 

 

Settembre

 

 

1

1600: matrimonio tra Luca Sobrero e Angelica Pedemonte.

 

2

1901: morte di Ernesto Rossella (2 mesi), figlio di Stanislao.

1903: morte di Giulio Pedemonte (8 mesi), figlio di Agostino e della fu Maria Patrizio.

1903: preventivo dei fratelli Repetto di Lavagna “marmi e ardesie” per un altare dedicato a sant’ Antonio.

 

3

1601: matrimonio tra Antonio Boccardo e Caterina Campi.

 

4

1871: ricevimento di Lire 64,80 per il grano venduto all’incanto ad Andrea Pedemonte

1908: morte di Luigi Carozzino (8 mesi), figlio di Antonio e della fu Ines Maggi.

 

5

1901: morte di Caterina Repetto (1 anno), figlia di Gioacchino.                                        

1927: acquisto di vino presso l’”Antica trattoria del Gelsomino”.

 

6

1871: ricevimento di 12 lire da parte di Antonio Pedemonte per la pigione, relativo all’anno 1870, del bosco Balansella (pigione condonata della metà “pel danno dato dalla grandine”).

 

7

1752: nascita di G.B. Travi.

 

8

1821: nascita di Francesco Pedemonte.

 

9

1674: nascita di Stefano Pedemonte.

 

10

1887: matrimonio tra Francesco Grasso e Virginia Lavagetto.

1889: morte di Virginio Pedemonte (11 mesi), figlio di Sebastiano e Teresa Favareto.

1897: morte di Cristina Pedemonte (4 anni), figlia di Giovanni Battista e Virginia Pedemonte.        

 

    

11

1874: corresponsione di un compenso all’orefice Bancalari per i nuovi turibolo e navicella.

 

12

1772: nascita di Cipriano Travi.

 

13

1842: nascita e morte di una bimba (l’atto di Battesimo, amministrato dalla levatrice Margherita Pedemonte, non presenta il nome) figlia di Gio Batta Campi, contadino, e Teresa Ronco.

1894: consegna dell’altare per la chiesa parrocchiale da parte dello “Stabilimento di ardesia e marmi dei Fratelli Repetto di Lavagna”.

 

14

1903: offerta di 14 lire per la “fiera di beneficenza”.

 

15

1794: nascita di Teresa Pedemonte.

 

16

1806: nascita di Maria Teresa Pedemonte.

 

17

1900: acquisto di ardesie.

 

18

1895: pagamento per vari lavori ai fratelli Repetto di Lavagnastabilimento di ardesie e marmi”.

 

19

1813: nascita di Cesare Comotto.

 

20

1767: matrimonio tra Giovanni Battista Pedemonte e Teresa Grone.

1889: morte di Nicoletta Passano (36 anni), figlia di Pietro e Rosa Comotto.

 

21

1938: secondo giorno del pellegrinaggio al Santuario di Oropa.

 

22

1872: raccolta di uva.

 

23

1906: pagamento a Luigi Picasso di 1000 lire come rata per le campane di San Rocco.

 

24

1853: matrimonio tra Luigi Rossi e Teresa Ronco.

 

25

1836: nascita di Giovanni Frixone.

1897: morte di Francesco Casanova (74 anni), figlio di Tomaso.        

                        

26

1828: nascita di Giovanni Campi.

1900: morte di Teresa Frixione (68 anni), figlia di Agostino.        

27

1828: nascita di Maria Teresa Comotto.

28

1867: entrata di 182,5 lire per “fitto sedie a tutto detto giorno”.

1892: morte di Antonio Pietro Frixione (14 giorni), figlio di Carlo.                    

29

1747: nascita di Michele Pedemonte, figlio di Pietro Paolo.

1895: lavori di stucco e pittura nella cappella di N. S. Signora del Carmine.

 

30

1864: nascita di Cecilia Pedemonte.

1900: morte di Caterina Parodi (63 anni), figlia di Luigi.

 

 

 

 

 

 

Ottobre

 

 

1

1895: morte di Emilia Comotto (5 anni e 8 mesi), figlia di Luigi e Anna Pedemonte.

1930: pagamento di 105 lire alla ditta Casazza per lampadine.

 

2

1870: ricevimento di una quota del grano venduto all’incanto a Giovanni Poggi.

31883: morte di David Natale Ghiglino (6 giorni), figlio di Stefano e Maria Cambiaso.

1892: lavori di pittura nella volta della chiesa parrocchiale.           

  

4

1871: “Fatta tingere in nero una pianeta verde superflua”

1907: morte di Caterina Passano (17 anni) figlia di Edoardo e Teresa Ronco.   

                  

5

1873: ricevimento di una quota sulla “limosina delle castagne in denari 15”.

 

6

1717: nascita di Simone Pedemonte.

 

7

1870: corresponsione di 36 lire a Gio’ Batta Ricchino per l’acquisto di due dozzine di sedie.

 

8

1905: pagamento a Luigi Picasso di una rata di 1000 lire “sulle campane fuse per la cappella di San Rocco”.

 

9

1792: nascita di Teresa Oliva.

1891: morte di Modesta Porcile (9 anni), figlia di Nicola e Luisa Meriana.   

               

10

1869: entrata di 3 lire ricavata dalla vendita all’incanto di due polli.

 

11

1820: nascita di Rosa Passano.

 

12

1794: nascita di Caterina Pedemonte.

1889: morte di Antonio Parodi (11 mesi), figlio di Giovanni Battista e Angela Bribò.            

1892: morte di Giovanni Battista Lavagetto (1 anno), figlio di Giovanni.   

                                   

13

1872: entrata di lire 2,25 per gallo venduto all’incanto.

1890: morte di Gioliva Banchero (11 mesi), figlia di Agostino e Rosa Fresia.

 

 

14

1659: nascita di Angelica Comotto.

1754: nascita di Angela Maria Comotto.

1795: nascita di Giovanni Pedemonte.

 

15

1780: nascita di Giovanni Giuseppe Pedemonte.

1995: Peregrinazione delle reliquie di San Rocco nel Santuario di Pedemonte.Mons. Luigi Noli celebra la messa delle ore 18 con un’omelia che ha come tema “San Rocco che dice che cosa ha fatto del suo corpo”.

 

16

1909: pagamento a Luigi Picasso di 400 lire come rata per le campane di San Rocco.

 

17

1825: nascita di Maria Campi.

1884: morte di Ambrogio Campora (neonato), figlio di Francesco e Vittoria Ronco.        

      

18

1868: vendita di castagne all’incanto.

1904: morte di Lorenzo Ghiglino (26 anni), figlio del fu Antonio e di Luisa Torre.         

         

19

1853: nascita di Francesco Cassissia.

1893: morte di Michele Mario Musso (3 anni), figlio di Antonio e Sabina Rossi.

 

20

1930: acconto per l’acquisto di un aspirapolvere.

 

21

1855: nascita di Giuseppe Bribò.

 

22

1671: nascita di Giovanni Battista Pedemonte.

 

23

1895: pagamento a Federico Gavazzo per lavori alla cappella di N.S. del Carmine.

 

24

1769: matrimonio tra Giacomo Mignanego e Maria Isabella Canepa.

1785: nascita di Maria Teresa Badino.

1873: dono di pia persona (per lire 4,30).

1883: morte di Teresa Morgavi (2 anni), figlia di Giovanni Battista e Anna Agosti.          

1987: morte di Don Giacomo Vigo, parroco di Pedemonte per 37 anni.

 

25

1820: nascita di Rosa Lagorio.

 

26

1871: nascita di Andrea Sacco.

 

27

1894: matrimonio tra Francesco Stefano Parodi e Maria Celeste Dellepiane.

1900: l’ingegner Lodovico Massucco, fornisce un preventivo per eventuali lavori alla chiesa parrocchiale.

 

28

1725: nascita di Giovanni Travi.

2007: intitolazione del ponte di San Rocco a Don Giacomo Vigo.

 

29

1812: nascita di Emilia Cereseto.

 

 

30

1676: nascita di Giovanni Maria Pedemonte.

1894: morte di Vincenza Noli (75 anni), figlia di Giacomo.

 

31

1788: nascita di Maria Teresa Pedemonte.

1921: bolletta dei “Fratelli Badino & C. – distribuzione energia elettrica” per un ammontare di £ 71,20.

 

 

 

 

 

 

 

Novembre

 

 

1

1849: nascita di Gaetano Pedemonte.

1888: nascita di Luigi Giovanni Carozzino.

 

2

1870: “pagate 51 lire al ferraio Giovanni Roncallo per ferri e lavori”.

 

3

1680: nascita di Angela Maria Frisione.

 

4

1794: nascita di Angelo Passano.

 

5

1892: restauro della balaustra della chiesa parrocchiale.

1902: morte di Giuseppa Berri (8 anni), figlia di Giulio.         

                

6

1713: nascita di Maria Caterina Pedemonte.

 

7

1681: nascita di Maria Geronima Pedemonte.

 

8

1667: nascita di Bernardo Grone.

1897: morte di Rosa Pedemonte (7 mesi), figlia di Angelo.     

 

9

1810: nascita di Francesco Pedemonte.

 

10

1679: nascita di Anna Pedemonte.

 

11

1844: nascita di Martino Bartolomeo Frixone.

 

12

1865: ricevimento di 65 lire ricavato dalla questua delle castagne.

 

13

1869: pagamento di 4,45 lire per il trasporto dell’orologio da Bolzaneto a Recco in via ferrata.

 

 

14

1868: acquisto di olio per le campane (lire 1).

 

15

1870: nascita di Angelo Carlini.

 

16

1817: consegna di una porta nuova per la casa del curato.

 

17

1883: nascita di Giovanni Battista Carozzino.

 

18

1768: nascita di Maria Travi.

 

19

1836: nascita di Gio’ Batta Corte.

 

20

1795: nascita di Maria Lavagetto.

1882: morte di Giuseppe Carozzino (un anno), figlio di Giuseppe e Rosa Torre.    

1885: morte di Giuseppe Lavagetto (neonato), figlio di Giovanni e Maria Travi.    

 

 

21

1661: nascita di Giulia Comotto.

 

22

1807: acquisto di 27 libbre di cera sopraffina.

1893: morte di Luigi Ernesto Passano (8 anni), figlio di Angelo e della fu Maria Pedemonte.        

  

23

1670: nascita di Stefano Pedemonte.

1897: morte di Teresa Gallino (74 anni), figlia di Giuseppe.       

                                     

24

1787: nascita di Caterina Lagorio.

1892: morte di Bartolomeo Vaucheri (88 anni).

 

25

1795: nascita di Rosa Frexone.

1892: morte di Giovanni Battista Marini (un anno), figlio di Angelo.

1908: morte di Angelo Ronco (6 mesi), figlio di Giuseppe.

 

26

1863: nascita di Maria Celeste Ronco.

 

27

1767: pagamento di 100 lire a Felice Piccaluga (figlio di Filippo) per l’acquisto dell’organo della Chiesa parrocchiale.

 

28

1682: nascita di Giovanni Andrea Frisione.

1882: morte di Teresa Richino (23 anni), figlia di Giovanni Battista e Caterina Pedemonte.

1888: morte di Antonio Pedemonte (40 giorni), figlio di Stefano e Maria Passano.

 

29

1828: nascita di Paolo Andrea Frixone.

 

30

1677: nascita di Giovanni Andrea Pedemonte.

 

 

 

 

 

 

Dicembre

 

 

1

1678: nascita di Maria Frisione

1890: morte di Mario Domenico Pedemonte (8 giorni), figlio di Angelo Pedemonte e Dionisia Frixione.

 

2

1822: nascita di Benedetto Lavagetto.

 

3

1932: pagamento di 16 lire per il servizio di guardia notturna.

 

4

1684: nascita di Giovanni Andrea Pedemonte.

 

5

1872: nascita e morte di un bimbo (l’atto di Battesimo, amministrato dalla levatrice non presenta il nome) figlio di Gerolamo Tassistro (fu Stefano) e Rosa Cassissa (fu Angelo).

1888: morte di Luisa Ghiglino (14 anni), figlia di Stefano e Maria Cambiaso.

1907: morte di Pietro Sciamanna (6 mesi), figlio di Raimondo.

1903: morte di Giuseppe Lancellotti (5 mesi), figlio di Germano e della fu Concetta Turriani.    

1928: riparazione della porta della cantina.

 

6

1791: nascita di Caterina Pedemonte.

1900: morte di Teresa Angela Facco (2 mesi), figlia di Giovanni Battista.

 

 

7

1662: nascita di Santino Pedemonte.

 

 

 

8

1675: nascita di Tomaso Pedemonte.

 

9

1665: nascita di Ambrogio Pedemonte.

1907: morte di Maria Teresa Pedemonte (un giorno), figlia di Pietro.

10

1668: nascita di Barbara Pedemonte.

 

11

1884: morte di Rosa Pedemonte (neonata), figlia di Antonio e Teresa Pedemonte.

1928: pagamento al muratore Saverio Mazzi per manodopera e materiale.

 

12

1685: nascita di Giovanni Maria Pedemonte.

 

13

1664: nascita di Anna Maria Lavagetto.

1889: morte di Francesco Pedemonte (un anno e mezzo), figlio di Natale e Rosa Semino.            

 

 

14

1861: nascita di Giovanna Torre.

1929: bolletta dell’”Esattoria consorziale di Bolzaneto” relativa all’”Imposta Fabbricati”.

 

15

1687: nascita di Giovanni Tomaso Grone.

1881: morte di Francesco Carlini (circa 3 anni), figlio di Luigi e Rosa Passano.  

 

 

16

1924: acquisto di cerini per accendere le candele.

 

17

1840: nascita di Angelo Giuseppe Pastorino.

1888: morte del sacerdote Domenico Pedemonte (75 anni), figlio di Giuseppe e Francesca Lagorio.      

1908: morte di Maria Cassissa (5 anni), figlia di Antonio.    

 

 

18

1683: nascita di Michele Angelo Corte.

 

 

19

1673: nascita di Tomaso Grone.

1901: morte di Domenico Giovanni Roncallo (15 anni), figlio di Giovanni Battista.

1909: morte di Giovanni Battista Risso (un’ora), figlio di Tomaso e Luisa Marini.

 

20

1849: nascita di Rosa Cristina Travi.

1909: morte di Maria Pedemonte (18 anni), figlia di Antonio e Teresa Pedemonte.

 

 

21

1669: nascita di Anna Comotto.

 

22

1660: nascita di Angelica Grone.

 

23

1890: morte di Maria Pia Setti (10 giorni), figlia di Gaetano e Fany Sobrero.

1905: morte di Armando Roncallo (22 mesi), figlio di Settimio e Rosa Parodi.

1931: riparazione del tetto della Chiesa.

 

24

1840: nascita di Natalina Maria Pedemonte.

 

25

1850: nascita di Maria Natalia Fassio.

 

26

1686: nascita di Stefano Pedemonte.

 

27

1666: nascita di Giovanni Agostino Pedemonte.

 

28

1838: nascita di Rosa Morasso.

1898: morte di Luisa Magnanego (23 anni), figlia di Giuseppe.

1913: acquisto di biscotti del Lagaccio e anicini presso la Pasticceria Traverso di Bolzaneto.

 

29

1900: acquisto di legname presso la ditta “Antonio Barabino & figli”.

 

30

1663: nascita di Felice Pedemonte.

1906: morte di Geronima Roncallo (18 anni), figlia di Giovanni e Teresa Ronco.

 

31

1935: riparazione dell’orologio in sacrestia e acquisto di biscotti e vino per fine anno.

 

 

 

 

 

 Pedemonte di Serra Riccò (Genova) - Risseu presso il Santuario di San Rocco

 

 

 

Tracce di Pedemonte

Musica arrivata in treno

 

Tracce di Pedemonte

 

MUSICA ARRIVATA IN TRENO

 

L’organo Mascioni del 1911 nelle carte dell’Archivio Parrocchiale di Pedemonte

 

La prima notizia dell’organo risale al 31 dicembre 1909. Nel registro delle adunanze della Fabbriceria si legge:

“si deliberò di adornare la chiesa di una facciata e di arricchirla di un organo nuovo, per trasportare l’attuale nella cappella di san Rocco e per questo si stabilì di chiamare persona competente, cui affidare l’esecuzione dei suddetti lavori.”

 

Non ci si attivò immediatamente per tali iniziative perché, sempre alla luce dei verbali delle assemblee, ci furono altre priorità nella vita parrocchiale come la preparazione alla visita del vescovo e l’allestimento della festa per Madonna del Carmine.

Quindi, quasi un anno dopo il primo accenno, nell’ottobre 1910 si tornò a parlare dell’organo per il quale era già stato presentato un progetto dalla ditta Mascioni. Mancava soltanto l’assenso della commissione di musica sacra, relativa anche al restauro e al trasferimento a san Rocco del vecchio organo. L’autorizzazione giunse l’8 gennaio 1911 come attesta il documento custodito in archivio.

Tre cedole (datate tra settembre e novembre 1911) delle Ferrovie dello Stato testimoniano i viaggi che l’organo, ancora scomposto nei vari elementi, fece da Laveno (VA) a Bolzaneto.

Il primo ottobre 1911 nell’adunanza di Fabbriceria si decise di chiedere ai parrocchiani un prestito senza interesse “per supplire alle spese del nuovo organo”.

Il 14 ottobre del 1911 venne pagata la prima rata alla ditta. I pagamenti successivi furono difficoltosi come testimoniano le parole di rammarico per i ritardi espresse in una lettera dei Mascioni.

Nell’allestimento del nuovo organo furono coinvolte anche le attività commerciali locali: del materiale fu acquistato nel novembre 1911 presso Settimio Roncallo, fabbro di Pedemonte. Anna Ratto titolare del ristorante “Il Gelsomino” il 4 dicembre 1911 ricevette 350 lire dall’arciprete Ghigliotti “per parte dei fratelli Mascioni” che avevano fatto base nel suo esercizio nei giorni del montaggio dell’organo.

Il 25 marzo del 1912, in occasione dell’Annunciazione, il maestro Giuseppe Conte collaudò il nuovo strumento e ne esaltò le virtù elogiando la ditta Mascioni in un breve scritto. La conservazione di questo documento rappresenta un caso particolarmente fortunato. L’archivio del musicista Giuseppe Conte (1865-1940), che era custodito nella scuola musicale a lui dedicata, fu totalmente distrutto da un’alluvione e quindi l’autografo di Pedemonte è motivo di profonda emozione per i membri dell’istituto che porta il suo nome.

In una ricevuta di pagamento risalente alla fine del 1912 l’azienda costruttrice sottolinea l’urgenza della puntualità nei pagamenti:

“la necessità di fondi, così difficili ad ottenere in questi tempi, ci obbliga ad essere precisi nelle liquidazioni.”

Il saldo definitivo avvenne il 5 marzo 1913 con il versamento da parte del tesoriere della Fabbriceria di 2100 lire alla ditta Mascioni che portò il compenso per l’organo alla somma totale di 10093,60 lire.

 

 

 

 

 Documenti relativi all'organo Mascioni conservati nell'Archivio Parrocchiale di Pedemonte di Serra Riccò (Genova)

 

 

 

 

Tracce di Pedemonte

 

Rintocchi di carta

 

Tracce di Pedemonte

 

 

 

RINTOCCHI DI CARTA

 

 

 

Tracce di campane nell’archivio parrocchiale di Pedemonte di Serra Riccò (Genova)

 

“La voce delle campane è una presenza cara che, da tempo immemorabile, accompagna la vita delle persone e il cammino delle comunità scandendone i momenti più significativi.”1

“Per secoli, quando il campanile era l’unico mezzo di comunicazione, la voce delle campane ha regolato la vita sociale e ha sviluppato un vero linguaggio in codice, capace di comunicare alla comunità ogni evento che la riguardava.”2

“In tempi in cui non esistevano mezzi di comunicazione di massa, le campane svolgevano il ruolo di orologio dell’intera collettività, di richiamo per gli appuntamenti cittadini e di “radio” locale mediante linguaggio in codice musicale, non di rado specifico delle singole comunità.”3

Così avveniva anche nella Pedemonte dell’Ottocento e di inizio Novecento: il suono dei tre “Angelus” giornalieri, oltre ad invitare la popolazione alla preghiera, segnava per gli abitanti al mattino presto il momento del risveglio o dell’inizio delle attività agricole, artigianali o domestiche, a mezzogiorno quello della pausa, alla sera quello del rientro a casa o del termine del lavoro dopo una dura giornata.

Le campane suonavano inoltre in ben precisi momenti della settimana: ogni venerdì pomeriggio alle tre rievocavano la morte di Gesù in Croce (come attesta chiaramente un documento del 1854 dell’Archivio Parrocchiale di Pedemonte) e ogni domenica mattina, nonché nei giorni di festa, chiamavano a raccolta gli abitanti per la Santa Messa.

Ancora, le campane annunciavano alla popolazione importanti eventi quali nascite, battesimi, matrimoni, decessi, funerali, assolvendo così quella funzione di “radio” locale così ben illustrata nella citazione testé riportata.

Veramente si può dire che le campane accompagnavano, scandivano e segnavano i vari momenti della vita dei singoli abitanti e della intera comunità di Pedemonte dell’epoca.

 

 

1G. MERLATTI, Di bronzo e di cielo, Milano, 2009, p. 9

2G. MERLATTI, op. cit., p 59

3G. MERLATTI, op. cit., p. 63

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IL COMPENSO DEL CAMPANARO

                            

L’importanza delle campane a Pedemonte nel secolo XIX è attestata dai numerosi documenti dell’epoca ancora conservati nell’archivio parrocchiale, che ad esse fanno diretto o indiretto riferimento. Sono in particolare i libri dei conti della Parrocchia dell’epoca a rivelare le numerose spese sostenute al riguardo e quindi a dimostrare la cura che è stata sempre prestata per la gestione di tutto ciò che attiene alle campane.

Tra le uscite che compaiono nel libro dei conti del 1854 figura una spesa di Lire 7 e 10 centesimi “per fune corda per la campana grossa”. Tra quelle del 1869, l’acquisto di una fune per le campane, per un ammontare di 7 lire e 40 centesimi.

La materiale operazione di suonare le campane nei vari momenti della giornata e della settimana era infatti affidata ad una specifica figura, quale appunto il campanaro. L’attività era indubbiamente di un certo impegno in quanto richiedeva una costante presenza sul posto, in considerazione della molteplicità delle occasioni in cui le campane dovevano suonare. Legittimamente quindi era previsto un compenso per lo svolgimento di tale mansione.

Così fra le varie spese sostenute dalla Parrocchia nel 1808 risulta anche la corresponsione di una somma di 30 lire al campanaro Bartolomeo Frixone; esaminando ancora il libro dei conti del 1854, si rileva una spesa di 36 lire sostenuta per il compenso annuale versato al campanaro ancora di cognome Frixone (non si può escludere l’esistenza di una dinastia familiare di campanari), ma di nome proprio sconosciuto. A quest’ultimo era stato inoltre riconosciuto un supplemento di 2, 4 lire “per suonare i paternostri al venerdì”; proprio questo dato attesta l’usanza, cui è già stato fatto un cenno in precedenza, del suono delle campane ogni venerdì alle tre del pomeriggio, in commemorazione della morte di Gesù.

La figura del campanaro era chiaramente individuabile ancora nel 1890: dai libri dei conti relativi a tale anno risulta infatti la corresponsione al campanaro (qui non è specificata la sua identità) di un compenso di 100 lire.

 

 

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CAMPANE IN TRIBUNALE

 

Una fornitura di campane è stata al centro di una vertenza che ha visto coinvolta la Parrocchia di Pedemonte al punto da essere addirittura citata in giudizio davanti al Tribunale.

Vale davvero la pena ripercorrere, almeno a grandi linee, la curiosa vicenda.

Dunque, il giorno 11 agosto 1830 la Parrocchia di Nostra Signora di Pedemonte, in persona del Rettore Molto Reverendo Gaetano Castello, acquistava dai Fratelli Bozzoli, fonditori di metalli di Genova, tre campane nuove in bronzo, con tutti gli accessori come dadi di bronzo, battenti, ferri e ceppi; il materiale vario, con i relativi costi, è descritto dettagliatamente nel prospetto nel quale la Parrocchia si dichiarava espressamente debitrice delle spese ivi riportate, per un totale di Lire genovesi 3673,80, pari a Lire nuove di Piemonte 2938,721.

La Parrocchia si impegnava a pagare i fratelli Bozzoli in diverse rate; già in calce al prospetto datato 11 agosto 1830 vi è menzione di due pagamenti in contanti di 400 lire (genovesi) ciascuno, rispettivamente del 31 gennaio e del 16 dicembre 1833, che riducevano il debito a lire genovesi 2873,8: le relative ricevute sono ancora conservate negli archivi parrocchiali.

In una ricevuta di data anteriore a tali ricevute – 13 gennaio 1831 - i fratelli Bozzoli dichiaravano di avere ricevuto una paga acconto di Lire (genovesi) 500 per le “Campane di Bronzo, loro annessi”.

Sempre nel gennaio 1831, esattamente il giorno 17, il Rettore della Chiesa Parrocchiale Molto Reverendo Gaetano Castello, con i Massari della Chiesa (sulla loro funzione e qualità si avrà occasione di tornare fra breve), riconoscevano, con atto denominato “polizza di debito”, ai fratelli Bozzoli, fu Gio’ Batta, dedotto quanto già pagato in acconto, di essere creditori nei confronti di questi ultimi di “Lire nuove di Piemonte duemilanovecentotrentotto e centesimi settantadue”; essi si impegnavano a pagare il debito in rate annuali, “ciascuna delle quali non potrà essere minore di Lire nuove suddette 320, da pagarsi la prima alla fine dell’anno corrente e così le altre d’anno in anno”. Inoltre si obbligavano a pagare “all’epoca di ciascuna rata” l’interesse del cinque per cento all’anno (subito dopo, peraltro, era inserita una clausola secondo la quale gli interessi sarebbero stati pagati solo in caso di mancato pagamento della rata pattuita annuale).

Come si è già detto, risultano ancora le due ricevute di pagamento del 1833; in seguito la Parrocchia interrompeva i versamenti ai fratelli Bozzoli, come conferma una successiva dichiarazione del 1843 (sulla quale si avrà modo di tornare), a chiusura della vertenza.

Si arriva dunque al 1838, quando “nanti l’Illustrissimo Tribunale di Prefettura”tale Lorenzo Podestà, non in proprio ma nella qualità di “stralciario della cessata Ragione di Commercio sotto nome di Giuseppe e Giovanni Fratelli Bozzoli”,proponeva, in relazione alla fornitura di campane di bronzo, la causa contro “Li Signori: Reverendo Gaetano Castello Rettore della Parrocchia di Nostra Signora di Pedemonte e i suoi Massari, ed il Signor Antonio Tealdi, Sindaco del Comune di Serra”.

Si ritiene opportuno a questo punto formulare una breve disamina a proposito dei soggetti protagonisti della causa.

Si è appena visto che il ricorrente Lorenzo Podestà agiva nella qualità di “stralciario”; si trattava di un soggetto, paragonabile all’odierno liquidatore, incaricato di regolare e definire i rapporti giuridici alla chiusura di esercizio di una società, di una ditta o di un ente; quale era appunto nella fattispecie la “cessata” Ragione di Commercio dei Fratelli Bozzoli (peraltro, l’espressione “Ragione di Commercio” oggi non è più in uso nel linguaggio del diritto commerciale).

Tra i compiti dello “stralciario” vi era senz’altro quello di recuperare i crediti vantati dall’ente commerciale e maturati durante gli anni di esercizio effettivo dell’attività, se del caso ricorrendo per le vie giudiziarie. Ed è proprio ciò che aveva fatto nella fattispecie il Signor Podestà, dopo avere consultato i libri ed i registri della cessata Ragione di Commercio, dai quali risultava sicuramente il parziale inadempimento nel pagamento della fornitura delle campane da parte della Chiesa di Pedemonte e quindi il credito vantato nei confronti di quest’ultima: ciò trova conferma nel fatto che fra i documenti prodotti in giudizio dal Podestà a sostegno della propria domanda vi era anche l’estratto di conto dei libri dell’ente.

Quanto ai soggetti convenuti in giudizio, è facilmente comprensibile il motivo della citazione del Rettore Molto Reverendo Gaetano Castello: egli impersonava la Chiesa parrocchiale, in termini simili, se non analoghi, a quanto avviene oggi con il Parroco, che riveste la carica di legale rappresentante della Parrocchia che amministra. Peraltro il Rettore Castello era stato chiamato anche “in nome proprio”, come disponeva il Tribunale nella citazione a giudizio del 1° febbraio 1938.

Oltre al Rettore, erano stati citati in giudizio anche i Massari e il Sindaco.

I Massari erano gli amministratori del patrimonio della Parrocchia e costituivano nel loro insieme la Masseria, ovvero l’organo preposto all’amministrazione del patrimonio della Parrocchia e alla gestione degli affari.

Massaro” era infatti il nome dato anticamente ad amministratori di vario genere2, compresi i Fabbricieri (del tutto analogamente, “Masseria” corrisponde a Fabbriceria: del resto, in alcuni documenti relativi alla presente vertenza si fa riferimento alla “Fabbriceria”; i due termini erano dunque usati sostanzialmente come sinonimi).

Il Sindaco era stato citato in giudizio non per tale specifica carica ma quale Massaro di diritto, come si evince inequivocabilmente dalla lettura di alcuni atti del procedimento giudiziario in oggetto.

A fondamento della propria “supplica” (così veniva definita la domanda proposta al Tribunale) il Signor Lorenzo Podestà deduceva il parziale inadempimento della Parrocchia rispetto agli impegni assunti nel contratto di vendita del 1830 e nella successiva polizza del 1831; rilevava che i Massari e il Rettore “pagarono alcuni acconti, rimanendo però reliquatari debitori di Lire 2637 (si intendono qui, come negli altri atti giudiziari, lire piemontesi: siamo nell’ambito delle forme solenni di una causa davanti al Tribunale e quindi negli atti si doveva evocare la moneta ufficiale del Regno) e che a nessun risultato avevano portato portavano le varie “sollecitazioni e premure” (assimilabili a quelle che oggi si possono definire diffide al pagamento, che spesso precedono la proposizione della causa giudiziaria).

Il Signor Podestà chiedeva quindi che il Tribunale disponesse la citazione in giudizio dei convenuti e che condannasse questi ultimi “a dover dare e pagare all’esponente in detta qualità la predetta residuale Somma di Lire nuove duemilaseicento trentasette e centesimi 16 assieme agli interessi decorsi, e decorrendi entro breve termine prefiggendo a pena di esenzione, ed alle spese del giudizio”.

Si instaurava così il procedimento giudiziario. Con decreto del 1° febbraio 1838, “Il Tribunale di Prefettura in Genova sedente, vista l’alligata Supplica” citava i convenuti e faceva notificare loro il provvedimento.

Pochi giorni dopo compariva nanti il Tribunale il Causidico (figura assimilabile a quella dell’odierno avvocato) G.B. Garibaldo, a nome del Sig. Lorenzo Podestà, il quale insisteva nelle proprie domande, riservandosi di più ampiamente argomentare, nonché di chiedere il risarcimento dei danni ed il pagamento delle spese di giudizio.

Come risulta dai documenti pervenuti, si rendeva necessaria un’ulteriore notifica al Sindaco del Comune Antonio Tealdi, nella sua qualità di “Massaro di diritto”; in questo senso provvedeva il Tribunale nel marzo 1838.

Non risultano altri documenti sulla causa posteriori; peraltro, già l’11 maggio 1838 il Rettore Gaetano Castello, forse perché preoccupato per l’avviata procedura giudiziaria, riprendeva i pagamenti relativi alla fornitura di campane.

Così dichiarava il Signor Lorenzo Podestà: “Io sottoscritto nella mia qualità di stralciario della cessata ragione di commercio Fratelli Bozzoli dichiaro di ricevere dal Reverendo Gaetano Castello Rettore e Membro della Fabbriceria della Chiesa Parrocchiale di N.S. di Pedemonte la somma di Lire di Genova abusive 1125 quali mi paga acconto e capitale ed interessi del debito delle campane provvistole dai fratelli Bozzoli come risulta da contratto e lettere citatore rilasciate dall’Illustrissimo Tribunale di Prefettura il 1° febbraio 1838”.

Lo stesso 11 maggio 1838 il Signor Podestà, nella qualità, presentava il conto onorari e spese occorse nella causa; ciò induce a ritenere la causa interrotta con la ripresa dei pagamenti da parte della chiesa parrocchiale.

Negli anni successivi seguivano altri pagamenti (sono conservate dichiarazioni di ricevute datate 22 febbraio 1839, 29 gennaio 1840, 15 giugno 1841, 4 gennaio 1842), sempre di 400 lire genovesi ciascuno (pari a Lire nuove di Piemonte 320, come è espressamente specificato nella ricevuta del 4 gennaio 1842).

Infine, il 26 gennaio 1843, il Signor Lorenzo Podestà scriveva quanto segue, in calce alla polizza di debito del 1831: “dichiaro io sottoscritto di ricevere dal Molto Reverendo Sig. Gaetano Castello Rettore della Parrocchiale Chiesa di Santa Maria di Pedemonte la somma di Lire nuove di Piemonte cento sessanta sei e centesimi quaranta quale mi paga cioè Lire nuove centodiciotto e centesimi quaranta in saldo del debito delle campane come da Polizza sopra descritta; e Lire nuove Quarant’otto, a saldo pure degli interessi per transazione dovuta dai circa due anni che non pagarono le rispettive rate pattuite cioè dal 1835 al 1838, e di questa totale somma ne quito3 al Predetto Signor Rettore e Massari su espressi”.

La vertenza trovava così finalmente la sua definizione, a distanza di ben tredici anni dalla stipulazione del contratto di fornitura delle campane.

Proprio il tenore dell’ultima dichiarazione di ricevuta del 1843 conferma il già rilevato mancato pagamento da parte della Parrocchia delle rate pattuite per diversi anni; evidentemente, solo l’instaurazione della causa da parte dello stralciario della cessata ragione commerciale Fratelli Bozzoli doveva avere indotto - per non direcostretto- la Parrocchia a corrispondere il debito residuo per la fornitura di campane.

Desta in effetti un certo stupore il fatto che per arrivare alla definizione della vertenza sia stato necessario addirittura interessare il Tribunale di Genova, in un’epoca in cui il ricorso alle vie legali non era certamente diffuso come oggi ed in un contesto prettamente rurale come ci appare l’ambiente di Pedemonte dell’epoca.

Dai documenti conservati nell’archivio parrocchiale non è possibile risalire con certezza ai motivi del persistente inadempimento della Chiesa Parrocchiale nei confronti dei fratelli Bozzoli: si può ipotizzare una precisa volontà magari per l’insorgere di contrasti o di screzi con questi ultimi, oppure una semplice trascuratezza di quanti erano preposti alla gestione degli affari; è anche perfettamente possibile l’esistenza di oggettive difficoltà economiche, in considerazione della generale scarsità di risorse nella Pedemonte dell’epoca (il paese era in effetti popolato in gran parte da persone povere e analfabete, dedite ai lavori nei campi) non poteva non coinvolgere anche la Chiesa Parrocchiale, in rapporto con il presumibile elevato costo delle campane fornite dai fratelli Bozzoli. A favore della plausibilità di quest’ultima ipotesi si pone il fatto che, come si è visto, la ripresa dei pagamenti dopo l’instaurazione della causa è avvenuta in diverse rate annuali, in assenza di contestazioni.

Al di là della conferma della rilevanza anche in termini economici delle campane nella comunità di Pedemonte, la vicenda è molto interessante ed istruttiva anche in un’ottica più generale perché offre uno squarcio sullo svolgimento dei rapporti commerciali e persino sul funzionamento della giustizia dell’epoca.

 

 

1 Quest’ultimo dato è molto interessante perché rivela la resistenza del territorio di Genova, nonostante la sua appartenenza al Regno di Sardegna, alla diffusione della “Lira nuova di Piemonte”, unità monetaria ufficiale dello stato sabaudo istituita dopo la Restaurazione post-napoleonica da Vittorio Emanuele I con le Regie Patenti del 6 agosto 1816. Nelle pratiche degli scambi commerciali in Genova e nel Genovesato dell’epoca, infatti, continuava a circolare l’antica lira della Repubblica di Genova, detta appunto lira genovese (o lira fuori banco di Genova), talvolta con alcune varianti (come la lira fuori banco abusiva, detta buona). Ciò avveniva anche successivamente ad un ulteriore provvedimento del Re Vittorio Emanuele I del 26 ottobre 1826, con il quale si proibiva l’uso di tutte queste lire usate nella pratica e si confermava la lira nuova di Piemonte come moneta ufficiale anche nel territorio del Genovesato. Malgrado l’espressa disposizione reale, la consuetudine di contare in lire genovesi sopravviveva ancora per molti anni, anche per le grandi quantità circolanti di monete genovesi d’antico conio che le Finanze non erano riuscite a ritirare; solo un fattivo intervento della Camera di Commercio di Genova nel 1846, su sollecitazione degli stessi commercianti, poneva fine alla contemporanea circolazione delle lire genovesi nelle due varianti descritte, delle monete d’oro ed anche della moneta legale in lire nuove di Piemonte: tale miscuglio di monete aveva infatti provocato un grave intralcio allo sviluppo commerciale.

Una lira genovese corrispondeva a 0,8 lire piemontesi: ciò si evince dal precedentemente citato atto di acquisto delle campane dell’11 agosto 1830 ed ancora più chiaramente da una successiva dichiarazione di ricevuta del 1842, nel quale si specificava che 400 lire genovesi equivalevano a 320 lire piemontesi.

(Bibliografia: G. FELLONI, Monete e zecche negli Stati Sabaudi dal 1816 al 1860, in Scritti di Storia Economica, "Atti della Società Ligure di Storia Patria", n.s., XXXVIII, 1998, pp. 317-376).

2 Enciclopedia Treccani, vol. XXII, Roma, 1934

3ne rilascio quietanza (n.d.r.)

 

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CAMPANE PICASSO PER SAN ROCCO

 

Nell’archivio parrocchiale è ancora conservato il verbale dell’importante ”adunanza” del 9 aprile 1905 nella quale la Fabbriceria1 della Chiesa Parrocchiale di Pedemonte, dopo avere confermato le persone di Giacomo Pedemonte e Pio Ronco nelle rispettive cariche di presidente e cassiere dell’ente, deliberava di provvedere a nuove campane per la cappella di San Rocco.

Dando seguito a quanto statuito al riguardo, poco tempo dopo, esattamente il 21 maggio 1905, la medesima

 

“Fabbriceria della parrocchia di Pedemonte, comune di Serra Riccò, provincia di Genova”

 

stipulava un contratto con

 

 

“Picasso Luigi fu Matteo, fonditore di campane, residente in Avegno, presso Recco, provincia di Genova”,

 

avente ad oggetto la fondazione di quattro campane da collocarsi sul campanile della Cappella di San Rocco.

Vale davvero la pena esaminare, sia pure per sommi capi, le varie clausole del contratto (un originale del quale è ancora conservato presso l’archivio parrocchiale).

La prima parte del primo articolo trattava delle modalità con le quali la ditta Picasso avrebbe dovuto svolgere l’operazione di fusione delle campane:

 

 

“le campane saranno fuse nel comune di Avegno nella fonderia della ditta Picasso, con regola d’arte, con buona voce e prolungata”.

 

A ciò seguiva la descrizione del tono (sono indicate specificamente le note con le quali doveva essere composto “il concerto delle campane”) e del peso (la più leggera pesava 160 kg, seguita da una di 208 kg e da un’altra di 294 kg, per finire con la maggiore e i suoi 400 kg).

Una volta pronte, le campane avrebbero dovuto essere trasportate da Avegno a Pedemonte su un carro, totalmente a spese della parrocchia, accompagnate da un dipendente della ditta Picasso a tutela della qualità del viaggio. Così prescriveva a tale proposito il secondo articolo del contratto:

 

 

fuse le campane il Picasso avvertirà la fabbriceria, e la medesima è obbligata a spedire un carro a sue spese per il trasporto delle campane da Avegno a San Rocco di Pedemonte, e la ditta per garanzia durante il viaggio manderà un suo dipendente ad accompagnare il carro”.

 

La scrittura privata continuava con l’impegno da parte del signor Picasso ad installare sul campanile la campana, garantendone il buon funzionamento “per anni dieci”, ed accollandosi, inoltre, un’eventuale nuova fusione in caso di rottura “per difetto di costruzione o d’arte” (terzo articolo). Il Picasso avrebbe dovuto provvedere a un risarcimento anche nel caso in cui il maestro di musica scelto dalla parrocchia per il collaudo delle campane non le avesse ritenute “a regola d’arte” (quarto articolo).

Il documento descriveva quindi le modalità di pagamento fissando il prezzo di lire 3 e centesimi 10 per ogni kg di campane e di 50 centesimi per ogni kg di materiale accessorio, come i ceppi. Le campane avrebbero dovuto essere collocate entro il mese di luglio del 1905 e, dopo il collaudo, la Fabbriceria avrebbe dovuto pagare mille lire. Il resto del compenso sarebbe stato spalmato sui successivi quattro anni (quinto-settimo articolo).

Nell’ottavo articolo il Signor Picasso si impegnava personalmente a rispettare il contratto anche in caso di scioglimento o cessione della ditta.

L’ultimo passaggio del testo contrattuale ne decretava la solennità:

 

“Letta la presente scrittura ad alta e viva voce alla presenza delle persone interessate, viene approvata e firmata”.

 

Seguivano le firme di Giacomo Pedemonte, presidente della Fabbriceria, di Pio Ronco, cassiere, degli altri membri dell’istituzione, del parroco Nicolò Ghigliotti e del titolare della fonderia Luigi Picasso.

 

Nell’archivio parrocchiale sono inoltre conservati due documenti relativi al trasporto delle campane, espressamente prefigurato dal citato secondo articolo del contratto.

Il viaggio avveniva in ferrovia nel tratto Recco-Bolzaneto, come risulta dal bollettino di consegna e della lettera d’avviso e ricevuta in arrivo, intestati entrambi ancora alla Società Italiana per le strade ferrate del Mediterraneo (peraltro, il bollettino di consegna reca il timbro Ferrovie dello Stato2). Il materiale, come si evince dai timbri apposti sui due documenti citati, partiva da Recco l’11 agosto per essere affidato allo “speditore” Fratelli Terrile e giungeva a Bolzaneto il giorno 13; un ulteriore timbro apposto in calce all’avviso di arrivo merci, sul retro della lettera d’avviso e ricevuta in arrivo, fa ritenere che il materiale fosse arrivato ad effettiva destinazione il giorno 14 (il timbro reca infatti la dicitura Serra Riccò 14/8/05).

Sono conservati anche altri documenti in stretta connessione con la fornitura di campane; particolarmente curiosa è la nota del 29 settembre 1905 inviata a non meglio specificati “Illustrissimi Signori”(fra di essi vi è sicuramente Luigi Picasso e presumibilmente gli altri componenti della fonderia Picasso) dal Sacerdote Nicola Ghigliotti, il quale chiedeva il rinvio alla domenica 8 ottobre del pagamento della somma di lire mille, in quanto nella domenica immediatamente successiva, ovvero il 1° ottobre, si celebrava la festa di Nostra Signora del Rosario “con grande solennità” (così come avviene ancora oggi).

Ed infatti reca proprio la data dell’8 ottobre la dichiarazione di ricevuta sottoscritta da Luigi Picasso, con la quale quest’ultimo attestava di avere incassato il primo acconto sulle campane fuse per la cappella di S. Rocco.

La ricevuta del secondo acconto porta la data del 23 settembre 1906; le altre ricevute, sempre sottoscritte da Luigi Picasso, portano la data del 4 agosto 1908, del 14 gennaio 1909, del 16 ottobre 1909, del 19 gennaio 1910.

A proposito di queste ricevute, tutte ancora conservate nell’archivio parrocchiale, è interessante notare che in alcuni casi il Signor Luigi Picasso dichiarava di avere ricevuto le somme dalla Fabbriceria o dal Presidente di essa (come nell’ultima ricevuta del 19 gennaio 1910), in altri direttamente dall’Reverendo Arciprete di Pedemonte. Al di là di queste sfumature, è comunque evidente che il soggetto passivo dell’obbligazione contrattuale deve essere considerata la Chiesa Parrocchiale nel suo complesso.

Si osserva inoltre che anche in questo caso la Parrocchia ha pagato in molteplici rate annuali, come del resto espressamente previsto dal contratto; non si può escludere che, come accadeva frequentemente, siano state difficoltà economiche ad impedire il pagamento dei fornitori in un’unica soluzione.

In ogni caso notevole doveva essere stato lo sforzo finanziario della Parrocchia per l’acquisto delle campane per il Santuario di San Rocco, così caro –allora come oggi- agli abitanti di Pedemonte.

 

1Fabbriceria: l’organo preposto ad amministrare il patrimonio e a contrarre le obbligazioni, negli stessi termini della Masseria.

2Ferrovie dello Stato: ente costituito nel 1905 allo scopo di nazionalizzare le ferrovie: con la nascita di tale ente, la Società Italiane per le strade ferrate del Mediterraneo ebbe espropriata buona parte della propria rete, riscattata dallo Stato.

 

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LA FUSIONE DI UNA CAMPANA

 

Le campane sono ancora le protagoniste di un documento risalente al 1929; in quell’anno, precisamente in data 6 ottobre 1929, la Fabbriceria deliberava di provvedere alla fusione della campana maggiore della chiesa; ciò “per evitare disgrazie”, come veniva scritto nel relativo verbale tutt’ora conservato: evidentemente sussisteva un concreto pericolo per l’incolumità pubblica.

L’incarico veniva affidato alla ditta Picasso di Avegno, proprio “quella stessa che fuse le campane di S.Rocco”, come viene espressamente specificato nel medesimo verbale; il quale recava la sottoscrizione, tra gli altri, del Presidente Cipriano Ghiglino, del cassiere Giovanni Lavagetto e del Parroco Nicolò Ghigliotti (denominato Arciprete).

A distanza di poco più di due mesi dalla deliberazione, precisamente in data 15 dicembre 1929, il Signor Matteo Picasso dichiarava di ricevere la somma di Lire 5.400 dalla Fabbriceria di Pedemonte per la fusione della campana maggiore. Il tenore del testo della ricevuta (anch’essa conservata presso l’archivio parrocchiale) fa ritenere che in questa occasione, a differenza di altre volte, il pagamento fosse avvenuto in un’unica soluzione, a lavoro concluso.

Anche in questo caso, peraltro, doveva essersi trattato di uno sforzo finanziario non da poco: il che conferma ancora una volta l’attenzione e la premura che la Chiesa di Pedemonte ha dedicato nel corso del tempo alle campane.

 

 

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OLTRE I DOCUMENTI

 

I moderni mezzi elettronici e i diversi orari e stili di vita delle persone rispetto ad un tempo hanno inevitabilmente sottratto importanza e centralità al suono delle campane.

Tuttavia, ancora oggi rimangono intatti il fascino e la sensazione di pace e di armonia che emana il suono delle campane, soprattutto nei centri più piccoli, giustamente celebrati in diverse opere letterarie ed artistiche.

Ovviamente oggi non esiste più la figura del campanaro così come era concepita nell’Ottocento e come è stata illustrata in precedenza.

Tuttavia i campanari, anche se paiono ad alcuni una specie a rischio, non sono in via di estinzione1; nel marzo 2005 si è costituita ufficialmente l’Associazione campanari liguri – sito internetwww.campanariliguri.it -; l’Associazione, riconosciuta nel 2011 dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si propone tra l’altro di promuovere studi e ricerche sulle campane e il loro uso curandone divulgazione e tutela storico-artistica.

Anche in molte altre regioni italiane esistono e sono attive associazioni di campanari: ormai dal 1960, ogni anno si svolge il raduno nazionale dei suonatori di campane nel quale vengono esibite le principali tecniche di suono delle diverse regioni.

In conclusione, le parole di due Papi:

 

 

Se le mutate condizioni dei tempi hanno oggi spento la voce ammonitrice di tanti nostri campanili, è pur vero che invariati rimangono, per la maggior parte degli uomini, quei momenti caratteristici della giornata: mattino, mezzogiorno e sera, i quali segnano i tempi della loro attività e costituiscono un invito ad una pausa di preghiera” (Paolo VI).

 

“Le campane delle chiese, aiutano a non dimenticare la domenica come il giorno del Signore, rappresentano la "voce di Dio" per chi crede e sono annuncio per chi non crede. È una bella cosa ascoltare il suono delle campane, che cantano la gloria del Signore da parte di tutte le creature. Lo scandire di rintocchi da parte di migliaia di campanili in tutto il mondo, è come una liturgia celeste che non può identificarsi nel segnare semplicemente le ore, ma nel colmare il tempo della sacralità e consacrarlo a Cristo, pienezza e Signore del tempo. Ciascuno di noi porta in sé una campana, molto sensibile. Questa campana si chiama cuore. Questo cuore suona e mi auguro che il vostro cuore suoni sempre delle belle melodie”.(Giovanni Paolo II).

 

1G. MERLATTI, Di bronzo e di cielo, Milano, 2009, p. 77

 

 

 

 Pedemonte di Serra Riccò (Genova) - Chiesa Santissima Annunziata

 

 

 

 

 

 Pedemonte di Serra Riccò (Genova) - Santuario di San Rocco

 

Tracce di Pedemonte

Tanti contadini e qualche benestante

 

Tracce di Pedemonte

TANTI CONTADINI E QUALCHE BENESTANTE

 

 

Notizie tratte dagli atti di nascita e di battesimo (1838-1865) della parrocchia Santissima Annunziata di Pedemonte di Serra Riccò (Genova)

 

 

 

 

Breve premessa sulle caratteristiche degli atti di nascita e di Battesimo del periodo 1838-1865

 

 

I 728 atti di nascita e di Battesimo che sono stati esaminati sono relativi alla Parrocchia di Pedemonte negli anni 1838-1865; essi sono stati redatti sotto il vigore del Regolamento per la tenuta dei registri destinati ad accertare lo stato civile, approvato dal Re di Sardegna Carlo Alberto con le Regie Patenti del 20 giugno 1837.

Con tale provvedimento Carlo Alberto, come si legge nelle premesse, intendeva applicare agli usi dello stato civile, con gli adattamenti oggetto di disciplina da parte del Regolamento stesso a seguito degli “opportuni concerti colla Santa Sede”, i registri di Battesimo, di matrimonio e di morte “già da lungo tempo stabiliti in ciascuna parrocchia”, che avrebbero così dovuto “essere tenuti in modo uniforme in tutti i dominii continentali di Sua Maestà”.

Con particolare riferimento agli atti di nascita, il regolamento prevedeva espressamente quanto segue: “Negli atti di nascita si noteranno il giorno, l’ora ed il luogo della nascita, e del battesimo; il sesso del neonato, i nomi che gli saranno stati imposti, i nomi, cognomi, la professione ed il domicilio del padre e della madre, del padrino e della madrina”.

L’atto formato dal Sacerdote aveva dunque rilevanza civile-amministrativa ed era idoneo ad attestare sia la nascita sia il battesimo: si trattava di una novità, in quanto in precedenza – ed anche successivamente al 1865, una volta costituito il Regno d’Italia - gli atti di battesimo, distinti da quelli di nascita, assumevano valore esclusivamente sotto il profilo canonico.

In ragione di ciò, gli atti di battesimo del periodo in esame sono redatti in lingua italiana e non in latino, lingua ufficiale della Chiesa, come avveniva prima del ’38 e dopo il ‘65; un’altra loro caratteristica è costituita dal fatto che essi dovevano recare la sottoscrizione non solo dal Parroco ma anche dal richiedente, che coincideva di fatto con il padre del bambino, quando capace di scrivere; altra peculiarità: le già citate Regie Patenti prevedevano la specificazione delle professioni dei padri, delle madri, dei padrini e delle madrine (indicazioni non presenti negli atti di Battesimo redatti prima e dopo il periodo in esame).

Dall’analisi degli atti di Battesimo del 1838-65 è pertanto possibile trarre preziose indicazioni a proposito delle condizioni di vita, delle occupazioni e dell’alfabetizzazione media degli abitanti dell’epoca di Pedemonte.

 

 

 

Le professioni dei padri

 

Analizzando le professioni dei padri dei bambini di Pedemonte battezzati nel periodo in oggetto, il dato più evidente è costituito dalla netta preponderanza dell’attività di contadino rispetto ad ogni altra.

Se si considerano tutti i padri che compaiono almeno una volta nei registri degli anni 1838-1865 (che ammontano a poco più di 200: molti di essi compaiono in diversi atti di nascita in quanto padri di due o più figli ed ovviamente sono stati considerati una volta sola), coloro che sono stati qualificati semplicemente come “contadino” sono pari ad una percentuale di circa il 73%; la percentuale sale addirittura a circa il 77% se si considerano anche le persone definite, anziché come “contadino” senza ulteriori specificazioni, “contadino proprietario” o “agricoltore proprietario” o “contadino possidente” (su queste categorie si avrà modo di tornare fra breve) o “contadino giornaliere”o “contadino” associato ad un’altra professione (ad esempio, “contadino falegname”, come si legge a proposito di tale Giacomo Noli).

Insomma, quasi quattro padri di bambini battezzati su cinque esercitavano un’attività consistente nella coltivazione della terra o comunque ad essa strettamente connessa.

A parte quella di contadino, la professione che compare più spesso è quella del vetturale (anzi “veturale” come si legge quasi sempre negli atti di nascita), svolta da una ventina di padri per una percentuale di circa il 10% sul totale dei padri che appaiono almeno una volta nei registri.

Leggermente diversa dal “veturale” è la figura del “carrettiere” spesso scritto come “carrattiere”. Tale attività compare nei registri otto volte tra i padri suddivisi per famiglie, per una percentuale pari a circa il 4%.

Peraltro, ben cinque degli otto padri carrettieri sono stati qualificati, in anni diversi in occasione della nascita di altri figli, come vetturali, ed uno è stato definito –e ciò per ben tre volte, in occasione di altrettanti battesimi- contemporaneamente “vetturale carrettiere”: ciò porta a ritenere una certa somiglianza, se non addirittura commistione, delle due attività, per lo meno nella percezione dei compilatori degli atti.

In qualche modo simile doveva essere anche la figura del mulattiere, spesso scritto come “mulatiere”: ben otto degli undici padri qualificati come mulattieri (in tutto le persone che compaiono come “mulattiere” una percentuale del 5% circa sul totale dei padri di famiglia) risultano, con riferimento alla nascita di altri figli, essere stati anche vetturali.

Al di là delle specificità e delle difficoltà di distinzione delle tre attività di “trasporto”, resta il fatto che ad esse vi si dedicavano ben 26 padri diversi, per una percentuale pari a circa il 12%: si tratta quindi di un numero decisamente non trascurabile.

In tale settore si sono particolarmente distinti i tre fratelli Dellepiane, tutti discendenti da Lorenzo e tutti dediti all’attività chi di vetturale, chi di carrettiere, chi di mulattiere (o due di queste insieme, come si evince dal confronto di vari atti di battesimo relativi allo stesso soggetto padre: ciò che costituisce un’ulteriore conferma della sovrapponibilità, almeno nella pratica, degli specifici ruoli). Essi –si può supporre- potrebbero avere messo su una specie di impresa familiare di trasporti, magari ereditata dal padre Lorenzo.

Un’altra importante categoria è costituita da quelle professioni che oggi chiameremmo “artigianali”; tra di esse spicca quella del calzolaio, attività esercitata da addirittura otto padri diversi (per una percentuale di circa il 4%).

Anche in questo caso si distingue nettamente una famiglia: ben quattro dei padri calzolai si chiamavano infatti Tagliavacche ed erano parenti stretti tra di loro; si tratta infatti di tre fratelli –diventati padri tra il 1854 e il 1864 - figli di Giovanni, e dello stesso Giovanni, che figura come padre nel 1838 e che risulta ancora vivo almeno fino al 1864; è possibile che la famiglia Tagliavacche fosse proprietaria o titolare di un laboratorio artigianale.

Tra le altre figure artigianali, è ben rappresentata quella del falegname: vi si dedicavano ben cinque padri diversi; tra costoro, due portavano lo stesso cognome Noli ed erano probabilmente padre e figlio: si tratta di Giacomo Noli, padre fra il 1838 e il 1840 (qualificato in un atto con il termine “bancalaro”) e di Settimio Noli di Giacomo, padre di tre figli fra il 1856 ed il 1859.

Vi è poi la figura del fabbro ferraio, attività svolta da tre padri diversi: uno di essi, tale Luigi Pedemonte, è qualificato anche come “benestante fabbro ferraio” ed in un altro “fabbro ferraio possidente” mentre gli altri due si chiamavano entrambi Roncallo ed appartenevano con tutta probabilità alla stessa famiglia.

Si contano inoltre tre padri muratori, due dei quali definiti “maestro muratore”; anche in questo caso vi è un probabile caso di “dinastia” familiare, in quanto compaiono come muratori sia Agostino Ronco negli anni 1838 e 1840 sia Paolo Ronco di Agostino in diversi anni tra il 1857 ed il 1865: tutto lascia pensare che si tratti di padre e figlio.

La carrellata delle figure artigianali si conclude con la menzione di un isolato “vermicellaio”, che potrebbe essere qualificato come artigiano della pasta, che compare una sola volta.

Alcuni padri dei bambini battezzati esercitavano poi un’attività riconducibile a quella che oggi chiameremmo di negoziante: troviamo qua e là tra i vari registri un merciaio (in un caso qualificato come “merciaio” tout court ed in un altro come “merciaio ambulante”: ma si tratta della stessa persona), un “fruttarolo” (odierno fruttivendolo), un “macellaio” (tale Domenico Lagorio, che in un caso svolge anche l’attività di locandiere ed in un altro caso anche l’attività di oste: si tratta di un personaggio molto particolare, sul quale vale la pena di tornare fra breve), un “vitellaio”, un “commerciante bestie bovine”, un “commerciante carrattiere”, un non meglio specificato “bottegaio”poi trasformatosi in “bottegaio ed oste” (si tratta di Giuseppe Travi: anche sulla sua vicenda si avrà modo di tornare).

Si ha inoltre notizia di un isolato fornaio (che però in occasione del battesimo di un altro figlio è stato definito “fornaio commerciante”: forse aveva una bottega dove produceva e vendeva contemporaneamente il pane e gli altri prodotti da forno?) e di ben tre mugnai (in un caso è stato definito “molinaro”in occasione del battesimo di un altro figlio, mentre un altro mugnaio risultava contemporaneamente anche come vetturale).

Si ritiene poi opportuna qualche osservazione sulle molteplicità di attività riconducibili ad una stessa persona.

In alcuni casi, infatti, il padre del battezzato risultava svolgere due attività che a prima vista appaiono del tutto diverse: lasciando da parte i casi in cui ad una attività era associata la qualificazione di contadino (probabilmente, tutti o quasi tutti possedevano e coltivavano qualche pezzo di terra, anche chi svolgeva un’attività come quelle testé esaminate), destano più di una perplessità accoppiamenti come vetturale-mugnaio, oste-carrattiere, commerciante-carrettiere, vetturale-commerciante, macellaio-oste e macellaio-locandiere. Doppio lavoro ante litteram?

In tale contesto, come si può vedere, si sono particolarmente distinti gli unici due padri che hanno esercitato –tra le altre cose, è proprio il caso di dire- l’attività di oste, vale a dire i già citati Domenico Lagorio e Giuseppe Travi. Su di loro appare opportuna una breve digressione, vista la singolarità dei personaggi in questione.

Domenico Lagorio compare nei registri del periodo in esame per ben sei volte, come padre di altrettanti figli: dapprima, nel 1848, come “locandiere macellaio”, poi per ben tre volte, nel 1851-53-56, semplicemente come “macellaio”, poi nel 1858 come “macellaio ed oste” ed infine nel 1861 (per inciso, si osserva che il figlio Lorenzo è nato proprio il 17 marzo 1861, giorno della proclamazione del Regno d’Italia) solo come “oste”.

Il personaggio in questione, insomma, doveva essere molto attivo. Chissà come avrà fatto a gestire contemporaneamente una macelleria ed una locanda… forse accanto al locale adibito ad osteria avrà avuto uno spaccio ove vendeva la carne.

Anche l’altro oste Giuseppe Travi doveva essere una persona molto intraprendente e versatile; appare per ben sei volte nei registri parrocchiali del periodo in esame e nei vari anni a lui si riferiscono ben cinque professionalità diverse: vetturale, commerciante, bottegaio, oste e carrettiere. Più nel dettaglio, nel 1851 viene qualificato come “veturale commerciante”, nel 1854 come “bottegaio”, nel 1855 come “oste e bottegaio”, nel 1856 come “bottegaio”, nel 1860 come “bottegaio ed oste”, nel 1863 “oste, carrattiere” (per inciso si osserva che ha avuto un altro figlio nel 1866, ma, come si è detto all’inizio, i registri parrocchiali di tale anno non riportano più le professionalità).

Come avrà fatto a conciliare tutte queste diverse attività? Forse –anche in questo caso ci potrebbe essere una risposta plausibile - il Travi ha ricevuto un grosso aiuto dalla moglie Cristina Cambiaso (sulla quale si avrà occasione di tornare), che in un caso viene qualificata come “ostessa” ed in un altro “bottegaia”.

Questa carrellata di mestieri si conclude con l’analisi di una “attività” …decisamente particolare.

In qualche caso si legge nel campo relativo alla professione del padre la parola “benestante” o “possidente” o “proprietario”, usati sia come sostantivo sia come aggettivo, spesso accanto ad altre attività (così si legge, ad esempio, “fabbro ferraio benestante”, “benestante falegname”, persino “benestante contadino”): in tutto, i padri ai quali viene associata una delle tre parole sopra citate sono undici, per una percentuale di circa il 5% sul totale dei padri suddivisi per famiglia.

Si trattava presumibilmente di medi o grandi proprietari terrieri, o di uomini di censo elevato, comunque più ricchi rispetto alla media degli abitanti di Pedemonte.

Non tutti costoro, quindi, vivevano esclusivamente di rendita, pur magari potendoselo permettere: alcuni di loro si dedicavano, come probabilmente facevano i contadini qualificati “proprietari”, alla coltivazione di almeno parte degli appezzamenti di loro proprietà.

Potrebbe essere questo proprio il caso di Matteo Ronco, la cui vicenda è quanto mai indicativa. Egli negli anni 1850-52-56 viene definito “contadino proprietario”, nel 1859 “possidente contadino”, nel 1862 come “agricoltore proprietario”, e finalmente – dopo la morte del padre, come risulta dal patronimico, e dopo avere presumibilmente ereditato qualcosa - nel 1865, come “possidente” e basta: insomma, un bell’esempio di “carriera”!

Un altro bell’esempio di “carriera” in questo senso è costituito di Angelo Pedemonte. Egli nel 1838 ha iniziato come semplice “contadino”, poi nel 1840 è stato promosso “possidente contadino” fino a raggiungere nel 1843 la posizione di “benestante”, poi confermata negli anni 1845 e 1847.

Almeno un po’ questi personaggi hanno lavorato, prima di diventare benestanti o possidenti “tout court”!

In generale, dall’analisi delle professioni dei padri dei bambini di Pedemonte battezzati negli anni 1838-1865 emerge così una realtà prettamente “rurale”, nella quale gran parte degli abitanti del paese si dedicavano alla coltivazione delle campagne e degli orti interni o vicini al paese.

 

 

 

L’alfabetizzazione dei padri in rapporto con la professione

 

Come si è detto in precedenza, le Regie Patenti prevedevano la sottoscrizione dell’atto di nascita e di battesimo da parte del richiedente, ovvero di fatto il padre del bambino (in un caso, peraltro, il padre risultava defunto e quindi l’atto è stato firmato dal nonno), naturalmente quando capace di leggere e scrivere; l’analisi dei registri recanti gli atti di nascita del periodo 1838-65 consentono dunque di compiere un’indagine a proposito dell’alfabetizzazione media degli abitanti di Pedemonte del periodo, anche in rapporto alle professioni da essi svolte.

Ebbene, il dato che balza subito agli occhi è costituito dal fatto che hanno sottoscritto l’atto di nascita e Battesimo dei propri figli solamente il 23% circa dei padri: insomma, la netta maggioranza degli uomini di Pedemonte non era in grado di leggere e di scrivere.

L’esame degli atti di nascita rivela un altro dato molto interessante: solo la metà circa delle non molte persone che sapevano scrivere erano contadini (comprendendo anche quelli che sono stati classificati “contadino possidente”e “proprietario contadino”o simili), nonostante questa categoria rappresentasse, come si è visto in precedenza, circa il 73-78 % del totale dei padri dei bambini.

In effetti, la percentuale di istruiti fra i contadini si attesta sul 15% circa (che scende al 12% se si considerano i contadini senza altre specificazioni,escludendo quindi le testé citate figure del “contadino possidente” o del “proprietario contadino” e coloro che risultavano esercitare anche un’altra attività, come il carrettiere-vetturale): se ne trae che la stragrande maggioranza dei contadini era analfabeta e che era senz’altro più facile trovare persone istruite, in proporzione, tra coloro che svolgevano altre attività.

Tra questi ultimi, i più istruiti risultano appartenere alle categorie dei “benestanti-possidenti-proprietari” (8 padri su 11, per una percentuale del 72,72%), e degli artigiani (12 su 14, per una percentuale di circa l’85%)

Quanto ai primi, si può ritenere che le maggiori risorse economiche di cui disponevano, magari ereditate dalla famiglia di origine, potessero avere permesso loro di portare avanti gli studi e di acculturarsi.

Qualche stupore in più potrebbe destare l’alta percentuale di persone istruite fra gli artigiani, comprendendo tra di essi il calzolaio, il fabbro ferraio e il falegname: si potrebbe infatti pensare che in queste attività sia utile soprattutto la manualità, più che un buon livello di cultura.

Evidentemente, la formazione ricevuta per intraprendere l’attività di artigiano prevedeva la conoscenza delle almeno più elementari nozioni di lingua e di aritmetica, che potevano essere utili nel disbrigo delle formalità connesse alla professione: si pensi al rilascio di una qualche forma di ricevuta per i clienti o alla tenuta della contabilità (anche se gli adempimenti amministrativi-fiscali dovevano essere sicuramente più semplici rispetto ad oggi).

Superiore alla media è anche la percentuale delle persone istruite tra i commercianti (circa un terzo): anche in questo caso, come per gli artigiani, poteva essere utile sapere scrivere ed anche fare almeno “due conti”.

Di nuovo bassa è la percentuale di istruiti tra i padri che esercitavano l’attività di trasporto (vetturali, mulattieri, carrettieri): 5 su 26, ovvero quasi il 20%. Si trattava evidentemente di attività che potevano essere esercitate anche da persone poco, o per meglio dire per nulla, istruite.

Al di là dell’analisi dell’alfabetizzazione delle singole categorie, si ribadisce comunque quello che resta il fatto più evidente e più interessante che traspare dall’analisi degli atti di battesimo del periodo in oggetto: la netta maggioranza degli uomini di Pedemonte dell’epoca non sapeva né leggere né scrivere.

 

 

 

 

Le professioni delle madri

 

Negli atti di nascita e Battesimo esaminati l’indicazione della professione della madre del bambino –espressamente prevista dalle Regie Patenti 20 giugno 1837, come si è già osservato in precedenza- compare in assoluto 127 volte su 728, per una percentuale di circa il 17%.

Già questo dato è estremamente indicativo; si ritiene comunque opportuno esaminare, almeno per sommi capi, le indicazioni a proposito delle professioni delle madri che si ricavano dagli atti di nascita e battesimo, naturalmente quando sussistenti.

Come nel caso dei padri, anche qui la professione di gran lunga più citata è quella di “contadina”: ben 93 volte su 127 (per una percentuale di circa il 73%), comprendendo anche il caso di una “giornaliera contadina”.

Tra le madri, la seconda “professione”, se così si può dire, più diffusa è quella relativa agli “affari di casa” o simili: tale indicazione compare in tutto 16 volte (per una percentuale di circa il 12% sul totale delle donne risultanti con una qualche occupazione).

Qui è peraltro d’obbligo una precisazione. In questi casi, infatti, si ritiene che l’inserimento del dato sia stato più che altro uno scrupolo del redattore, quasi si sentisse obbligato a non lasciare vuoto lo spazio posto alla voce “professione”: è assolutamente evidente infatti che si dedicavano ai lavori domestici o alle cure dei figli anche quelle moltissime madri rispetto alle quali non era stata posta alcuna indicazione riguardo alla professione esercitata.

Si spiegherebbe così, ad esempio, la punta di madri dedite agli “affari di casa” registrata nel 1858: escludendo che quell’anno così tante madri si siano dedicate improvvisamente alle faccende domestiche, con tutta evidenza chi quell’anno era deputato a compilare almeno parte degli atti di nascita e di battesimo ha ritenuto doveroso scrivere comunque qualcosa a proposito della professione della madre.

Alla fine, quindi, solamente in 18 casi, è stata indicata un’attività della madre non riconducibile al lavoro contadino o strettissimamente domestico. Così si legge quattro volte “maestra cucitrice” e “tessitrice”, due volte “sarta” e “cucitrice”, una volta “bottegaia”, una volta “lattiera”, una volta “merciaia ambulante”, una volta “molinara”, una volta “mugnaia”, una volta “ostessa”.

Tali indicazioni, peraltro, vanno prese con molta cautela e devono essere valutate nel loro complesso: talvolta si tratta infatti della stessa persona (come è il caso della sarta, che è sempre Celeste Pedemonte; le maestre cucitrici, ad esempio sono solo due, Antonia Ronco e Angela Comotto; la bottegaia e l’ostessa, come si vedrà fra breve, si identificano con la stessa persona).

Molto spesso, poi, le madri di più figli risultano svolgere attività diverse in occasione della nascita dei loro diversi figli: emblematico in tal senso è il caso di Celeste Pedemonte, sei volte madre di bambini battezzati nel periodo preso in esame: ebbene, ella appare nei diversi atti ora come contadina (due volte), ora come sarta (due volte), ora come dedita agli “affari di casa” (una volta); in un altro caso ancora, nessuna attività è indicata accanto al suo nome.

Parimenti curiosa è anche la storia di Cattarina Lagorio, madre di ben 10 figli nel periodo in esame: per otto volte non appare nessuna indicazione relativa alla sua professionalità, una volta figura come contadina ed un’altra come cucitrice.

C’è poi il caso della già citata Cristina Cambiaso, moglie del carrettiere-bottegaio-oste Giuseppe Travi; ella risulta per ben cinque volte non svolgere alcuna attività; una volta è qualificata come “ostessa” ed una volta come “bottegaia”.

Il riferimento all’attività di bottegaia ed ostessa da parte di Cristina Cambiaso dà lo spunto per svolgere qualche breve considerazione anche a proposito del legame tra la professione della madre e quella del padre del bambino, che in alcuni casi appare palese.

Oltre al caso di Cristina Cambiaso, estremamente paradigmatico è quello di Caterina Roncallo: ella è qualificata come “mugnaia” nello stesso atto in cui suo marito Gio Batta Bribò è qualificato come “veturale mugnaio”.

In almeno altri due altri casi appare evidentissimo il collegamento tra la professione della moglie e quella del marito: si tratta di Pellegrina Bribò, molinara, moglie di Angelo Bottaro, molinaro contadino; di Maria Corte, merciaia ambulante, moglie di Gio Batta Ricchino, merciaio ambulante.

Lo stretto legame tra professione della madre e del marito, tuttavia, non risulta soltanto rispetto alle attività più “qualificate”, come quelle testé esaminate, ma si appalesa evidente proprio rispetto a quella di gran lunga più comune: si pensi infatti che tutte le 71 madri indicate come contadine (ovviamente alcune di esse hanno avuto più figli e compaiono più volte negli atti) sono sposate con contadini, esclusi solamente due casi (si tratta di Giovanna Pedemonte, contadina, moglie di Giuseppe Dellepiane, vetturale e di Angela Lavagetto, contadina, moglie di Giovanni Travi, mulattiere).

Dall’analisi dei dati relativi alle professioni delle madri si evince che la stragrande maggioranza delle madri dell’epoca non svolgeva alcuna attività lavorativa, dedicandosi ai lavori di casa o, al massimo, ai lavori della campagna; quelle pochissime che svolgevano un’attività più strettamente lavorativa, seguivano in realtà le orme dei loro mariti.

Tenuto conto che con ogni probabilità le sarte e le cucitrici, sulle quali non ci si è soffermati, svolgevano presumibilmente in casa la loro attività, si può ritenere con fondamento che negli anni 1838-65 per le donne di Pedemonte non vi era praticamente alcuno spazio per attività lavorative fuori casa autonome e distinte rispetto a quelle dei loro mariti.

 

 

 

Le professioni e le provenienze dei padrini e delle madrine

 

Tra i soggetti coinvolti negli atti di nascita e di battesimo vi sono anche i padrini e le madrine: anche per loro il Regolamento di Re Carlo Alberto citato nelle premesse prevedeva la menzione delle rispettive professioni.

Negli atti esaminati, analogamente a quanto si è visto per i genitori, compare pressoché sempre l’indicazione della professione del padrino, mentre molto spesso manca quella relativa alla madrina.

Partendo nell’analisi dai dati relativi ai padrini, già dalla visione dei registri dei primi tre anni esaminati, vale a dire il 1838-39-40, salta subito agli occhi la presenza di un dottore in medicina, di un dottore in legge e di un “causidico” (che potrebbe essere assimilato all’odierno avvocato), tutti di Genova: si percepisce subito la sensazione di un livello culturale e di una posizione sociale dei padrini mediamente superiore rispetto a quella dei padri.

Oltre a quelle citate, sono davvero molte le professioni dei padrini che non figurano tra quelle dei padri; tra di esse, si trovano quella del droghiere, dell’impiegato alla Regia Università, del confettiere, del mercante/vetturale, del negoziante in ferramenta, del cameriere, dello scritturale, del filarmonico, del benestante bombacciaro (lavorante del cotone), del misuratore, del panettiere, del fondachiere macellaio, del macchinista, del filattiere, del pizzicagnolo, del fonditore in ferro, del commerciante di legname, dell’ottonaio, del mediatore, del maestro di fabbrica di sapone, del cordaro.

Molti di coloro che svolgevano questi mestieri, per così dire “nuovi” rispetto a quelli degli abitanti di Pedemonte, provenivano da Genova (così, ovviamente, l’impiegato alla Regia Università, ma anche il confettiere o il filarmonico o il benestante bombacciaro) o da quelle località, una volta autonome e ben definite, che oggi sono confluite nella “grande Genova” (ad esempio, il cameriere proveniva da S. Teodoro, il pizzicagnolo da Rivarolo, il fonditore in ferro da Sampierdarena).

Come si può vedere, alcune di queste professioni appaiono consone a persone di un livello sociale-culturale medio più elevato rispetto ai padri dei bambini battezzati di Pedemonte; a conferma di ciò, si osserva che tra i padrini si trovano in proporzione molti più “benestanti” e “possidenti” rispetto ai padri.

Ciò naturalmente non significa che i padrini fossero tutti ricchi, istruiti e provenienti dalla città; esattamente come i padri, la grande maggioranza di loro svolgeva comunque il mestiere di gran lunga più diffuso, vale a dire il contadino, e proveniva dallo stesso paese di Pedemonte o tutt’al più dai vicini borghi Serra, Valleregia, Orero, San Cipriano o Mignanego. Così, i padrini in buon numero esercitavano anche altri mestieri piuttosto diffusi tra i padri dei bambini battezzati di Pedemonte, come il vetturale ed il calzolaio.

Per concludere questa breve disamina sui padrini, si ritiene opportuno menzionare Domenico Pedemonte, padrino di Domenico Filippo Pedemonte, nato l’11 agosto 1841 e battezzato il giorno seguente, il quale risulta domiciliato addirittura a Torino e qualificato come domestico.

Egli potrebbe aver lavorato presso una famiglia dell’allora capitale del Regno di Sardegna. In ogni caso si tratta senza ombra di dubbio, tra quelli esaminati, del padrino che proviene da più lontano (anche se il cognome Pedemonte tradisce chiaramente le sue origini locali).

Si passa ora ad una breve analisi anche delle professioni delle madrine, limitandola ovviamente ai casi in cui è contenuta qualche indicazione al riguardo.

Anche in questo caso compaiono alcune professionalità che non si trovano tra le madri dei bambini battezzati; tra queste, si distingue, per la sua frequenza e per la sua importanza, l’attività di “domestica” o di “servente”, sulla quale vale la pena effettuare qualche considerazione.

Le donne che svolgevano questa attività si mettevano al servizio di una famiglia – presumibilmente benestante - della città, come conferma la pressoché comune domiciliazione in Genova; è stata peraltro trovata anche una madrina “servente” domiciliata in Borzoli.

Molte altre sono le professioni che risultano svolte dalle madrine ma non dalle madri: si trova così la figura della droghiera, della panettiera, della “conciacapelli” (odierna parrucchiera), della “rivenditrice di generi”,della “lavandara”, della levatrice, della “lattara”, della locandiera, della filatrice di seta, della “fruttarola”, della fornaia, della trecca (venditrice ambulante di frutta e verdura), della maestra, della macellaia, della ricamatrice.

Di tanto in tanto negli atti di nascita e battesimo, inoltre, si trova tra le madrine quella particolarissima attività di “benestante” o di “proprietaria”, che invece non compare mai con riferimento alle madri.

Si rafforza dunque l’impressione, analogamente a quanto si è visto per i padrini, di un livello sociale-culturale-economico più alto delle madrine rispetto alle madri.

Tutto ciò, peraltro, tenendo sempre presente che la netta maggioranza delle madrine o non risultava svolgere alcuna attività, o era contadina o era dedita agli “affari di casa”.

Infine, un’ultima considerazione sulle provenienze delle madrine: esse risultano per la maggior parte domiciliate, oltre ovviamente a Pedemonte, nei vicini paesi di San Cipriano, Orero, Valleregia; si trovano peraltro anche madrine domiciliate a Serra, Pontedecimo, Cesino, Fumeri, Montanesi, San Biagio, San Quirico, Cremeno, Murta, Sant’Olcese, Casella, fino a Sampierdarena.

Provenivano invece dalla città di Genova non solo la maggior parte delle domestiche, come si è già accennato in precedenza, ma anche delle “benestanti”: ciò fa ritenere un più alto tenore di vita medio degli abitanti della città rispetto a quello degli abitanti dei paesi di campagna quale era sicuramente ai tempi Pedemonte.

 

 

 

Brevi cenni sulle famiglie numerose

 

Come si è già avuto modo di accennare in precedenza, molto spesso i padri e le madri comparivano negli atti di nascita e Battesimo più volte, in quanto genitori di più figli; in effetti, la nascita di un bambino nella famiglia doveva essere al tempo un evento piuttosto frequente: per dare un’idea, si pensi che ognuno dei poco più di duecento padri che compaiono almeno una volta nei registri degli anni 1838-65 risultava essere genitore in media di circa tre figli e mezzo.

A tale proposito, peraltro, non si può trascurare l’incidenza della mortalità infantile, purtroppo allora molto diffusa, come si evince chiaramente dagli stessi atti di nascita e battesimo esaminati: in quasi tutti gli anni del periodo, infatti, è dato leggere almeno una volta che il battesimo era stato amministrato con modalità private, di solito dalla levatrice o ostetrica, per imminente pericolo di vita del bambino (si consideri che mediamente venivano celebrati circa trenta battesimi all’anno). Anche se dagli atti esaminati non è possibile capire se in questi casi sia poi effettivamente seguita la morte del bambino battezzato, si può ritenere pressoché certo il triste evento.

Si diceva prima delle nascite in famiglia di tanti figli: fino a quanti esattamente? Ebbene, “primatisti” in questo senso si sono rivelate due coppie di coniugi, che sono risultati genitori di ben undici figli.

Si tratta in particolare di:

Lorenzo Cereseto e Vincenza Noli, entrambi contadini (per la verità lei solo una volta viene qualificata come contadina, mentre tutte le altre volte non è scritto nulla relativamente alla sua professione), diventati genitori tra il 1842 e il 1862, con sette maschi e quattro femmine;

Giuseppe Dellepiane e Cattarina Pedemonte, lui contadino e lei sempre senza professione, diventati genitori tra il 1839 e il 1855, con quattro maschi e sette femmine.

Ha inoltre avuto undici figli Angelo Frixione (o Frigione, come si legge in altri atti), contadino, dieci con Cattarina Lagorio qualificata una volta contadina ed un’altra cucitrice, tra il 1840 e il 1854, e una con la seconda moglie Anna Roncallo, contadina, nel 1857, per un totale di cinque maschi e sei femmine.

Si ritiene che meritino una speciale menzione anche le seguenti coppie di genitori che si sono fermati “solamente” a 10 figli;

Antonio Meirana-Rosa Marchese: lui contadino capace di scrivere, lei senza professione, genitori tra il 1842 e il 1862 con sei maschi e quattro femmine;

Michele Oliva-Rosa Pedemonte: lui contadino, lei senza professione, genitori tra il 1838 e il 1855, con quattro maschi e sei femmine, di cui un parto gemellare;

Angelo Pedemonte-Colomba Bottaro, entrambi contadini (così lei risulta due volte) e lui capace di scrivere, genitori tra il 1851 e il 1864, con sei maschi e quattro femmine;

Luigi Pedemonte-Francisca Risso, lui contadino, lei senza professione, genitori tra il 1839 e il 1861, con quattro maschi e sei femmine;

Agostino Roncallo-Maria Flora Noli, lui vetturale-mulattiere, lei senza professione, genitori tra il 1845 e il 1865, con tre maschi e sette femmine;

Gio Batta Torre-Anna Pedemonte, entrambi contadini (così lei risulta tre volte), genitori tra il 1851 e il 1865, con tre maschi e sette femmine: in quest’ultimo caso, ed in relazione purtroppo a ben tre figli, vi è traccia di battesimi amministrati da privati (in un caso, dalla nonna: si tratta di un fatto assai particolare) per imminente pericolo di vita.

A conferma della non eccezionalità di un alto numero di nascite nelle famiglie, dagli atti esaminati risultano anche due coppie di genitori con nove nascite, sei coppie con otto nascite, otto coppie con sette nascite.

D’altra parte, non mancano neppure coppie di genitori che risultano una volta sola, o due al massimo; peraltro, essi potrebbero benissimo avere avuto altri figli, che sono stati battezzati o in altri paesi o a Pedemonte ma in anni diversi da quelli presi in esame.

Al di là comunque della varietà delle singole situazioni, dagli atti di nascite e battesimo esaminati si evince che molte famiglie di Pedemonte dell’epoca dovevano essere decisamente numerose, e che in media il numero di figli per famiglia era molto alto.

 

 

Conclusioni

 

Come si è visto, i dati contenuti negli atti di nascita e di Battesimo, in apparenza piuttosto freddi ed aridi, hanno alzato un velo sulla vi

ta e sulla società di Pedemonte degli anni centrali dell’Ottocento; in particolare, le informazioni relative alle professioni (espressamente, e per i nostri fini fortunatamente, previste dal Regolamento di Carlo Alberto citato nelle premesse) hanno consentito di trarre preziose indicazioni a proposito delle attività maggiormente diffuse tra la popolazione, del tenore di vita, dell’alfabetizzazione media, delle differenze tra uomini e donne nell’attività lavorativa, del numero medio di figli per famiglia, delle condizioni di vita in genere degli abitanti di Pedemonte.

Si ha così l’impressione di una realtà ancora decisamente preindustriale, nella quale la maggior parte degli uomini lavora nei campi e la maggior parte delle donne è dedita agli “affari di casa”ed in particolare alla cura dei numerosi figli per famiglia; il paese appare molto distante anche geograficamente dalla pure non lontanissima città, ed i suoi abitanti appaiono in gran parte persone non istruite e con scarse, per non dire scarsissime, risorse economiche.

 

 

 

 

Fotografia tratta da: http://www.pietracasuale.it/index.php/categorie/mostre/158-la-memoria-del-lavoro

 

 

 

 

Tracce di Pedemonte

 

 

 

 

Tracce di Pedemonte

 

TRACCE DI PEDEMONTE

Pedemonte è la frazione capoluogo del comune di Serra Riccò in provincia di Genova. La parrocchia della località è dedicata alla Santissima Annunziata e il suo archivio conserva l’anagrafe sacramentale a partire dal XVI secolo, l’amministrazione parrocchiale e altre svariate testimonianze della vita della comunità nel corso dei secoli.

Le carte antiche permettono di immaginare la quotidianità del passato leggendo attraverso le parole d’archivio. Le ricerche storiche fanno incontrare i protagonisti di vite lontane nel tempo, fissati nella carta con la loro genuina unicità. Vite lunghe con le tappe dell’esistenza documentate all’ombra del campanile, o brevissime, come quelle dei tanti neonati vissuti pochi istanti dopo la nascita.

Lo studio dell’archivio parrocchiale di Pedemonte è un’occasione di contatto con la memoria storica locale ed anche punto di partenza per ricercare testimonianze in altri archivi aumentando la portata di un salto all’indietro verso l’antico.

 

 

Da Pedemonte all’America

La cassa piedestallo per san Rocco

La lotteria di san Rocco del 1903

Ottobre 1995: San Rocco a Pedemonte

Festeggiando San Rocco

Rintocchi di carta

Fornitori della parrocchia

Memoria dei giorni

Tanti contadini e qualche benestante

Il clero nel tempo

Musica arrivata in treno

In archivio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 19 febbraio 2023

 

 

 

 

 

 

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